La Fed non tocca i tassi. E il taglio? Può attendere
Un’inflazione ancora persistente e un’economia solida hanno spinto la banca centrale USA a mantenere i tassi al 5,25%-5,5%.
Un’inflazione ancora persistente e un’economia solida hanno spinto la banca centrale USA a mantenere i tassi al 5,25%-5,5%.
Danni alle piantagioni di cacao in Africa occidentale hanno generato un deficit di offerta, innescando un aumento dei prezzi.
A gennaio i prezzi nell’Eurozona sono cresciuti del +2,8%, in leggera discesa dal +2,9% di dicembre. E l’Italia fa meglio di (quasi) tutti: inflazione annua allo 0,9%.
Gli shock energetici pesano di più sulle famiglie con livelli di spesa più bassi: le evidenze di un recente documento Bankitalia e le altre cose da sapere sui rialzi dei prezzi.
I tassi di crescita sono scesi e di molto da quando le banche centrali hanno avviato la stretta monetaria, ma la discesa non è sempre lineare e risente di molti fattori.
Nell’area euro, il rialzo annuo a giugno è stato del 5,5%, la metà del tasso visto a ottobre ma ancora lontano dall’obiettivo BCE del 2%.
L’“inflazione da avidità” è un fenomeno che ha fatto la sua comparsa nell’ultimo anno. Ecco una piccola guida per riconoscerla.
Nella settimana in cui ha festeggiato il quarto di secolo, l’autorità monetaria ha anche presentato il suo rapporto annuale.
Quando il tasso di inflazione corre troppo, le sfide per l’economia possono essere davvero importanti: ecco i motivi.
I tassi di interesse a lungo termine dipendono da molte variabili e non sono sempre facili da prevedere. Vediamo di capirne qualcosa di più.
Dopo la BCE, il 22 marzo è stata la volta della banca centrale USA, che per placare l’ansia dei mercati si è limitata a un rialzo da 25 punti base.
Nell’Eurozona a gennaio i prezzi sono cresciuti dell’8,6% su base annua, in calo rispetto al 9,2% di dicembre. Italia al 10%. Cosa farà la BCE?