PCE e CPI: che differenza c’è tra i due indicatori dell’inflazione USA?
Esistono diverse misure che danno conto dell’inflazione: se in Europa abbiamo l’indice armonizzato, gli States monitorano il CPI e il PCE. In che cosa divergono?
L’inflazione, ormai lo sappiamo, è un indicatore economico chiave ed è uno di quelli che riflettono lo stato di salute di un’economia: ci dice quale direzione stanno prendendo i prezzi dei beni e dei servizi, che cambiano in continuazione. A intercettare l’inflazione – e quindi la direzione dell’andamento dei prezzi – è l’indice dei prezzi al consumo (anche se ti ricordiamo che un altro indice importante è quello dei prezzi alla produzione).
L’indice dei prezzi al consumo è un modo molto valido – e, ragionato – per guardare oltre le singole etichette dei prezzi e misurare l’inflazione complessiva (o la deflazione, ossia il calo del livello dei prezzi) di un certo insieme di beni e servizi nel tempo.
In Italia, a effettuare la rilevazione è l’Istituto nazionale di Statistica (l’ISTAT), che produce non già uno, bensì tre indici.
L’indice armonizzato europeo è quello che viene poi adoperato per la comparazione a livello, appunto, europeo. Ed è quello che la BCE monitora per capire quale strada – se al rialzo o al ribasso – stanno prendendo i prezzi e come regolarsi, quindi, nelle decisioni di politica monetaria (tassi di interesse e via dicendo).
Per la Banca Centrale Europea il lavoro è, se così si può dire, facile: c’è l’indice armonizzato, tutti i Paesi dell’area dell’euro (Italia inclusa) lo rilevano e lo trasmettono, il metro è uno solo e uguale per tutti.
Ma ti sei mai chiesto come si regola l’altra banca centrale più seguita del momento, ossia la Federal Reserve statunitense?
Gli indici dei prezzi negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti la situazione in un certo senso si complica (ma non così tanto, come vedremo tra poco), perché il calcolo dell’inflazione è in carico a due enti.
CPI e PCE: quali differenze?
L’indice dei prezzi al consumo e quello delle spese per consumi personali sono due indicatori dell’inflazione statunitense, e ok. Però tra i due ci sono alcune significative differenze. Cominciamo intanto col dire che sono ricavati da metodologie di calcolo diverse, e quindi danno luogo a stime diverse. Ma non solo.
L’indice PCE è più “dinamico”
Semplificando molto, possiamo dire che il PCE è più reattivo alle scelte di consumo e ai cambiamenti negli acquisti. In questo modo riesce a tener traccia di ciò che le persone effettivamente comprano e di come cambiano le loro abitudini al variare dei prezzi, il che può portare a una rappresentazione più accurata dell’andamento dei prezzi.
Due importanti punti di riferimento
CPI e PCE sono comunque due importanti punti di riferimento per le istituzioni chiamate a prendere decisioni, più o meno automatiche, sulla vita dei cittadini USA. Molti contratti e programmi governativi per la previdenza seguono l’inflazione e nella loro modulazione si rifanno al CPI. L’indice dei prezzi al consumo CPI è un punto di riferimento per l’adeguamento dell’assistenza pubblica e dei salari, ma anche per gli affitti e gli assegni familiari.
In compenso, l’indice PCE è tra i due il più attentamente monitorato dalla Federal Reserve, la banca centrale statunitense, che (anche) sulla scorta di questo dato definisce la sua politica monetaria e l’entità dei tassi di interesse. Con un’attenzione particolare alla sua variante, il PCE core, che è l’indice dei prezzi delle spese per i consumi personali al netto di cibo ed energia, le due componenti più volatili.
Un’ulteriore indicazione su cui puoi ragionare
Poiché ciò che accade negli States, la più grande economia al mondo, ha comunque un impatto sull’economia e i mercati a livello globale, nel flusso delle notizie economico-finanziarie ti conviene tener d’occhio entrambi gli indici. Sempre, naturalmente, con l’ausilio del tuo Financial Coach, che ti può aiutare a comprendere come i segnali dei prezzi USA potrebbero condizionare le prospettive economiche. E quali rischi e opportunità potrebbero derivarne di conseguenza.