Meteo Mercati: da Sintra a Francoforte, cos’è successo a giugno
Le banche centrali sono state le protagoniste assolute del mese: la Fed che si è presa una pausa e il picco dei tassi per il mercato non è lontano.
Dati alla mano, giugno è stato un buon mese per l’azionario, sostenuto dalla “pausa da falco” che si è presa la Federal Reserve nel rialzo dei tassi e dalla sensazione che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, il picco degli aumenti non sia lontano. Fermo restando che per i tagli ci vorrà ancora un bel po’: l’inflazione, infatti, sta sì scendendo – e lo confermano anche gli ultimi dati in Italia – ma resta ancora ben lontana dal fatidico 2% auspicato dalle banche centrali, protagoniste assolute del mese.
Il simposio di Sintra
Riuniti nel tradizionale simposio di Sintra, in Portogallo, che si è svolto tra il 26 e il 28 giugno, i governatori delle quattro banche centrali più importanti, ad esclusione della Cina, hanno fatto il punto sulla situazione. Con la sola eccezione del Giappone, tutti gli altri si sono trovati concordi nel ritenere non ancora finita la lotta all’inflazione.
La corsa dei prezzi, infatti, è più persistente del previsto e trova un sostegno nel mercato del lavoro e in un’economia particolarmente resistenti. Secondo la presidente della BCE Christine Lagarde, una pausa della stretta sulla scorta di quanto fatto dalla Fed a giugno non è nei piani.
Sebbene l’inflazione sia in calo al 6,1%, dal picco del 10,3% registrato l’anno scorso, l’inflazione di fondo rimane ancora molto tenace. Per questo, ha detto Lagarde, “molto probabilmente se lo scenario base sarà confermato i tassi saliranno nell’area dell’euro di 25 punti in luglio”.
Dello stesso avviso il numero uno della Fed, Jerome Powell. Dopo aver ricordato che la maggior parte dei governatori erano favorevoli a rialzi ulteriori durante l’ultima riunione di giugno, il banchiere centrale statunitense ha detto che i tassi USA sono sì entrati in territorio restrittivo ma “non restrittivo abbastanza”.
Anche il governatore della Bank of England Andrew Bailey ha affermato di voler andare avanti nella stretta se necessario.
La Fed si è presa una pausa
Dopo dieci rialzi consecutivi da marzo 2022, a giugno la Fed ha deciso di imprimere una svolta nella sua politica monetaria: i tassi sono rimasti al 5-5,25%. Insomma, i rialzi sono in pausa, ma all’orizzonte rimangono ulteriori strette. Stando anche a quanto dichiarato dal presidente Jerome Powell, un nuovo aumento del costo del denaro potrebbe arrivare già alla prossima riunione di luglio se l’economia e l’inflazione lo renderanno necessario. Nonostante un incremento di 500 punti base in poco più di un anno, “un maggiore inasprimento è in arrivo”, ha detto il numero uno della Fed.
La BCE si prepara a un’ulteriore stretta
A giugno, la BCE ha alzato il costo del denaro di 25 punti base portando il tasso di riferimento al 4%, quello sui depositi al 3,5% e quello per il rifinanziamento marginale al 4,25%. Il motivo è che l’inflazione, in particolare quella di fondo, è ancora troppo elevata. Secondo le ultime proiezioni della BCE, l’inflazione (al 6,1% a maggio) dovrebbe attestarsi al 5,4% alla fine dell’anno, mentre quella di fondo dovrebbe raggiungere il 5,1% a fine 2023, contro il 4,6% previsto.
Durante il simposio di Sintra, Lagarde ha preannunciato, per la seconda volta dopo le decisioni di politica monetaria di giugno, un ulteriore rialzo dei tassi a luglio. Il Consiglio direttivo, ha detto, è intenzionato a “evitare che si inneschi una spirale autoalimentata sospinta da aspettative di disancoraggio dell’inflazione”.
Per questo la BCE porterà i tassi su livelli “sufficientemente restrittivi” e li manterrà tali “finché necessario”, senza stabilire ancora a quale quota si trova il tasso terminale. “Il nostro lavoro non è ancora finito. Escludendo un mutamento sostanziale delle prospettive di inflazione, continueremo a innalzare i tassi a luglio”.
BoE in modalità falco
La Banca d’Inghilterra ha aumentato i tassi d’interesse per la tredicesima volta consecutiva, portandoli dal 4,5% al 5%, il livello massimo da 15 anni. L’ennesimo rialzo era ritenuto inevitabile dopo gli ultimi dati, che hanno confermato quanto siano forti le pressioni inflazionistiche nel Regno Unito.
Secondo l’Ufficio nazionale di statistica, a maggio l’inflazione annua è rimasta all’8,7%, invariata rispetto ad aprile, mentre quella core, che esclude energia e alimentari, è addirittura aumentata dal 6,8% di aprile al 7,1% di maggio. La BoE ha avvertito che l’intervento del 22 giugno potrebbe non essere l’ultimo.
La banca centrale cinese taglia
La People’s Bank of China (PBoC), la banca centrale cinese, ha tagliato i due tassi di interesse di riferimento per la prima volta in 10 mesi. L’obiettivo è quello di sostenere una ripresa economica in rallentamento. La mossa era ampiamente attesa perché una serie di dati economici nelle ultime settimane – dalla produzione industriale agli investimenti, dalle vendite al dettaglio – sono risultati inferiori alle aspettative.
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