La Fed non tocca i tassi, ma i toni sono più morbidi
Tassi fermi per la Fed, a differenza della BCE che ha optato per un taglio. I dati sull’inflazione di maggio però sembrano incoraggianti.
Come ampiamente previsto, la Fed non ha toccato i tassi di interesse nella riunione dell’11 e 12 giugno, confermando il costo del denaro nella forchetta tra il 5,25% e il 5,5%. Ora le previsioni sono per un unico taglio nel corso del 2024, contro i tre indicati a marzo. Il motivo? Un’inflazione che, all’inizio del 2024, si è mostrata più resiliente del previsto – anche se i dati di maggio indicano un miglioramento - specialmente nell’ “ultimo miglio” necessario per rientrare nel target del 2% auspicato dalla banca centrale.
Sempre in occasione del meeting di giugno, la Fed ha inoltre confermato le previsioni sulla crescita (+2,1% nel 2024) e sul tasso di disoccupazione (atteso al 4%), ma si aspetta ora un'inflazione a fine 2024 pari al 2,6%, più alta rispetto al 2,4% indicato a marzo.
Migliorano i dati sull’inflazione
Insomma, bisogna tenere alta la guardia per evitare che i prezzi ricomincino a salire. Anche se, va detto, gli ultimi dati di maggio risultano incoraggianti: i prezzi al consumo (indice CPI) sono saliti del 3,3%, meno del 3,4% di aprile e sotto le attese degli analisti. Su base mensile sono rimasti invariati, mentre gli analisti scommettevano su un +0,1%. L'indice core, quello al netto di energia e alimentari, maggiormente monitorato dalla Fed, è salito del 3,4% su anno, meno del 3,5% previsto dagli analisti. L'altro principale indice dell'inflazione negli USA, il PCE (il Personal Consumption Expenditures price index), indicava però ad aprile (ultimo dato disponibile) un'inflazione al 2,7% su anno.
Questo è quanto si legge nel comunicato diffuso al termine della due giorni.
"I recenti indicatori suggeriscono che l'attività economica ha continuato a espandersi a una velocità solida. I progressi sul mercato del lavoro sono rimasti solidi e il tasso di disoccupazione basso. L'inflazione ha rallentato nell'ultimo anno, ma resta elevata. Negli ultimi mesi ci sono stati progressi modesti verso l'obiettivo del 2%".
Toni un po’ più “dovish”
Il tono è leggermente più “morbido” (o “da colomba” per utilizzare i termini cari agli osservatori) rispetto all’ultima conferenza stampa: ora si parla infatti di progressi “modesti” dell’inflazione, mentre il comunicato precedente indicava “un’assenza di ulteriori progressi”.
Quanto alle aspettative sui tagli futuri, in realtà i membri del FOMC sono piuttosto divisi: 4 non se ne aspettano nemmeno uno quest’anno, 7 puntano su un unico taglio e 8 pensano che ce ne saranno due. Così si è espresso il presidente Jerome Powell durante la conferenza stampa.
“I dati sull’inflazione, all'inizio di quest’anno, sono risultati più alti del previsto, anche se quelli più recenti sono un po’ calati. Abbiamo bisogno di vedere più dati positivi per rafforzare la nostra fiducia che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2%. Sappiamo che ridurre la restrizione di politica monetaria troppo o troppo presto potrebbe risultare in un’inversione dei progressi che abbiamo visto nell’inflazione. Allo stesso tempo, ridurre le restrizioni troppo tardi o troppo poco potrebbe indebolire eccessivamente l’attività economica e l’occupazione”.
Si continua a guardare ai dati
Insomma, la Fed - che in questa occasione si è discostata dalla BCE, fresca del primo taglio dei tassi di 25 punti base nel meeting del 6 giugno - mantiene la prudenza e rimane dipendente dai dati. E non è detto che non decida di optare per una più decisa virata “da colomba” già nei prossimi mesi. Se non ci saranno ulteriori sorprese, osservano infatti gli analisti di ING Think, "riteniamo che la Fed cercherà di spostare la politica monetaria da ‘restrittiva’ a ‘leggermente meno restrittiva’ con successivi tagli dei tassi di 25 punti base nelle riunioni di settembre, novembre e dicembre".
La (non) mossa della Fed era, come detto, ampiamente attesa dai mercati, che non hanno mostrato segnali di nervosismo, anche grazie ai dati incoraggianti arrivati sul fronte dell’inflazione. Per gli investitori il quadro non cambia radicalmente: il consiglio resta quello di mantenere un’asset allocation diversificata, non perdere di vista gli obiettivi di lungo termine e farsi accompagnare nel percorso da un Financial Coach.