Rating: la doppia conferma di Fitch e S&P per l’Italia
Nell’aggiornamento autunnale, le due agenzie di rating hanno ribadito la tripla B per il nostro Paese, con alcune riflessioni sulle prospettive.
Il mese di ottobre è stato particolarmente caldo per i conti pubblici italiani, tra la presentazione della manovra da parte del governo e il giudizio delle agenzie di rating Fitch e S&P, con i vincoli fiscali europei sullo sfondo. A pochi giorni l’una dall’altra, infatti, due giganti della valutazione del merito creditizio come Fitch e S&P hanno pubblicato le loro valutazioni sul debito italiano e sui possibili scenari economici per il nostro Paese.
I voti nella pagella dell’Italia
Il verdetto è stato complessivamente “stabile”, con una tendenza verso la positività. Fitch ha mantenuto il rating BBB, ancora in area “investment grade”, quella degli investimenti ritenuti relativamente meno rischiosi (vedi l'articolo Agenzie di rating: come funzionano?), evidenziando un outlook “positivo” e citando le “recenti performance fiscali più solide e l’impegno del Paese verso le regole fiscali dell’UE. Ha inoltre spiegato che la sua revisione dell’outlook è stata guidata anche da “segnali di una crescita potenziale più forte e da un contesto politico più stabile”.
Questi elementi “indicano una potenziale riduzione dei rischi fiscali e di finanziamento a medio termine derivanti dai livelli di debito eccezionalmente elevati dell'Italia”, come si legge in una nota rilasciata dall’agenzia di rating. Pochi giorni prima di Fitch, anche S&P ha espresso la sua approvazione, confermando il rating BBB e mantenendo l’outlook a “stabile”.
Nel frattempo, il differenziale tra i rendimenti dei BTp decennali italiani e i Bund tedeschi di pari durata è al livello più basso degli ultimi tre anni (120 punti base mentre scriviamo). Poco dopo l’aggiornamento del rating di Fitch, tra l’altro, l’Italia ha attirato ordini record per 200 miliardi di euro sull’emissione di nuovi BTp, con il Tesoro che ha potuto così capitalizzare l’aggiornamento positivo dell’outlook.
Come sono i conti pubblici?
I verdetti dei rating sono arrivati in un momento chiave per l’approvazione della manovra economica da parte del governo presieduto da Giorgia Meloni, con la conferma di ambiziosi obiettivi fiscali che prevedono una riduzione del rapporto deficit/PIL al di sotto del 3% fissato dall’Unione Europea entro il 2026.
Allo stesso tempo, come spesso accade per l’Italia, gli esperti hanno puntato l’attenzione anche sul debito pubblico, che rimane sopra il 130% del PIL, e non inizierà a diminuire fino al 2027, secondo le stesse stime del governo. Ecco come si è espressa S&P nel suo comunicato.
“La sfida principale dell’Italia rimane l’elevato livello di debito pubblico. Con il 135% del 2024, il debito italiano in rapporto al PIL è tra i più alti tra i Paesi sovrani valutati e continuerà a salire verso il 138% previsto per il 2027”.
L’Italia, inoltre, è fra i membri dell’Unione Europea richiamati per aver superato il limite del 3% per il deficit di bilancio e ora sta affrontando un regime di monitoraggio. A giugno, infatti, la Commissione aveva posto l’Italia e altri sei Paesi sotto procedura disciplinare a causa dei deficit di bilancio elevati: il disavanzo italiano del 2023 è stato pari al 7,2% del PIL, il più alto nella zona euro. Il mese scorso, il governo italiano ha rivisto al ribasso i suoi obiettivi di deficit/PIL per quest’anno e per il prossimo, portandoli rispettivamente al 3,8% e al 3,3% del PIL.
Qual è il quadro macroeconomico?
L’economia italiana è cresciuta dello 0,7% nel 2023 e la maggior parte degli analisti prevede un tasso di crescita simile quest’anno, leggermente al di sotto dell’obiettivo ufficiale del governo, posto all’1%. Queste le previsioni per l’Italia fornite da S&P contestualmente al suo giudizio.
“La crescita del PIL reale sarà migliore rispetto al decennio precedente, con una media di circa l’1% nel periodo 2024-2027”.
Tuttavia, il Paese “continua ad affrontare significative sfide strutturali, che probabilmente riemergeranno quando sia lo stimolo legato al Superbonus sia i fondi del Next Generation EU si esauriranno”.
Naturalmente, nulla è scolpito nella pietra e gli sviluppi potrebbero essere in effetti migliori di quanto finora previsto.
Quali implicazioni per chi investe?
Potremmo parlarne all’infinito, ma la conclusione resta la stessa di sempre: per chi investe ha poco senso fossilizzarsi su una certa area geografica, per quanto quest’area sia “casa”: ha invece sempre senso predisporre un portafoglio adeguatamente diversificato e personalizzato, in linea con i propri bisogni e obiettivi. E, va da sé, con la consulenza del Financial Coach.