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Meteo mercati: dopo la tempesta torna ancora il sereno

Le autorità sono intervenute per placare i mercati dopo le crisi bancarie al di qua e al di là dell’Atlantico. I fari restano puntati sull’inflazione.

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Prima il fallimento di Silicon Valley Bank, l’istituto californiano che faceva credito alle start-up tecnologiche, poi le difficoltà di altre banche regionali USA, colpite dall’effetto contagio, infine il salvataggio di Credit Suisse da parte di UBS. Pure Deutsche Bank è finita nel mirino degli investitori: venerdì 24 il titolo del colosso tedesco è scivolato in Borsa dell’8,5%, per poi riprendersi durante l’ultima settimana di marzo. Tutto questo ha pesato sull’azionario e sugli altri mercati, che comunque hanno parato i colpi del mese di marzo. E ne ha beneficiato l’oro, il bene rifugio per eccellenza.

Grazie alle rassicurazioni delle autorità europee e statunitensi e agli interventi della Fed e della Banca Nazionale Svizzera, che hanno fornito liquidità al settore, sulle banche e sui mercati alla fine c’è stata un’apprezzabile schiarita. Come ribadito più volte dalla presidente della BCE Christine Lagarde, il sistema bancario europeo è solido. Oltre a essere soggetto alla rigida vigilanza UE, infatti, è anche sottoposto a periodici stress test che ne valutano la performance negli scenari più avversi.

A che punto sono i tassi?

Per placare l’ansia generata dal fallimento di SVB, la Fed ha alzato i tassi solo di 25 punti base. Il costo del denaro ora è compreso nella forchetta 4,75-5%, ai massimi dal 2007. Durante la conferenza stampa che ha fatto seguito al meeting del 21-22 marzo, il presidente Jerome Powell ha escluso che entro la fine dell’anno possa esserci un taglio dei tassi, dal momento che la lotta all’inflazione sarà ancora “lunga” e “accidentata”.

Tuttavia, ha aggiunto, è possibile che la Fed “abbia meno lavoro da fare” per raggiungere l’obiettivo di una crescita dei prezzi del 2%. Il fallimento di alcune banche regionali americane, a cominciare da SVB, potrebbe infatti determinare una stretta creditizia per famiglie e imprese. Per questo, ha spiegato Powell, “le decisioni saranno prese meeting per meeting totalmente sulla base dei dati”. Il picco dei tassi è stimato attorno al 5,1% a fine anno.

Il punto di vista della BCE

Nonostante le turbolenze bancarie, il 16 marzo la BCE ha alzato i tassi di 50 punti base, dando seguito all’impegno preso durante il precedente meeting di febbraio. A spingere Francoforte a proseguire nella stretta è stata la volontà di domare un’inflazione che, seppur in discesa, è ancora troppo elevata rispetto all’obiettivo del 2%. Il tasso sui depositi è ora al 3%, mentre quelli sui rifinanziamenti principali e marginali sono, rispettivamente, al 3,5 e al 3,75%.

La novità è che, al contrario delle precedenti riunioni, la BCE non ha preannunciato ulteriori rialzi. Questo perché, come ha detto Lagarde, “l’elevato grado di incertezza” suggerisce “l’importanza di un approccio dipendente dai dati per le decisioni sui tassi”.

Ultimissime dall’inflazione

A febbraio negli States la spesa per consumi è cresciuta moderatamente dopo l’impennata del mese precedente e l’inflazione, pur mostrando segni di raffreddamento, è rimasta alta.

Stando alla stima flash di Eurostat, l’inflazione dell’area euro dovrebbe attestarsi al 6,9% a marzo, in netto calo rispetto all’8,5% di febbraio. Per l’Italia si stima un calo dell’inflazione armonizzata all’8,2% dal 9,8% di febbraio.

Dati e previsioni sul PIL

E se i dati ci dicono che il PIL statunitense nel quarto trimestre è cresciuto del 2,6%, meno del 2,7% precedentemente previsto, e che l’Italia ha registrato una contrazione congiunturale dello 0,1% e una crescita sullo stesso trimestre del 2021 dell’1,4% (per l’Istat, la variazione acquisita per l’anno in corso è dello 0,4%), le previsioni appaiono in miglioramento.

Vale per il bollettino economico della BCE ma vale anche per l’OCSE, che nel suo Economic Outlook ha alzato le stime di crescita mondiale per il biennio in corso al +2,6%, ossia 0,4 punti percentuali in più rispetto alle stime di novembre, mentre per il 2024 l’aumento del PIL globale dovrebbe essere del 2,9%, ovvero 0,2 punti percentuali in più. In miglioramento anche le previsioni per l’Eurozona e l’Italia.

Note in chiaroscuro sull’inflazione, che l’OCSE vede in aumento del 6,7% quest’anno (0,2 punti in più rispetto alle stime precedenti) ma in calo al 2,5% per il prossimo (0,5 punti in meno).

Cosa farà la Cina?

E tra mosse geopolitiche e scacchiere economico, l’OCSE prevede una crescita dell’economia cinese al 5,3% quest’anno e al 4,9% il prossimo, a fronte dell’obiettivo del 5% fissato da Pechino.

A marzo la banca centrale ha lasciato invariati i tassi al 2,75% sulla linea di credito a un anno da 480 miliardi di yuan con cui eroga prestiti alle istituzioni finanziarie, ma ha ridotto di 25 punti base il coefficiente di riserva obbligatoria per le banche private.

Secondo gli analisti, questa misura potrebbe liberare fino a 500 miliardi di yuan (72,6 miliardi di dollari), risorse che gli istituti di credito potrebbero utilizzare per concedere finanziamenti a famiglie e imprese.

Regno Unito: altro rialzo dei tassi

Anche la Banca d’Inghilterra ha proseguito nella corsa al rialzo dei tassi, confermando le attese e sulla scia di Fed e BCE: dal 4% al 4,25%. Si tratta dell’undicesimo rialzo consecutivo in 18 mesi per contrastare un’inflazione più che mai sfidante.

Energia e prezzi del gas

I prezzi del gas hanno proseguito il loro trend discendente: a fine mese, il metano al TTF di Amsterdam, il mercato di riferimento europeo, si è attestato intorno ai 44 euro al megawattora, contro i 47 di fine febbraio e i 57 di gennaio. Le difficoltà cominceranno però a partire dalla fine dell’estate, quando sarà necessario riempire gli stoccaggi.

Per questo i ministri dell’Energia UE hanno concordato che il taglio volontario della domanda di gas naturale del 15% sarà prorogato di 12 mesi fino alla fine di marzo 2024.

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