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Meteo mercati: per ora la crescita tiene (ma anche l’inflazione)

Si placano le tensioni sulle banche, mentre l’inflazione allenta in parte la sua morsa in Europa e negli USA, in attesa delle decisioni di Fed e BCE.

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Dopo un marzo non facile per le banche, aprile ha visto un recupero del settore, anche grazie alle trimestrali record di alcuni tra i maggiori istituti USA e malgrado qualche ombra persistente sugli istituti regionali statunitensi. C’è grande attesa per i bilanci del primo trimestre 2023: secondo le stime di consenso raccolte da Refinitiv, i risultati delle imprese europee evidenzieranno una riduzione degli utili del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2022, collocandosi attorno ai 118,6 miliardi di euro.

Interlocutorio, nel complesso, il mese sui mercati, con il petrolio che ha avuto una fiammata i primi di aprile, dopo la decisione di Opec+ di ridurre la produzione di un milione di barili al giorno a partire da maggio, salvo poi ripiegare. L’oro in dollari USA ha superato di nuovo quota 2.000.

Le banche in Europa…

Non tutte le nubi si sono diradate, come dimostra la fuga di depositi che ha colpito Credit Suisse nei giorni immediatamente precedenti e successivi al salvataggio da parte di UBS. Come riporta una nota diffusa dalla banca elvetica, nel primo trimestre dell’anno si sono registrati “significativi deflussi netti di asset”, pari a circa 62 miliardi di euro, il 5% degli asset in gestione a fine 2022. E, sebbene in frenata, ad aprile la fuga dei depositi non si è arrestata.

… e negli Stati Uniti

I risultati del primo trimestre dell’anno dei principali istituti di credito del Paese sono stati da record. A spingere ricavi e profitti di colossi come JP Morgan, Citigroup, Wells Fargo e Bank of America sono stati soprattutto i rialzi dei tassi varati dalla Fed, che hanno fatto lievitare il margine di interesse. Il tema, tuttavia, è stato anche qui quello della fuga dei depositi.

Ma attenzione: gli ultimi dati settimanali sull’andamento dei money market funds (fondi che investono in titoli di Stato a breve scadenza) – che avevano raccolto, grazie a rendimenti superiori al 4%, i depositi in fuga dalle banche – indicano che la situazione si sta normalizzando. Dopo aver toccato un picco di afflussi a marzo, che ha portato a 5,2 trilioni di dollari le masse gestite, a fine aprile (e per la prima volta nel 2023) questi fondi hanno registrato un deflusso di 60 miliardi di dollari.

Un altro segnale incoraggiante è dato dal fatto che le maggiori banche centrali (in primis Fed e BCE) hanno annunciato che dal primo maggio termineranno le operazioni speciali con cui ogni giorno riforniscono liquidità in dollari al settore finanziario. Una cintura di sicurezza che non sembra più necessaria.

Tutto bene, quindi? Fino a un certo punto, perché sullo sfondo resta il tema della stretta creditizia. E un PIL statunitense del primo trimestre che ha deluso.

Le stime del Fondo Monetario

Ad aprile si sono tenuti anche i tradizionali Spring Meetings del Fondo Monetario Internazionale, con la consueta diffusione del World Economic Outlook e le nuove previsioni per l’economia globale. Dal momento che il rischio di un “atterraggio brusco” – ovvero che la stretta monetaria causi una contrazione dell’economia – è diventato più forte, in particolare per i Paesi avanzati.

Di conseguenza, l’FMI ha limato, seppure di appena lo 0,1%, le sue precedenti previsioni di crescita per il 2023 e il 2024. L’economia globale dovrebbe espandersi del 2,8% quest’anno e del 3% il prossimo. Nel medio termine, la previsione resta attorno al 3%, la più bassa dal 1990. A preoccupare sono le fragilità emerse sul fronte bancario.

Le previsioni per Eurozona e USA

Per quanto riguarda l’Eurozona, il PIL dovrebbe aumentare dello 0,8% nel 2023 e dell'1,4% nel 2024, con la Spagna a registrare la performance migliore (+1,5% nel 2023 e +2% nel 2024). Migliorano le stime per l’Italia, che nel 2023 potrebbe mettere a segno una crescita dello 0,7%, seguita dallo 0,8% l’anno prossimo. A ottobre, il Fondo prevedeva addirittura una recessione (-0,2%).

Per gli Stati Uniti previsto un aumento del PIL dell’1,6% nel 2023 e dell’1,1% l’anno prossimo. Ma le vere locomotive della crescita globale saranno la Cina e l’India: Pechino dovrebbe segnare un +5,2% quest’anno e un +4,5% il prossimo, ma è l’India che si conferma il maggior Paese a più rapida crescita (+5,9% nel 2023 e +6,3% nel 2024).

A che punto è l’inflazione?

In generale, va meglio. Nello specifico del dato depurato delle componenti più volatili, abbiamo che la lotta all’inflazione non è finita. A marzo il tasso di inflazione su base annua nell’area euro si è attestato al 6,9%, in calo rispetto all’8,5% di febbraio. Se si esclude l’energia, però, i prezzi sono aumentati del +7,9% (+7,8% il mese precedente). Il dato di fondo, che non considera energia, alimentari non lavorati, alcol e tabacco, risulta in crescita del 5,7%, dopo il 5,6% di febbraio e il 5,3% di gennaio.

Nel complesso, l’inflazione annuale è diminuita in 25 Paesi membri e aumentata in due. Tra i grandi, il dato migliore è stato quello riportato dalla Spagna (+3,1%), mentre la Francia ha registrato un incremento inferiore alla media (+6,7%) e la Germania superiore (+7,8%). E l’Italia? Da noi l’inflazione si è attestata all’8,1%, in calo rispetto al 9,8% di febbraio e al 10,7% di gennaio.

E negli USA? Su base annua, a marzo l’indice ha messo a segno un +5%, dopo il +6% di febbraio. Il dato core (senza beni alimentari ed energetici) è cresciuto del 5,6%, dopo il +5,5% di febbraio, in linea con le attese.

Il Documento di Economia e Finanza

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il DEF, che fissa la cornice dei conti pubblici per i prossimi anni. Per quanto riguarda la crescita, le stime del DEF sono migliori di quelle contenute nella nota di aggiornamento (la NADEF) dell’autunno scorso. Da queste cifre dipendono i percorsi che intraprenderanno il debito e il deficit.

Cosa significa per i tuoi investimenti?

Puoi ragionare sulle implicazioni di questi numeri ed eventi confrontandoti con il tuo consulente finanziario, che come sempre potrà aiutarti a tramutarli – se necessario, e non è affatto detto che lo sia – in adeguate scelte per il tuo portafoglio.

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