Meteo mercati: la ritirata dell’inflazione continua
Un mese positivo sia per i corsi azionari sia per quelli obbligazionari, sulla spinta della distensione dei prezzi e di quella geopolitica.
In un mese che non ha vissuto il “frisson” delle decisioni delle banche centrali (ma, come vedremo, presidenti e funzionari hanno comunque parlato molto), a prendersi la scena è stata l’inflazione, con i rialzi che si stanno via via assottigliando.
La distensione dei prezzi, così come quella geopolitica (i presidenti di USA e Cina si sono incontrati a San Francisco), ha dato una buona spinta ai mercati, con una ripresa non solo dei corsi azionari ma anche di quelli obbligazionari e con i rendimenti dei titoli di Stato che hanno registrato un ripiegamento.
Non brillantissima la performance del petrolio, nonostante i tagli paventati da OPEC+ e il conflitto in Medioriente, che pure ha conosciuto una fase di tregua.
La corsa dei prezzi rallenta
Secondo la stima flash di Eurostat diffusa il 30 novembre, nel mese l’inflazione nei 20 Paesi che utilizzano l’euro è scesa al 2,4% dal 2,9% di ottobre e dal 4,3% di settembre.
Si tratta di un dato ben lontano dal 10,6% registrato nell’ottobre del 2022, quando la crisi energetica aveva fatto impennare le quotazioni di gas ed energia elettrica. La componente di fondo, che esclude cibo, energia, alcol e tabacco, ha evidenziato un incremento del 3,6% sul mese di novembre del 2022.
Per quanto riguarda gli USA, l’inflazione PCE, il parametro di riferimento preferito dalla Fed, a ottobre è aumentata del 3% su base annua, in calo rispetto al 3,4% di settembre. La componente di fondo ha segnato un incremento del 3,5% rispetto al 2022, dopo il 3,7% di settembre.
Cosa hanno detto i banchieri centrali?
Anche se questi dati alimentano le attese di tagli dei tassi già a partire dal prossimo anno, i funzionari di Fed e BCE hanno messo in chiaro che sì, al momento occorre fermarsi per dare alle decisioni delle banche centrali il tempo di trasmettersi all’economia, ma l’inflazione non è ancora battuta, perciò la guardia deve rimanere alta e un rialzo dei tassi resta sempre possibile.
Al Parlamento Europeo, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha poi detto che in un futuro non troppo lontano la BCE valuterà la possibilità di chiudere in anticipo i reinvestimenti nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP).
Prossimi appuntamenti il 12 e 13 dicembre con il FOMC della Fed e il 14 dicembre con il Consiglio direttivo della BCE per le nuove decisioni di politica monetaria.
Stati Uniti ed Europa: crescita a confronto
Negli Stati Uniti il terzo trimestre si è chiuso con un PIL in aumento a un tasso annuale del +5,2%. Le stime per l’ultima parte dell’anno sono più caute, con l’economia statunitense che dovrebbe espandersi a un ritmo più lento a causa dei risparmi in calo e dei tassi di interesse che restano ai massimi da 22 anni.
Per quanto riguarda l’Europa, nelle previsioni di autunno la Commissione UE ha limato le sue stime sul PIL dello 0,2% per il 2023 sia nell’Eurozona sia nell’UE: l’economia dovrebbe espandersi dello 0,6%. Nel 2024 la crescita dovrebbe attestarsi all’1,2% nell’eurozona e all’1,3% nell’Ue.
In compenso, nel rapporto “Economic Outlook Eurozone Q1 2024: headed for a soft landing”, S&P sottolinea come un “atterraggio morbido” dell’economia europea rimanga lo scenario più probabile nel breve termine.
USA-Cina: tentativi di distensione
Il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping si sono incontrati vicino a San Francisco, in California, a margine di un vertice dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC). L’incontro, che ha rappresentato un importante segnale di distensione, si colloca in una fase sfidante per la Cina, la cui economia sta tentando di rispondere agli interventi di sostegno varati dalle autorità, con il comparto immobiliare che intanto resta sotto la lente insieme al più vasto settore finanziario, ad esso esposto. Il presidente Biden e il presidente Xi hanno parlato anche di clima, e non a caso.
Appuntamento con la COP28
Giovedì 30 novembre si è aperta la 28esima Conferenza delle Parti ONU sui cambiamenti climatici. Fra gli altri temi, i finanziamenti che ogni anno i Paesi ricchi dovrebbero indirizzare a quelli in via di sviluppo per sostenere la lotta alla crisi climatica.
L’Italia supera la stagione dei rating
Nel mese sono arrivati gli attesi giudizi di Fitch (il 10) e di Moody’s (il 17 novembre): entrambe le agenzie hanno confermato i loro rating sull’Italia (rispettivamente, BBB e Baa3, ancora al livello investment grade). Moody’s, in particolare, ha migliorato l’outlook sul nostro Paese dopo solo un anno: se nel 2022, dopo la caduta del governo Draghi, lo aveva portato da “stabile” a “negativo”, ora lo ha riposizionato a “stabile”. Con il responso di Moody’s si è chiusa la stagione dei rating: prossimo appuntamento in primavera.
Un impatto positivo sui giudizi lo ha avuto la prospettiva di attuazione del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A fine novembre, tra l’altro, la Commissione UE ha dato il via libera alla revisione proposta dal governo italiano, che porta il Piano da 191,5 a 194,4 miliardi di euro, grazie ai contributi aggiuntivi per il RepowerEU, il pacchetto destinato alla transizione energetica.
Cosa ha deciso l’OPEC+?
Sul finire di novembre era in programma il vertice OPEC+, sigla che raccoglie i produttori dello storico cartello (come l’Arabia Saudita) e i loro alleati (come la Russia). Il vertice era in programma il 26 del mese, ma ha subito uno slittamento al 30. La difficoltà, tra i membri, è stata trovare nuovi accordi sugli eventuali tagli alla produzione. Alla fine, i produttori hanno concordato ulteriori tagli volontari alla produzione fino al primo trimestre 2024 per risollevare i prezzi.