Elezioni di metà mandato negli Stati Uniti: quale effetto sui mercati?
Più che l’esito del voto, i mercati hanno monitorato l’inflazione. E ora guardano ai rialzi Fed. Sullo sfondo, i tagli dei big tech e il rallentamento dell’economia
Ci vorrà ancora qualche altro giorno per avere i risultati definitivi delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti. L’“onda rossa”, ossia un pieno di successi per il Partito Repubblicano, non c’è stata, ma il GOP potrebbe comunque ottenere la maggioranza in entrambe le Camere, con ripercussioni non di poco conto sulla presidenza Biden, che a quel punto avrebbe serie difficoltà a portare avanti la sua agenda.
Ma è soprattutto su una cosa che mettono l’accento gli analisti: l’effetto rialzista che le elezioni midterm hanno storicamente sui mercati. Procediamo con ordine.
Sai cosa sono le elezioni di metà mandato?
Negli Stati Uniti – un po’ come in Italia, seppure con le dovute differenze – le aule parlamentari sono due: Camera e Senato. A cadenza periodica, i cittadini USA si recano alle urne per eleggerne i componenti. La consuetudine vuole che queste elezioni si svolgano a metà di ogni mandato presidenziale. Il che fa delle midterm una sorta di “termometro” del gradimento del presidente in carica e del suo partito e dà a entrambi i fronti – Democratico e Repubblicano – un’indicazione su come muoversi in vista delle presidenziali successive.
Le prossime elezioni presidenziali negli States si terranno nel 2024. L’esito delle midterm può quindi fornire un primo spunto per capire se è il caso che il presidente in carica Joe Biden e l’ex presidente Donald Trump si ricandidino, il primo per i Dem e il secondo per i Repubblicani.
Ma l’analisi del voto, numeri alla mano, lasciamola agli esperti: noi, come sai bene, siamo qui per parlare di economia e mercati. E possiamo già dirti che, così come le presidenziali 2020 furono fortemente condizionate dal clima di incertezza originato dalla pandemia di Covid-19, a pesare su questa tornata elettorale sono state le preoccupazioni degli elettori riguardo all’inflazione e al rallentamento dell’economia.
Non è solo l’elettorato a seguire l’evoluzione dei numeri con una certa apprensione. Nella stessa settimana in cui si è svolto il voto di metà mandato, più che all’esito di questo i mercati hanno guardato ai nuovi dati USA sull’indice dei prezzi al consumo, usciti giovedì 10 novembre e che hanno evidenziato un rallentamento, con un +7,7% su anno a ottobre rispetto al +8,2% di settembre.
Eppure, in tema di performance del mercato, c’è anche chi, alla luce dei dati storici, si domanda se per caso il voto midterm non possa segnare l’inizio di un nuovo rally.
Rally dopo le midterm: sarà così anche stavolta?
La US Bank, per esempio, sottolinea che c’è un “prima” e c’è un “dopo” le elezioni USA di metà mandato. Prendendo in considerazione i dati dagli anni Sessanta a oggi, emerge come nell’anno che precede le midterm l’indice S&P 500 abbia storicamente sottoperformato: il rendimento medio annuo nei 12 mesi precedenti ammonta infatti allo 0,3%, nettamente inferiore alla media storica dell’8,1%.
Il “dopo” è di tutt’altro umore: nei 12 mesi successivi, infatti, l’indice ha storicamente fatto meglio, con un rendimento medio del 16,3%. Ciò è particolarmente vero a uno e a tre mesi dopo il voto di metà mandato: questi periodi hanno storicamente battuto in modo significativo gli anni senza midterm.
Ma perché il mercato fa un po’ peggio della media nei 12 mesi precedenti le midterm e invece fa meglio nei 12 mesi successivi? Un fattore, spiegano gli esperti della US Bank nel loro approfondimento, potrebbe essere l’incertezza politica.
“Non sapendo quale partito politico avrà la maggioranza al Congresso, non è chiaro quali politiche sociali ed economiche avranno la priorità. Questa incertezza si risolve dopo le elezioni di metà mandato”.
Attenzione, però: l’esito del voto è poco più che un pretesto. La vera discriminante è lo stato di salute dell’economia.
“L’ultima volta che l’indice S&P 500 ha prodotto rendimenti negativi nei 12 mesi successivi a un’elezione di metà mandato è stato nel 1939, un periodo di enorme contrazione economica e di incertezza: gli Stati Uniti lottavano contro la Grande Depressione e in Europa prendeva avvio la Seconda Guerra Mondiale”.
Escludendo le cinque elezioni di metà mandato degli anni Sessanta e Settanta, il rendimento medio dell’S&P 500 negli anni precedenti le elezioni di metà mandato è pari all’8,1%, più o meno in linea con la performance annua media dell’S&P 500. Da allora l’economia è cresciuta costantemente e la linea politica della banca centrale ha mantenuto bassa l’inflazione. “Ciò suggerisce che un contesto macroeconomico complessivamente sano ha un peso maggiore di qualsiasi incertezza politica”.
Cosa devono guardare gli investitori?
Due cose, essenzialmente: l’inflazione e la linea politica della Federal Reserve. Come ti accennavamo all’inizio, il dato uscito il 10 novembre ha rivelato un rallentamento del rialzo dei prezzi. Rallentamento che ha riportato alla ribalta le speranze di un aumento Fed più morbido. Sia come sia, la banca centrale USA non mollerà presto la presa dei rialzi, pur continuando a monitorare i dati economici. Sullo sfondo, i maxitagli operati dai big tecnologici in un mercato del lavoro che finora, negli USA, ha comunque dato buona prova di sé.
A questo punto, c’è solo da capire se avrà la meglio la “tradizione rialzista” del dopo-midterm o se invece resteremo nel tunnel ribassista. Aspettiamo e stiamo a vedere. Intanto, restano valide le regole di sempre: investire con il supporto del Financial Coach, evitando così gli eccessi di panico e di euforia, e diversificare le fonti di rendimento, in linea con il tuo profilo e con i tuoi bisogni e obiettivi. E in un’ottica di medio-lungo termine, guardando oltre il singolo evento o la singola fase di mercato.