Powell pronto a tutto per domare l’inflazione. Quali conseguenze per chi investe?
Il numero uno della Fed ha ribadito che la priorità della banca centrale è mettere un freno alla fiammata dei prezzi. Anche a costo di far soffrire l’economia statunitense.
La Federal Reserve vuole mettere un freno all’inflazione, che a luglio negli Stati Uniti ha toccato il +8,5%, dopo il 9,1% di giugno. E si impegnerà a farlo, anche a costo di provocare “qualche sofferenza all’economia statunitense”.
Sempre più falco
Lo ha ribadito il presidente della banca centrale USA, Jerome Powell, nel suo intervento di otto minuti pronunciato in occasione del Simposio di Jackson Hole, nel Wyoming, tenutosi tra il 25 e il 27 agosto.
"Più l'inflazione resta alta più sarà un problema", ha detto il numero uno della Federal Reserve. Ecco perché “useremo vigorosamente tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per domare la fiammata dei prezzi". La cura però non sarà priva di conseguenze. Se da un lato i tassi di interesse più elevati, la crescita più lenta e le condizioni del mercato del lavoro più flessibili faranno scendere l'inflazione, dall’altro ci sarà un impatto negativo sulle tasche delle famiglie e delle imprese, ha detto Powell. "Questi sono gli sfortunati costi della riduzione dell'inflazione. Del resto, un fallimento nel ripristinare la stabilità dei prezzi sarebbe ancora peggio per l'economia".
In buona sostanza, con il suo discorso Powell ha lasciato intendere che nella riunione del 20 e 21 settembre prossimi la Fed alzerà ancora i tassi con decisione: di 75 punti base, come a luglio, o di 50 punti base – la portata esatta dipenderà dai dati e dall’evolversi delle prospettive.
Wall Street – prevedibilmente – non l’ha presa benissimo: venerdì 26 agosto l’indice Dow Jones ha chiuso in ribasso del 3%, il Nasdaq del 3,9% e lo S&P500 del 3,4%. L’indice di volatilità VIX però – che misura l'aspettativa di volatilità del mercato azionario sulla base delle opzioni dell'indice S&P 500 – non si è scomposto più di tanto, chiudendo venerdì a 26 punti base, sostanzialmente in linea con la media dell’anno in corso.
Parola agli esperti
Il discorso di Powell sarà completamente assimilato dai mercati nel corso delle prossime sedute. Intanto, osservano gli esperti di ING Think, “altrettanto importante per le prospettive della Fed sarà l'imminente rapporto sui posti di lavoro della prossima settimana”, visto che le decisioni della banca centrale Usa si basano anche sull’andamento dei dati.
L’approccio da falco di Powell comunque, rilevano gli esperti, è totalmente in linea con le aspettative e con le parole pronunciate solo qualche giorno prima da altri membri della Fed. Esther George, per esempio, presidente e ceo della Federal Reserve Bank di Kansas City, ha detto che la Fed dovrà alzare ulteriormente i tassi per rallentare la domanda e frenare l'inflazione, evidenziando l'importanza di una comunicazione chiara della destinazione verso cui la banca centrale è diretta, che potrebbe anche prevedere un tasso di interesse finale superiore al 4%.
“Porre l'accento sul tasso finale potrebbe essere visto come un tentativo di spostare l'attenzione dal fatto che la Fed rallenterà presto il suo ritmo di rialzi”, osservano ancora gli analisti di Ing. “Se questo avverrà già a settembre, dipenderà dai dati – specialmente quelli sul mercato del lavoro. Ma anche la prossima pubblicazione dell'IPC e l’eventuale conferma del raggiungimento del picco dell'inflazione sarà estremamente rilevante. In questo caso, vediamo il rischio che la lettura dell'inflazione core si diriga ancora verso l'alto”.
Cosa significa tutto questo per i tuoi investimenti?
La Fed ha alzato i tassi d’interesse già quattro volte quest’anno: di 25 punti base a marzo, di 50 ad aprile e di 75 sia a giugno che a luglio, portandoli al 2,5%. Nel frattempo, sta restringendo il bilancio dai 9.000 miliardi di dollari a cui era arrivato nella primavera scorsa. Con queste mosse, il dollaro si è rafforzato contro le principali valute mondiali e il cambio euro/dollaro è sceso sotto la parità per la prima volta in vent’anni.
Il contesto insomma non è dei più semplici per chi investe – e non è solo il percorso della Fed a destare preoccupazioni: tra riunioni delle autorità monetarie, elezioni politiche e dati in uscita su inflazione, disoccupazione e Pil, la fine del 2022 porta con sé numerose incognite.
Come investire allora tra tassi in rialzo, prezzi al consumo alle stelle e crescita in rallentamento? Quel che è certo è che tenere i risparmi fermi sul conto corrente li vedrebbe solo erodere dall’inflazione. Meglio allora affidarsi a un consulente finanziario, in grado di rimodulare la tua asset allocation per adeguarla al contesto incerto. Dall’azionario al reddito fisso, passando per beni rifugio come l’oro, le opportunità non mancano, anche in questo momento. A patto – sia chiaro – di riuscire a seguire alcune regole chiave, come la diversificazione e il focus sui tuoi obiettivi di lungo periodo.