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Meteo Mercati: listini su nuovi record in attesa dei prossimi tagli ai tassi

Il mese di marzo si è chiuso con un’intonazione positiva, complici le buone prospettive di crescita e le conferme delle banche centrali sui prossimi tagli.

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I mercati, poco influenzati dalle tensioni geopolitiche sui vari fronti, hanno proseguito la loro corsa anche nel mese di marzo. E così, i principali listini mondiali hanno potuto ancora una volta ritoccare i loro massimi storici: dall’S&P 500 negli Stati Uniti a diversi principali indici azionari europei, tra cui il FTSEMIB italiano, fino al Nikkei di Tokio. Insomma, sui mercati permane un clima di fiducia, guidato principalmente dalle conferme che arrivano su un taglio dei tassi d’interesse in vista per l’estate, sia da parte della Banca Centrale Europea che della Federal Reserve.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti in particolare, l’ottimismo è giustificato da un’economia che, smentendo tutti i timori di inizio 2023, appare ancora in tenuta, con un mercato del lavoro che si conferma in forze. In relativa ripresa anche l’Europa, dopo un periodo a crescita zero certificato dall’Eurostat, e in parziale recupero anche la Cina, in scia ai massicci interventi del governo, ai buoni numeri dell’export e a un Capodanno lunare che ha sostenuto la voglia di viaggiare e i consumi.

Le tensioni geopolitiche non pesano

In questa fase è ormai chiaro che i mercati badano molto di più a quello che potrebbero fare le banche centrali, piuttosto che a quanto sta succedendo nelle varie aree del mondo. L’attentato di Mosca rivendicato dell’Isis-K non ha scalfito la buona intonazione dei listini, così come il persistente conflitto in Palestina, con l’allarme carestia a Gaza. Evidentemente, nelle sale operative si continua a pensare che si possa aprire una fase di negoziati prima che le tensioni degenerino ulteriormente.

Il sospiro di sollievo sulla Fed

E veniamo allora alle Banche Centrali: in molti attendevano al varco la Federal Reserve, mentre riformulavano le forse troppo ottimistiche attese sul numero e l’entità dei tagli che si erano fatte strada tra la fine dell’anno scorso e l’inizio del 2024. Negli Stati Uniti, infatti, l’indice dei prezzi al consumo CPI si è attestato al 3,2% a febbraio, più delle attese e del dato precedente. Questo, unito a una crescita economica che quest’anno dovrebbe essere più robusta di quanto previsto inizialmente (+2,1% contro il +1,4%), faceva temere un posticipo dei tagli ai tassi d’interesse.

Una paura che si è dissolta, visto che il “dot plot” (il diagramma a punti contenente le previsioni sui futuri ritocchi dei tassi che viene diffuso in occasione delle riunioni di marzo, giugno, settembre e dicembre) e il presidente Jerome Powell hanno confermato per ora i tre tagli dei tassi d’interesse, per almeno 75 punti base, nel 2024.

Il punto di vista di Lagarde e BCE

E cosa farà, invece, la collega europea Christine Lagarde? La BCE ha confermato i progressi sul fronte dell’inflazione, al 2,6% a febbraio. Questo, nonostante la continua cautela, ha portato la banchiera centrale a ipotizzare un primo taglio dei tassi a giugno.

La svolta del Giappone

Nel corso del mese di marzo, sempre a livello di banche centrali, si è verificato un evento eccezionale, anche se previsto dagli analisti. Già, perché la Banca del Giappone ha alzato i tassi d’interesse dello 0,1% dopo 17 anni ponendo fine alla sua politica monetaria ultra-espansiva (la cosiddetta “NIRP”). Nonostante questo, lo yen è scivolato ai minimi dal 1990.

Cina: le sfide della crescita

Infine, la Cina. La riunione dell’Assemblea Nazionale del Popolo di inizio marzo ha delineato le priorità economiche e fissato un obiettivo di crescita del 5% per il 2024. Il documento di bilancio riconosce apertamente le sfide e le difficoltà che il Paese è chiamato ad affrontare, malgrado appunto la parziale ripresa dell’economia: raggiungere l’obiettivo non sarà facile e verosimilmente la politica fiscale avrà un ruolo di supporto.

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