L’inflazione spinge i rendimenti e fa rallentare i listini (che in Europa si difendono)
L’inflazione e i tassi in rialzo celano una buona notizia: la tenuta dell’economia e la forza del mercato del lavoro.
Dopo il rally di gennaio, a febbraio l’azionario ha un po’ rallentato la sua corsa. Colpa, specialmente negli Stati Uniti, dell’inflazione: a gennaio l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un tasso annuo del 6,4%, a fronte del 6,5% di dicembre: in flessione, certo, ma ancora ben oltre l’obiettivo della Fed, la quale è per giunta alle prese con un mercato del lavoro che ancora invia segnali di forza. E il paradosso è esattamente questo: una notizia cattiva per i mercati – una Fed tosta, con tassi alti più a lungo – ne cela in realtà una buona, ossia la tenuta dell’economia e la forza del mercato del lavoro.
Attenzione all’indice PCE
Motivo di riflessione, in tutto questo, è stato anche l’andamento dell’indice PCE core, misura dell’inflazione attentamente monitorata dalla banca centrale statunitense: su base annua è salito del 4,7%, più della crescita di dicembre (+4,6%) e oltre le attese degli analisti (+4,3%). Anche il PCE headline si è ulteriormente rafforzato, dal +5,3% annuo di dicembre al +5,4% di gennaio.
Lo stesso presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che nel mese ha nominato la vicepresidente della Federal Reserve Lael Brainard come nuova direttrice del Consiglio Economico Nazionale (NEC) al posto di Brian Deese, ha detto che il rapporto “mostra che abbiamo compiuto progressi sull’inflazione, ma abbiamo ancora molto lavoro da fare”. Intanto nel quarto trimestre del 2022 il PIL degli States ha registrato un aumento del 2,7%.
A che punto sono i tassi di interesse?
All’inizio di febbraio la Fed ha alzato il costo del denaro di 25 punti base, portandolo tra il 4,50% e il 4,75%, il livello più elevato dal 2007. Ma è anche stato l’aumento più contenuto dal marzo del 2022, quando è iniziata la stretta monetaria più aggressiva dagli anni Ottanta.
Tuttavia, in più occasioni, nel corso del mese, il presidente della Fed Jerome Powell e altri esponenti dell’autorità monetaria hanno ribadito che i tassi devono continuare a salire per contenere l’inflazione, avanzando l’ipotesi che i costi di finanziamento potrebbero raggiungere un picco più alto di quanto previsto finora.
Il punto di vista della BCE
A febbraio la Banca Centrale Europea ha annunciato un rialzo dei tassi dello 0,50%, portando quello principale al 3%. “Alla luce delle pressioni inflazionistiche sottostanti, intendiamo alzare i tassi di interesse di altri 50 punti base nella nostra prossima riunione di marzo”, ha dichiarato la presidente Christine Lagarde al Parlamento Europeo in occasione della presentazione del rapporto annuale 2022.
E diversi funzionari della BCE hanno sottolineato che non sarà probabilmente l’ultimo rialzo di quello che è già il ciclo di restrizione monetaria più aggressivo nella storia dell’istituzione. Una conferma della linea restrittiva è arrivata infine dal bollettino economico.
Inflazione, il punto in Europa
Nel mese di febbraio abbiamo anche saputo che a gennaio il tasso di inflazione annuale nell’Eurozona si è attestato all’8,6%, in lieve rialzo dall’8,5% della stima flash ma in calo rispetto al 9,2% di dicembre. Nell’Unione Europea l’inflazione si è attestata al 10%, rispetto al 10,4% di dicembre. In Italia al 10,7%, dal 12,3% di dicembre.
Sorpresa dal PIL europeo
Sempre secondo i dati Eurostat, il PIL dell’Eurozona è aumentato dello 0,1% nell’ultimo trimestre del 2022, contro le stime degli economisti che avevano previsto una contrazione dello 0,1%. Occupazione su dello 0,4%: quest’ultimo dato, certamente positivo perché segnala una tenuta dell’area, rappresenta un’ulteriore sfida per la BCE, in termini di contenimento dell’inflazione, nel solco di quanto sta avvenendo negli States.
