Recessione, inflazione e banche centrali: cosa aspettarsi dal 2023
Doveva essere l’anno della ripresa dopo il Covid. E invece il 2022 è stato l’anno della guerra, dell’inflazione e del caro energia. Cosa ci riserva il 2023?
Partiamo da un presupposto: molti dei problemi del 2022 non scompariranno magicamente la notte di Capodanno. Il che non è però un buon motivo per essere pessimisti. Anzi. Le sfide ci sono – alta inflazione e rischi di rallentamento economico – ma a livello di banche centrali si sta lavorando per contenere la prima e rendere il più moderato possibile il secondo.
Un rallentamento economico del quale, comunque, al momento ci sono relativamente pochi segnali: negli Stati Uniti il mercato del lavoro continua a tenere, mentre l’Europa, grazie anche alle temperature straordinariamente miti registrate finora, sta riuscendo a evitare la tanto paventata crisi energetica, con conseguente crisi economica. E poi, altro dato molto interessante: dagli ultimi aggiornamenti sull’inflazione ha cominciato a emergere una iniziale, modesta, ma incoraggiante frenata dei prezzi.
Inflazione in calo negli States. E nell’area euro?
Lato economia, un fatto è sicuro: tra i principali temi del 2023 ci sarà, per l’appunto, l’inflazione. Stati Uniti gli ultimi dati sono stati i più bassi da un anno a questa parte (+7,1% su novembre 2021), mentre la corsa dei prezzi rallenta anche nel Regno Unito (dall’11,1% annuo di ottobre al 10,7% di novembre).
Interessanti come i punti di ingresso sui mercati che tutto ciò creerà a beneficio di chi investe. Lato economia, un fatto è sicuro: tra i principali temi del 2023 ci sarà l’inflazione.
Nell’Eurozona, l’inflazione risente principalmente dei prezzi dell’energia, delle materie prime e degli alimentari. Una sua discesa, soprattutto nel caso in cui le quotazioni del gas dovessero rimanere elevate, risulterà quindi più lenta. Prevista al 10,2% nel quarto trimestre, diminuirà gradualmente e raggiungerà il target del 2% della BCE soltanto dopo la prima metà del 2024.
Energia, meno consumi per superare l’inverno 2023-2024
L’embargo europeo del petrolio russo, entrato in vigore il 5 dicembre e che verrà esteso ai prodotti raffinati a partire dal 5 febbraio, rende incerte le prospettive sulle forniture di Mosca. Così si esprime l’esperto di commodity di ING Warren Patterson.
“Crediamo che l’offerta russa diminuirà in modo significativo all’inizio dell’anno prossimo, di circa 1,8 milioni di barili al giorno su base annua nel primo trimestre”.
A questo vanno aggiunti i continui tagli alla produzione decisi dal cartello OPEC+, allargato alla Russia, che renderanno il mercato alquanto avaro nel 2023. L’incremento delle forniture statunitensi, dal canto suo, non sarà in grado di compensare la riduzione dell’offerta a livello mondiale. E questo quadro potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi.
Per quanto riguarda il gas, l’autunno insolitamente mite ha contribuito a raffreddare i prezzi e a ritardare i prelievi dagli stoccaggi, che sono infatti rimasti pieni fino a metà novembre. Secondo lo scenario base di ING, quest’inverno i Paesi europei riusciranno a evitare un razionamento energetico.
Tuttavia, la vera sfida sarà il 2023. Mentre quest’anno, infatti, l’Europa ha potuto contare sulle forniture russe, seppur ridotte, per fare rifornimento in vista della stagione fredda, l’anno prossimo i flussi da Mosca caleranno del 60% rispetto al 2022. E il gas naturale liquefatto non sarà in grado di sostituirli. Per assicurare un’offerta adeguata di gas per l’inverno 2023-2024 sarà quindi necessario ridurre i consumi. Una missione non facile, certo, ma neanche impossibile. Dopotutto, il 2022 ha dimostrato che se l’Europa vuole può agire come un sol uomo per affrontare e superare tutte le criticità.
Cosa faranno le banche centrali?
Protagoniste indiscusse di quest’anno, le banche centrali saranno sotto la lente anche nel prossimo. L’era dei tassi zero può dirsi ormai definitivamente archiviata. Con l’eccezione del Giappone, rialzi consistenti sono stati operati ovunque, con gli Stati Uniti in testa nella lotta all’inflazione.
Nella seconda metà del 2022 l’economia americana si è mostrata solida: il mercato del lavoro è in salute, i salari continuano ad aumentare e le famiglie a spendere. Il tutto mentre la Fed, dopo quattro rialzi consecutivi da 75 punti base, ha ritoccato i tassi soltanto di 50 punti, portandoli al 4,25%-4,50%. Nessuna svolta da “colomba”, tuttavia. Anche perché i recenti cali dei rendimenti dei Treasury e l’indebolimento del dollaro stanno minacciando la lotta all’inflazione dichiarata dalla banca centrale USA.
E l’Europa?Neanche la BCE ha finito il suo lavoro. Ma anche qui, come negli Stati Uniti, l’economia ha finora dato segnali di tenuta che, sebbene non siano riusciti a tacitare i timori di una recessione, ne stanno pian piano allontanando lo spettro.
Viviamo tempi interessanti: come investire?
In un contesto come questo, è più che mai fondamentale non avventurarsi nella lettura dei fatti e dei dati da soli: non solo e non tanto perché gli esiti potrebbero essere spiacevoli, ma anche e soprattutto perché l’attuale contesto sta creando – e sempre più creerà – interessanti punti d’ingresso, che solo l’affiancamento di un Financial Coach potrà aiutarti a individuare. Come? Traducendo quei fatti e quei dati in opportune decisioni di investimento, tenendo conto del tuo profilo, dei tuoi obiettivi e dei tuoi specifici bisogni.