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La “dolce vita” degli americani in Europa: così l’economia non va in vacanza

I Paesi mediterranei stanno beneficiando di un’esplosione di interesse da parte dei turisti USA: basterà a garantire un rilancio e opportunità d’investimento?

I turisti dagli States si stanno riversando in massa nel Vecchio Continente. Con una predilezione per i Paesi mediterranei – leggi Spagna, Italia, Grecia, Portogallo: insomma, i vecchi PIGS – le cui economie devono molto alle spese generose dei vacanzieri statunitensi.

L’Europa e la spinta del turismo statunitense

Una tendenza che si era già osservata negli ultimi anni, complici anche un dollaro forte e l’entusiasmo per la ripresa post pandemia, ma che dovrebbe accelerare ulteriormente nel 2024. Tanto che il Wall Street Journal arriva a definire i turisti americani “il nuovo motore economico dell’Europa”, evidenziando come attualmente Italia, Spagna, Grecia e Portogallo – fino a pochissimo tempo fa considerati come le “zavorre” economiche d’Europa – contribuiscano a oltre un quarto della crescita annua del blocco.

Per l’Italia, in particolare, a mettere nero su bianco le cifre che inquadrano il fenomeno è la Banca d’Italia, secondo cui già nei primi nove mesi del 2023 i turisti provenienti dagli USA avevano speso 5,2 miliardi di euro nel Belpaese, avvicinandosi ai 5,5 miliardi dell’intero 2019, dopo la battuta d’arresto nel periodo della pandemia. E per il 2024 gli operatori si aspettano un deciso sorpasso.

Il risultato? Pur ospitando solo il 5% della popolazione mondiale, nel 2023 l’Unione Europea ha attratto oltre un terzo di tutte le entrate globali derivanti dal turismo, superando i 500 miliardi di dollari, come evidenzia il Wall Street Journalin un ampio approfondimento sul tema.

Naturalmente si tratta di un’ottima notizia per il settore turistico europeo, che contribuisce oggi al 10% circa del Prodotto Interno Lordo dell’UE.

Ai turisti USA l’Europa piace, ma non mancano le sfide

Il Vecchio Continente è sinonimo di “dolce vita” agli occhi degli americani, scrive Bloomberg. Lunghi giorni di vacanza in relax, crimini da arma da fuoco decisamente meno numerosi, un sistema sanitario generoso, diete più sane e città percorribili a piedi sono tutti motivi di vanto per gli europei, oltre che fattori che hanno contribuito ad attrarre i turisti in Europa negli ultimi decenni. E che contribuiscono tra l’altro alla longevità – basti pensare che la durata media della vita nell'Unione Europea è stimata in 81,5 anni, rispetto ai 77,5 anni circa degli Stati Uniti.

Ma – avverte Bloomberg – tutto questo potrebbe venir meno, se non si investirà tempestivamente in un aumento della produttività. Ultimamente, infatti, il Vecchio Continente sta rimanendo indietro rispetto agli USA sia sul fronte della crescita economica sia su quello dell’evoluzione tecnologica. E con la popolazione europea in età lavorativa destinata a ridursi a causa di una tendenza demografica sfavorevole (effetto “collaterale” della longevità di cui parlavamo prima e della flessione delle nascite), queste carenze renderanno più difficile sostenere i generosi sistemi di welfare e le pensioni pubbliche, nonché ripristinare la capacità di difesa del Continente in un momento di rinnovate tensioni geopolitiche.

Non solo. Secondo la Banca Mondiale, il PIL pro-capite degli Stati Uniti, corretto per il costo della vita, è superiore di circa il 28% rispetto a quello dell’area dell’euro. E secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), i salari medi annui negli Stati Uniti sono superiori a fronte di tasse sul lavoro relativamente basse, fa notare sempre Bloomberg.

Gli americani investono meglio degli europei?

Parte della spiegazione di questo “gap” economico è da ricercare nel modo in cui gli americani investono i loro risparmi: grazie anche a strumenti agevolati dal punto di vista fiscale, come i piani di risparmio previdenziale 401k, gli investitori USA sono molto più propensi ad acquistare azioni, mentre gli europei tendono ad accumulare i loro risparmi in depositi bancari a basso rendimento.

E questa maggiore tolleranza al rischio ha dato i suoi frutti: se nel 2008 la capitalizzazione di mercato dello Stoxx Europe 600 era all’incirca uguale a quella dell’S&P 500 in dollari USA, oggi il divario è enorme. Basti pensare che la sola Nvidia – società produttrice di chip di Intelligenza Artificiale – vale più dell’intero mercato azionario francese.

Insomma, conclude Bloomberg: gli europei dovrebbero far tesoro delle entrate derivanti dal turismo per compiere un salto di qualità, più che mai necessario se vogliono continuare a godersi la bella vita.

Il turismo europeo dal punto di vista di chi investe

E per chi investe? Va detto che la ripresa del turismo di cui abbiamo parlato riguarda in realtà non solo l’Europa, ma il mondo intero: l’impatto del settore sull’economia globale dovrebbe raggiungere nel 2024 la cifra record di 11,1 trilioni di dollari, superando i 10 trilioni del 2019, pre-pandemia.

E non si tratta di un’esplosione destinata a estinguersi in un battito di ciglia: si stima infatti che, di qui ai prossimi dieci anni, il turismo sarà un’industria da 16 trilioni di dollari, capace di contribuire all’11,4% del Prodotto Interno Lordo globale.

Forse parlare di Megatrend sarebbe eccessivo, ma sicuramente siamo di fronte a una tendenza duratura e di grande impatto. Che apre inevitabilmente interessanti opportunità di investimento in settori come i trasporti, la ricettività, le infrastrutture. Per valutarle al meglio, e nel più ampio contesto globale, non ti resta che confrontarti – come sempre – con il tuo Financial Coach.

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