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Banche centrali e “liberi tutti” cinese impensieriscono i mercati

Dopo il tentato rimbalzo di ottobre e novembre, dicembre ha segnato nuovi cali in scia alla severità delle banche centrali e al “liberi tutti” cinese sul Covid.

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Se ottobre e novembre sono stati mesi positivi per le Borse, dicembre si è rivelato alla fine di tutt’altro tono, con cali sulle piazze azionarie mondiali e non solo. L’indice S&P 500, punto di riferimento dell’azionario mondiale, ha chiuso con un -7% circa, che ha portato il bilancio da inizio 2022 al -20%. Si limita a un -11% il bilancio dell’intero anno dell’Euro Stoxx 50, indice di titoli dell’area euro. Negativo anche il Nikkei, con un -9% circa da inizio 2022, mentre in Cina lo Shanghai Composite ha totalizzato un -16%.

Le mosse delle banche centrali

Sono state le protagoniste del 2022 e non potevano non esserlo anche a dicembre. Federal Reserve, Banca Centrale Europea e Banca d’Inghilterra hanno ritoccato al rialzo i tassi di 50 punti base, precisando che la lotta alla fiammata dei prezzi non è finita. Il che ha ridato corpo alle preoccupazioni di un rallentamento economico che potrebbe presto tramutarsi in recessione e si è quindi tradotto nei cali cui abbiamo assistito nel mese.

La Fed ha ridotto l’entità del rialzo rispetto ai precedenti incrementi da 75 punti base, limitandosi a un ritocco da 50 punti che ha portato i tassi di riferimento al 4,25%-4,50%, il massimo da 17 anni. Ma, appunto, ha ribadito che il suo lavoro non è finito. Nel corso del mese, una carrellata di dati dagli Stati Uniti (tra i quali il Prodotto Interno Lordo, cresciuto del +3,2%, oltre le previsioni degli analisti) ha certificato la solidità del mercato del lavoro e dell’economia e rafforzato le attese di una Fed aggressiva ancora a lungo.

Anche la BCE ha comunicato un rialzo di 50 punti, con quello sulle operazioni di rifinanziamento principali che è salito al 2,5%. La presidente Christine Lagarde ha detto che bisogna aspettarsi ulteriori aumenti della stessa entità. Non solo: da marzo la BCE avvierà la riduzione dei titoli in portafoglio, con un ritmo di 15 miliardi di euro al mese fino a fine giugno. Nel Regno Unito, dove pure l’inflazione è in rallentamento ma ancora a doppia cifra, la Bank of England ha portato il tasso di riferimento al 3,5%.

Cosa succede in Giappone?

La Bank of Japan ha fatto sapere che consentirà ai rendimenti dei titoli decennali giapponesi di salire a circa lo 0,5%, rispetto al precedente limite fissato allo 0,25%. La banca centrale ha dichiarato che la mossa rafforzerà la sostenibilità del suo allentamento monetario. In Giappone, i prezzi al consumo a novembre hanno registrato una crescita del +3,7%, il tasso più alto dal 1981.

A proposito di inflazione

Sempre a novembre, l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è salito del 7,1% su base annua, contro il +7,7% di ottobre, il dato più contenuto dal dicembre del 2021. Meglio delle previsioni di mercato, che indicavano una variazione del +7,3%. Malgrado il rallentamento, l’inflazione è quasi quattro volte più alta dell’obiettivo del 2% cui punta la Fed. Ragion per cui i rialzi proseguiranno.

In Italia e nell’Unione Europea il dato finale sull’inflazione ha certificato a novembre un aumento pari, rispettivamente, al 12,6% e al 10,1% su anno. Nel Regno Unito il rialzo è stato del 10,7% rispetto all’11,1% di ottobre, il livello più alto raggiunto negli ultimi 41 anni. La crisi del costo della vita è stata al centro del primo discorso di Natale di re Carlo III.

Tu lo conosci il PCE?

