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Prospettive dell’Italia: super inflazione archiviata e crescita moderata

Malgrado le incertezze globali, il PIL italiano dovrebbe crescere dello 0,8% nel 2024, mentre per ora la super inflazione sembra essere alle spalle.

Il voto, il voto, il voto. Non sarà il fattore più decisivo per i mercati finanziari, ma non è neanche quello da trascurare. Dopo le prossime elezioni presidenziali USA, per dire, il contesto commerciale globale potrebbe andare incontro a maggiori interruzioni dei flussi commerciali. E il PIL mondiale, a effetti recessivi.

Intanto le elezioni che si sono consumate in Francia e Germania stanno già contribuendo all’aumento dell’incertezza, almeno sul Vecchio Continente. Un aumento dovuto al fatto che, sotto molti punti di vita, l’attuazione delle politiche economiche europee è messa in discussione. Lo spazio di manovra per il programma del nuovo capo della Commissione Europea e per gli ambiziosi traguardi delle relazioni di Draghi e Letta non sembra larghissimo, diciamo.

E poi c’è l’escalation del conflitto in Medio Oriente, che rischia di acuire l’incertezza geopolitica, condizionare negativamente la crescita economica ed esacerbare l’inflazione a livello mondiale. In questo quadro, com’è messa l’Italia? Bene, per ora: da noi la crescita prosegue, seppur moderata, e l’inflazione non pare più un problema. A dirlo è il brief di Prometeia “Italy in the Global economy” (l’Italia nel quadro dell’economia globale), diffuso recentemente.

Prodotto Interno Lordo: le previsioni degli esperti di Prometeia

Nel 2024, il nostro Prodotto Interno Lordo dovrebbe crescere dello 0,8%. Intanto, la variazione trimestrale nel secondo trimestre dell’anno (+0,2%) è frutto del contributo positivo della domanda interna (0,5%), che ha più che compensato quello negativo della domanda estera (-0,3%). Il calo delle esportazioni di beni e servizi si è accompagnato a una diminuzione meno intensa delle importazioni.

Dal lato dell’offerta, l’attività economica ha nuovamente beneficiato dei servizi, con una crescita diffusa in tutti i principali settori, mentre l’industria ha subito un’ulteriore battuta d’arresto, con un livello di attività inferiore a quello precedente la pandemia di Covid.

L’inflazione? Per il momento non è più un problema

Nei primi otto mesi del 2024, la variazione dei prezzi si è attestata all’1,1%, inferiore alla media dell’Unione economica e monetaria (2,6%).

“Sebbene si preveda un aumento in autunno, con il venir meno degli effetti base, l’inflazione non è più considerata il problema più urgente per l’economia italiana”.

Gli shock prodotti dai prezzi dell’energia si sono attenuati, non ha avuto luogo una spirale salari-prezzi e l’inflazione non è più alimentata dai profitti: gli esperti di Prometeia prevedono quindi uno scenario di inflazione stabile e controllata, con tassi prossimi al 2% a partire dal 2025.

“Non prevediamo alcun contro-shock e ci aspettiamo che, in media, i prezzi rimangano al di sopra dei livelli pre-crisi, con un effetto frenante sui consumi delle famiglie.”

Le famiglie sono caute, tanto più se si considera il ruolo del risparmio nelle prospettive di ogni italiano. In tali prospettive, il risparmio accumulato serve a difendersi dal rischio di longevità. In questo quadro, secondo gli esperti di Prometeia, “l’impatto delle perdite finanziarie dovute all’inflazione non dovrebbe essere sottovalutato”.

Ancora debole la crescita del credito

Sullo sfondo di un tasso di disoccupazione che ha continuato a scendere al 6,8% (il livello più basso dal 2008), mentre l’occupazione ha proseguito la sua salita (0,5% su base trimestrale) raggiungendo un livello record, e nonostante una politica monetaria più accomodante, la crescita del credito privato è rimasta debole. I prestiti bancari al settore privato hanno continuato a diminuire a luglio, con una contrazione più pronunciata per le imprese (-1,6% su base annua) rispetto alle famiglie (-0,6% annuo) in virtù della crescita del credito al consumo.

“Il settore privato può contare sulla grande liquidità accumulata durante la pandemia e su saldi finanziari positivi e in crescita. Nei prossimi anni, i continui tagli dei tassi di interesse e il miglioramento delle aspettative porteranno a una ripresa dei prestiti.”

Tuttavia, i risparmi accumulati continueranno a essere una fonte di finanziamento, soprattutto per le imprese: per ora, dunque, gli esperti di Prometeia si aspettano “una crescita del credito solo modesta rispetto agli anni passati”.

L'andamento dei conti pubblici? Migliore del previsto

Il deficit dovrebbe scendere al 3,8% del PIL nel 2024, al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026: la procedura per deficit eccessivo, quindi, dovrebbe terminare appunto nel 2026. Il rapporto debito/PIL, invece, dovrebbe aumentare fino al 2026, a causa dei ritardi nella registrazione dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie (Superbonus e Bonus Facciate), inclusi nel deficit per gli anni 2021-2023.

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