Nuovi governi al via, banche centrali sempre più severe
Ottobre è stato il mese del recupero, tra molte novità sul fronte politico e sul piano energetico. Proseguono i rialzi dei tassi.
Più dolcetto che scherzetto: quello di ottobre è stato un mese di recupero, dopo i cali diffusi di settembre. Azionario in rialzo, ma ancora in tenuta l’obbligazionario governativo e ha continuato a guadagnare punti il petrolio, sempre nel quadro dello scenario geopolitico internazionale in continuo movimento. Cos’è accaduto di degno di nota nel corso del mese?
Nuovi governi al lavoro
Mentre in Italia prendeva forma e avvio il governo Meloni – il primo della storia repubblicana guidato da una donna – nel Regno Unito un’altra leader era costretta a lasciare. Travolta dal boomerang dei suoi discussi piani economici, il primo ministro Liz Truss ha dato le dimissioni e ceduto il passo a colui che, nella campagna elettorale dei mesi scorsi, è stato il suo rivale tra i Tory. Rishi Sunak è il nuovo primo ministro UK.
Tra le sue prime decisioni, quella di rinviare di due settimane e mezzo l’economic statement del Tesoro inglese. Una mossa che, secondo Bloomberg, consente all’Office for Budget Responsibility di includere nelle previsioni economiche e nelle stime sull’indebitamento del governo il forte calo dei tassi d’interesse di mercato registrato da quando Truss ha fatto marcia indietro e lasciato l’incarico. La dichiarazione sarà presentata il 17 novembre anziché il 31 ottobre.
Ritorno al Quantitative Tightening
Dopo le conseguenze dei tagli fiscali non finanziati varati da Truss, che l’avevano costretta a ricominciare ad acquistare titoli di Stato per evitare una svendita da parte dei fondi pensione, la Banca d’Inghilterra ha potuto rispolverare i suoi programmi di stretta quantitativa. E con questo arriviamo al tema delle banche centrali.
Inflazione e banche centrali
I dati sul mercato del lavoro sono ancora buoni. E d’altro canto, ancora una volta il dato sui prezzi ha battuto le attese: dopo il +8,3% di agosto, negli States ci si aspettava un +8,1%. E invece siamo a un +8,2% anno su anno. È la seconda sorpresa al rialzo consecutiva. Al 6,6% il dato core, nuovo massimo del ciclo. Poco ma sicuro, la Federal Reserve alzerà ancora i tassi.
Intanto, giovedì 27 ottobre la Banca centrale europea ha alzato i tassi d'interesse di 0,75 punti, portando il tasso principale al 2%, quello sui depositi all’1,5% e quello sui prestiti marginali al 2,25%. E non intende fermarsi. “L’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata e si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo”, ha evidenziato l’istituto di Francoforte in una nota, spiegando di prevedere ulteriori rialzi, ma precisando che le decisioni saranno comunque prese di volta in volta in base all’evolversi dello scenario economico.
Giù la produzione di greggio
Dietro i rialzi dei tassi, si sa, c’è sempre lo zampino dei beni primari: se aumentano i prezzi di quelli, va su tutto. E cosa c’è di più primario dell’energia? A ottobre, Opec+, l’Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio allargata agli alleati esterni, ha deciso di tagliare la produzione di greggio di 2 milioni di barili al giorno.
Una mossa non apprezzata dagli Stati Uniti, che hanno accusato l’organizzazione di allinearsi alle ragioni di Mosca. La diminuzione dell’offerta potrebbe infatti comportare un aumento delle quotazioni a livello globale e aiutare Mosca, grande esportatore di petrolio, a sostenere i costi della sua guerra in Ucraina, come ha sottolineato il Wall Street Journal.
Intanto negli Stati Uniti si avvicina l’appuntamento con le elezioni di metà mandato. E per placare gli animi degli elettori agitati dai prezzi alla pompa di benzina, l’amministrazione Biden ha rilasciato 15 milioni di barili dalle riserve USA. Il varo di questo rilascio rientra nel programma che la Casa Bianca ha avviato in primavera per liberare un totale di 180 milioni di barili di greggio dalla sua riserva strategica, facendo così fronte agli aumenti che hanno seguito lo scoppio della guerra in Ucraina.
Consiglio UE a una svolta?
Al Consiglio Europeo di fine ottobre, i leader UE hanno deciso di portare avanti tutta una serie di azioni d’emergenza per affrontare la crisi energetica dell’area, con la Germania che ha ceduto alle pressioni degli altri Stati membri in merito a un tetto temporaneo sui prezzi del gas naturale.
Dopo ore di negoziati, i leader hanno chiesto alla Commissione UE di proporre un “corridoio di prezzo dinamico temporaneo sulle transazioni di gas naturale per limitare immediatamente gli episodi di prezzi eccessivi del gas”. Immediati i riflessi sulle quotazioni.
Non spegnete quelle centrali
Da parte sua, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ordinato un’estensione della vita delle tre centrali nucleari rimaste nel Paese: il termine è prorogato a metà aprile 2023.
Il più potente dopo Mao
All’inizio dell’ultima settimana di ottobre, gli asset cinesi hanno registrato un crollo epico, con lo yuan che si è portato al livello più basso nel cambio con il dollaro dal 2007. Ma i principali quotidiani finanziari del Paese hanno preferito dedicare spazio al presidente Xi Jinping, che si è guadagnato uno storico terzo mandato al Congresso del Partito Comunista.
L’esito del Congresso, che ha visto avanzare i fedelissimi del presidente, non ha convinto gli investitori: da una parte piace poco la politica economicamente costosa dello Zero Covid, con il blocco delle attività nella lotta al coronavirus; dall’altra, gli investitori non sembrano nutrire molte speranze circa un rinnovamento del settore privato sotto il leader più potente della Cina dopo Mao Zedong.
Nobel a Ben Bernanke
Il Nobel per l’Economia 2022 è andato all’ex presidente della Federal Reserve Ben Bernanke e agli economisti Douglas W. Diamond e Philip H. Dybvig, per le loro ricerche sul ruolo delle banche durante le crisi finanziarie.