È un altro, però, l’indicatore cui guarda la Fed per stabilire il da farsi: si chiama PCE e misura le spese personali delle famiglie negli States. La sigla sta per Personal Consumption Expenditures: a novembre, l’indicatore è aumentato del 5,5% su anno, in rallentamento rispetto al +6,1% di ottobre. La variazione su mese è stata dello 0,1%, dopo il +0,9% del mese precedente e contro il +0,2% stimato dagli analisti.

Gas, accordo sul price cap

Parte dell’aumento del costo della vita registrato nel 2022 è dipeso dall’incremento delle quotazioni delle materie prime, sulle quali ha pesato – e pesa ancora – la guerra russa in Ucraina. Sul finire di dicembre, i Paesi europei hanno raggiunto un accordo per fissare un tetto massimo ai prezzi del gas naturale a 180 euro. Il meccanismo di correzione del mercato del gas – una misura temporanea volta a prevenire oscillazioni estreme dei prezzi – si applicherà per un anno a partire dal 15 febbraio 2023.

Prezzi del gas in calo

Gli stoccaggi pieni e le temperature più miti del previsto nel Vecchio Continente, insieme al buon afflusso di gnl dagli Stati Uniti e alla ventosità che favorisce la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, hanno intanto tenuto a bada i prezzi sul finire dell’anno.

Intesa anche sul RePowerEU

Il Consiglio e il Parlamento Europeo hanno trovato un accordo provvisorio sul piano RePowerEU, che consente ai singoli Paesi di avere nuove risorse da aggiungere ai loro PNRR per combattere il caro energia e rafforzare l’indipendenza energetica.

L’OPEC non tocca le stime

Nel suo ultimo Monthly Oil Market Report, l’OPEC ha confermato le sue previsioni sulla domanda nel 2023: salirà a 2,2 milioni di barili al giorno. Previsione, ammette comunque il rapporto, che rimane soggetta a molte incertezze, legate agli sviluppi economici globali, all’evoluzione della situazione Covid-19 soprattutto in Cina e alle tensioni geopolitiche in corso.

E mentre si cerca di capire cosa ne sarà dei flussi di gas dalla Russia, il presidente Vladimir Putin ha firmato il decreto che da febbraio vieta la vendita di petrolio ai Paesi e alle società che nei contratti faranno riferimento al price cap entrato in vigore il 5 dicembre. Il provvedimento include però una clausola che permette al presidente di annullare il divieto stesso in casi speciali.

Covid-19: attenzione alla Cina

Dall’8 gennaio la Cina ha abolito la quarantena per i viaggiatori in arrivo dall’estero: basta un tampone prima della partenza. Il governo, che ha avviato un rapido abbandono della politica zero Covid a inizio dicembre, non comunica più i dati giornalieri sui nuovi contagi. Scetticismo da più parti all’estero: l’Italia, da parte sua, sottopone a tampone i viaggiatori in arrivo. Scettici anche i mercati, che pure si auguravano l’allentamento: preoccupa la possibile evoluzione dei contagi, con le relative conseguenze.

A proposito di Italia

A fine dicembre, con 109 voti favorevoli e 69 contrari, il Senato ha approvato in via definitiva la Legge di Bilancio 2023. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha quindi firmato il testo che, fra gli altri provvedimenti, aumenta dal primo gennaio il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 25mila euro, prevede la rivalutazione delle pensioni e modifica le regole sul reddito di cittadinanza.

Cosa ci resta del 2022?

Dell’azionario abbiamo già detto. Sul fronte obbligazionario, l’anno ha fatto registrare un picco storico nei rendimenti, in scia a una politica monetaria tornata prevalentemente restrittiva con l’obiettivo di contrastare l’inflazione. E più di un esperto ha sottolineato un dato molto importante: il verificarsi cioè del “riprezzamento” di molte asset class – il cosiddetto “repricing” – che ha consentito di smaltire anni di “bull market” e di politiche monetarie super accomodanti. I rendimenti obbligazionari sono quindi di nuovo appetibili perché più corposi, ma le quotazioni di azioni e bond non sono da meno, proprio perché sono scese e possono offrire agli investitori occasioni interessanti per entrare sui mercati.

A patto, come ti diciamo sempre, di procedere con attenzione e prudenza e, soprattutto, sempre con l’ausilio del tuo Financial Coach.

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