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Meteo Mercati: la BCE avvia la stagione dei tagli, Fed alla finestra

Si è aperta la stagione dell’allentamento monetario, anche se il percorso non sarà lineare. Il voto in Francia innesca un po’ di incertezza.

MeteoMercatiGiugno2024

Il mese di giugno è stato denso di avvenimenti, sia sul fronte politico – dalle elezioni europee al voto in diversi Paesi emergenti, come India e Messico – sia su quello delle banche centrali, con la BCE che ha tagliato per la prima volta i tassi di interesse dal 2019.

Un mese movimentato

Sui mercati finanziari si è registrato qualche segnale di volatilità, specialmente in Europa, in scia al ritorno in auge del rischio politico. La Francia è infatti alle prese con elezioni anticipate il 30 giugno e il 7 luglio, dopo che il voto europeo ha consegnato un esito deludente per il presidente in carica, Emmanuel Macron, favorendo invece Rassemblement National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen.

Una situazione che ha avuto ripercussioni anche sui titoli di Stato francesi, con un aumento del differenziale di rendimento tra l’OAT francese a 10 anni e il Bund di pari durata. Performance decisamente positiva invece negli Stati Uniti, dove l’indice S&P 500 continua ad aggiornare nuovi massimi sempre sulla scia dell’entusiasmo per l’Intelligenza Artificiale, che si conferma solido.

Al via la stagione dell’allentamento monetario

Nella riunione del 6 giugno la Banca Centrale Europea ha varato l’atteso taglio dei tassi di interesse di 0,25 punti base, il primo da cinque anni. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono ora, rispettivamente, al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%. La presidente Christine Lagarde ha però parlato di percorso accidentato e ha ribadito che la BCE resta dipendente dai dati: ora si attende un nuovo taglio a settembre, mentre è ritenuto improbabile un intervento a luglio.

Scelta diversa per la Federal Reserve, che ha preferito mantenersi più cauta e ha lasciato i tassi invariati per la settima volta consecutiva – ai massimi da 23 anni – in attesa di vedere progressi più chiari sulla discesa dei prezzi, che saranno valutati riunione dopo riunione. Ora per il 2024 è previsto un solo taglio dei tassi USA: la mediana dei “dots”, cioè i grafici con cui ciascun governatore indica le sue previsioni sulla futura politica monetaria, punta infatti al 5,0-5,25% per fine anno e non più al 4,5-4,75% che era emerso a marzo.

Così si è espresso in conferenza stampa il presidente Jerome Powell.

“I dati sull’inflazione, a inizio di quest’anno, sono risultati più alti del previsto, anche se quelli più recenti sono un po’ calati. Sappiamo che ridurre la restrizione di politica monetaria troppo o troppo presto potrebbe risultare in un’inversione dei progressi che abbiamo visto nell’inflazione. Allo stesso tempo, ridurre le restrizioni troppo tardi o troppo poco potrebbe indebolire eccessivamente l’attività economica e l’occupazione”.

Inflazione in calo (con qualche battuta d’arresto)

Intanto continuano ad arrivare notizie tutto sommato incoraggianti sul fronte dell’inflazione. Negli Stati Uniti, l’indice CPI dei prezzi al consumo è salito del +3,3% su anno, in calo rispetto al +3,4% di aprile, mentre l’indice core, che non considera le componenti più volatili come energia e alimentari, è salito del +3,4% su anno, meno delle attese.

Eurostat ha confermato un aumento del +2,6% annuo nella zona euro a maggio rispetto al +2,4% di aprile, mentre nell’Unione Europea il rialzo è stato del +2,7% dal +2,6% del mese precedente.

“Promossi e rimandati” in Europa

Nel Vecchio Continente la Commissione Europea – al cui timone è stata appena riconfermata Ursula von der Leyen – ha aperto una procedura per deficit eccessivo nei confronti di Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. La mossa, che si tradurrà solo a novembre nella raccomandazione formale sull’entità dell’aggiustamento richiesto, era ampiamente attesa dopo il ritorno in vigore del Patto di Stabilità, momentaneamente sospeso per l’emergenza Covid.

Intanto la Banca Centrale Europea diffuso un rapporto in cui spiega che Bulgaria e Romania non hanno ancora raggiunto gli obiettivi necessari per entrare nell’Eurozona.

Yen osservato speciale

Sul fronte delle valute, rimane sotto osservazione lo yen giapponese, in caduta libera rispetto al dollaro (il quale invece si è generalmente rafforzato nei confronti delle principali divise, tra cui l’euro). La valuta nipponica è scesa al livello più basso dal 1986, a 160,62 yen per dollaro, facendo ipotizzare un possibile nuovo intervento in suo sostegno da parte delle autorità, dopo quelli di aprile e maggio.

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