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Inflazione in Italia e le stime in Europa: cosa ci dicono i nuovi dati?

Nell’area euro, il rialzo annuo a giugno è stato del 5,5%, la metà del tasso visto a ottobre ma ancora lontano dall’obiettivo BCE del 2%.

C’è la stima flash, che dà un’indicazione anticipata su una variabile economica in riferimento a un periodo di tempo recente. Poi arrivano i dati effettivi. Ebbene, i nuovi dati sull’inflazione nell’area dell’euro diffusi dall’Eurostat mercoledì 19 luglio confermano la stima flash di fine giugno, che indicava una variazione annua del carovita del 5,5% nel mese di giugno rispetto al +6,1% di maggio.

Un rialzo che è quasi la metà del +10,6% visto a ottobre. Nell’Unione Europea, il dato si è attestato al 6,4% rispetto al 7,1% di maggio. E in Italia?

Inflazione: tutti gli indici dell’Istat

Da noi, come saprai, è l’Istituto nazionale di statistica (Istat) a rilevare l’andamento del carovita. E lo fa producendo tre indici: quello per l’intera collettività nazionale (NIC), quello per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e infine l’indice armonizzato europeo (IPCA).

  • Il NIC misura l’inflazione a livello di intero sistema economico, considerando l’Italia come un’unica grande famiglia di consumatori, con abitudini di spesa differenziate.
  • Il FOI tiene conto dei consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente extragricolo: viene assunto come riferimento per adeguare periodicamente voci di spesa come affitti e assegni al coniuge separato.
  • L’IPCA assicura una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo.

Ebbene, a giugno l’ultimo dei tre – l’IPCA, appunto – è aumentato dello 0,1% su base mensile e del 6,7% su base annua, in netta decelerazione rispetto al +8% di maggio, confermando così la stima preliminare. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (il FOI), al netto dei tabacchi, ha registrato un +6% annuo e una variazione mensile (quella cosiddetta “congiunturale”) nulla.

Prezzi al consumo per l’intera collettività

Lo stesso dicasi per il NIC al lordo dei tabacchi, stabile su base mensile. Su base annua (o, come si dice, “tendenziale”) l’aumento è stato del +6,4%, in calo dal +7,6% del mese prima e in linea con la stima preliminare. Un rallentamento, spiega l’Istat, dovuto alla decelerazione, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno:

  • dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +20,3% a +8,4%);
  • dei prezzi degli alimentari lavorati (da +13,2% a +11,5%);
  • dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +5,6% a +4,7%);
  • del costo degli energetici regolamentati (da -28,5% a -29%).

Per contro, gli alimentari non lavorati sono passati da un +8,8% a un +9,4%, sostenendo così il rialzo generale.

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, aumenta sì, ma meno rispetto a maggio: dal +6% al +5,6% di giugno. Vale anche per l’inflazione al netto dei soli beni energetici: dal +6,2% registrato a maggio al +5,8% di giugno. L’inflazione acquisita per il 2023 – ossia la variazione media dell’indice che si potrà avere ipotizzando che esso resti sullo stesso livello dell’ultimo dato mensile disponibile nella rimanente parte dell'anno – è pari al +5,6% per l’indice generale e al +4,9% per la componente di fondo.

Come leggere tutti questi dati?

È lo stesso Istat a fornirci la chiave di lettura.

“A giugno l’inflazione mostra una netta decelerazione, in un quadro di stabilità dei prezzi sul piano congiunturale (l’ultima variazione nulla su base mensile si era registrata a maggio 2021). Il rallentamento dell’inflazione continua a essere fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, in particolare della componente non regolamentata, in apprezzabile calo rispetto a maggio. Nel settore alimentare, l’ulteriore frenata del ritmo di crescita su base annua dei prezzi dei prodotti lavorati contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo. Prosegue, infine, la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del ‘carrello della spesa’, che a giugno è pari a +10,5%”.

Notizie tutto sommato buone, quindi. E tuttavia, come vedi, siamo ancora alle prese con variazioni annue ben superiori al fatidico 2% che la Banca Centrale Europea ha individuato come suo obiettivo di medio termine, in nome della stabilità dei prezzi. Ha senso perciò aspettarsi qualche altro ritocco al rialzo dei tassi di interesse e, anche in caso di stop, un costo del denaro su livelli consistenti per un certo periodo di tempo.

Vero è, tuttavia, che l’economia al momento tiene e che anche in un contesto di tassi più alti non mancano gli spunti d’investimento. Per valutare quelli più in linea con il tuo profilo e i tuoi obiettivi finanziari, il consiglio è sempre quello di confrontarti con il tuo consulente finanziario di fiducia.

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