Previsioni in miglioramento
Il Fondo Monetario Internazionale ha alzato le sue prospettive di crescita economica globale per la prima volta in un anno, anche se le incognite ovviamente non mancano. Il PIL globale si espanderà probabilmente del 2,9% nel 2023, 0,2 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di ottobre, ha dichiarato il Fondo nell’aggiornamento trimestrale del suo World Economic Outlook.
La Commissione Europea, dal canto suo, prevede per la zona euro una crescita dello 0,9% quest’anno e dell’1,5% nel 2024. Per l’Italia le stime indicano, rispettivamente, un +0,8% e un +1%. L’inflazione dell’intera Eurozona dovrebbe scendere al 5,6% nel 2023 e al 2,5% nel prossimo anno. E chiudiamo con Moody’s, che ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita del PIL per l’Italia nel 2023, al +0,3% dal -1,4% precedente.
Novità al di là della Manica?
Anche la Bank of England ha rialzato i tassi dello 0,5%, portandoli al 4%, il massimo dal 2008. Sul finire del mese di febbraio il primo ministro britannico Rishi Sunak e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen (che intanto ha presentato il nuovo Green Deal Industrial Plan per la trasformazione dell’industria UE in chiave sostenibile, in risposta all’Inflation Reduction Act statunitense) hanno raggiunto un accordo politico post-Brexit sul protocollo dell’Irlanda del Nord.
Rimbalzo made in China
A gennaio l’inflazione al consumo in Cina ha subito un’accelerazione, nel solco dei festeggiamenti per il Capodanno lunare, che dopo l’abbandono delle severe restrizioni anti-Covid hanno stimolato la domanda. L’indice dei prezzi al consumo è salito così del 2,1% rispetto a un anno prima, dopo il +1,8% su base annua di dicembre. L’inflazione di fondo, che esclude cibo ed energia, è salita all’1%, il massimo da giugno.
E intanto il PMI manifatturiero a febbraio è balzato a 52,6 punti, il top da undici anni. Insomma, l’economia cinese mostra segni di ripresa dopo l’abbandono delle restrizioni anti-Covid: non solo manifatturiero ma anche servizi e mercato immobiliare, che si è stabilizzato. Numeri incoraggianti in vista del Congresso Nazionale del Popolo, in cui verrà reso noto un nuovo obiettivo di crescita.
La posizione di Pechino
Nel frattempo la Cina ha intensificato gli sforzi diplomatici per la risoluzione della guerra Russia-Ucraina, in corso ormai da un anno, presentando un documento in 12 punti non proprio da una posizione di equidistanza.
L’alto diplomatico cinese Wang Yi ha recentemente dichiarato che le relazioni con la Russia sono “solide come una roccia”. In un incontro con il segretario del Consiglio di Sicurezza russo Nikolai Patrushev, Wang ha affermato che la Cina cerca di “promuovere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa in tutti i settori”. Per converso, grande è la tensione con gli States.
Scampato blackout
L’inverno – che si avvia a conclusione – è stato mite e così l’Unione Europea ha potuto ridurre la sua domanda di gas di quasi un quinto, battendo l’obiettivo del 15%. Secondo dati Eurostat, il consumo UE tra agosto e gennaio è stato del 19% inferiore alla media dei cinque anni precedenti. Le ripercussioni sui prezzi del gas? A fine mese si è attestato a 47 euro al megawattora, dai 57 di gennaio e dal picco di 345 euro raggiunto il 26 agosto, sotto i livelli pre-guerra.
Un nuovo governatore per la BoJ
Kazuo Ueda è il nuovo governatore della Bank of Japan. Nella sua prima audizione in Parlamento, ha praticamente confermato la linea espansiva della banca centrale, a dispetto del tasso di inflazione salito del 4,2% a gennaio, al top da 41 anni.
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Eccoci qua, fine del nostro resoconto. Tanta roba, eh? Ma come tradurla in adeguate scelte d’investimento? Esiste una sola risposta valida per tutti: una volta costruito il tuo portafoglio, non ha davvero senso smontarlo e rimontarlo a ogni minimo rumore dei mercati. Calma e gesso, sempre, senza cedere all’euforia o all’ansia. E in ogni caso puoi, sempre, confrontarti con il tuo Financial Coach.