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Meteo Mercati: dopo l’acquazzone di metà estate torna il sereno

Dopo il calo di inizio agosto, c’è stata una svolta positiva anche sui dati macro. E questo ha contribuito a innescare un importante recupero sui listini.

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Il mese di agosto non è stato affatto sonnolento per le Borse mondiali, che si sono contraddistinte per un saliscendi da montagne russe. Si è passati, infatti, dal lunedì nero del 5 agosto a un progressivo recupero che ha portato, verso la fine del mese, a far segnare nuovi record assoluti. Tutti eventi che hanno avuto come protagoniste le principali banche centrali e alcuni dati macroeconomici USA, chehanno fatto temere che i tassi d’interesse fossero rimasti troppo alti per troppo tempo e che ciò avesse indotto un rallentamento eccessivo dell’economia.

Tuttavia, nella seconda parte del mese c’è stata una svolta positiva anche sui dati e questo ha innescato un recupero che ha risollevato i listini azionari. Da segnalare anche la febbre dell’oro, con il metallo giallo che è arrivato al suo massimo storico, oltre i 2.500 dollari l’oncia.

Il lunedì nero delle Borse

Il pesante passo indietro è partito dal Giappone, con l’indice Nikkei che ha conosciuto uno dei più pesante crolli di sempre (-12,4%).

L’innesco è stato l’improvvisa risalita dello yen, con la prospettiva di una politica monetaria più restrittiva della banca centrale nipponica. Ciò ha guastato i piani di quanti facevano carry trade, vale a dire indebitarsi con una valuta debole a tassi d’interesse vantaggiosi per poi reinvestirli in titoli con rendimenti più attraenti. Una manovra che aveva raggiunto proporzioni rilevantissime: 20 trilioni di yen.

Questo aspetto non ha mancato di ripercuotersi sulle altre Borse mondiali, condizionate anche dal dato sul mercato del lavoro statunitense di luglio, con la disoccupazione al 4,3% e appena 114 mila posti di lavoro creati, a fronte della media di 215mila dei dodici mesi precedenti. Il timore di un brusco rallentamento dell’economia USA ha innescato il dibattito: la Fed ha forse sbagliato a non tagliare i tassi di interesse nella riunione di luglio? Il tutto, però, si è risolto abbastanza in fretta.

Il recupero dei listini

L’attenuarsi dei timori circa la severità della linea politica della Banca del Giappone e dati sull’inflazione statunitense finalmente incoraggianti (+2,6% il PCE core su base annua a luglio, +2,5% l’indice generale) hanno alimentato il recupero e nuovi rialzi. Anche il dato sul PIL USA, al 3% nel secondo trimestre[2] in base alla seconda stima, ha diradato le ombre su una possibile imminente recessione e avvalorato l’ipotesi del cosiddetto “soft landing”: vale a dire, il rientro nei ranghi della crescita dei prezzi e la contemporanea resilienza della crescita.

Anche in Europa si sta assistendo a buoni dati sul fronte dell’inflazione: nel mese di agosto, infatti, nell’Eurozona è scesa al 2,2% (in Italia all’1,1%) ed è arrivata sotto alla fatidica soglia del 2% anche in Germania, ulteriore segnale che per la Banca Centrale Europea presieduta da Christine Lagarde è giunta lora si spingere l’acceleratore sul taglio dei tassi d’interesse, visto fra l’altro che proprio Berlino ha bisogno di nuovo ossigeno per la sua economia.

I buoni dati macro e i rialzi registrati in altri comparti del mercato azionario hanno compensato il ripiegamento dei tecnologici. Il gigante dei chip Nvidia ha riportato conti incredibili, ma inferiori alle ormai stratosferiche attese del mercato e con qualche ombra sulla futura crescita del business.

Attenzione al mercato cinese

In Cina i mercati azionari stentano ancora a decollare. I consumi crescono più lentamente del previsto, ed è anche per questo che il prezzo del Brent è sceso al di sotto della soglia degli 80 dollari al barile. Un caso emblematico in tal senso è il crollo borsistico dell’e-commerce low cost Temu, che ha visto la sua capitalizzazione scendere a Wall Street a causa di previsioni di crescita delle vendite inferiori alle attese.

Nel corso del mese si è intensificata la tensione commerciale tra Unione Europea e Cina: su questo fronte Pechino ha minacciato di imporre dazi su latte e formaggi in risposta alle maxitariffe alle auto elettriche cinesi. La sensazione, però, è che in futuro la strada del dialogo possa prevalere (i dazi sull’auto sono provvisori) e questo potrebbe supportare le azioni cinesi, schiacciate negli ultimi anni dalle incertezze legate ai conflitti commerciali con l’Occidente, alle tensioni geopolitiche, ai consumi interni e al suo comparto immobiliare.

Riflettori sugli istituti centrali

Nel mese di settembre torneranno a riunirsi i board delle banche centrali: la BCE il 12 settembre, la Federal Reserve il 17 e 18, la Banca del Giappone il 19 e 20 settembre. Nell’area euro e negli States, l’attesa è per un taglio dei tassi d’interesse intorno al quarto di punto percentuale.

Istituti centrali più accomodanti potrebbero di fatto incrementare il valore delle obbligazioni emesse in questi anni di tassi elevati, creando così una duplice opportunità sia per il mercato azionario sia per quello del debito.

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