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L’inflazione europea rallenta: cosa farà la BCE?

A marzo nell’Eurozona i prezzi sono cresciuti del 6,9%, in netto calo rispetto all’8,5% di febbraio, mentre continua ad aumentare il dato core.

Nonostante la forte frenata dell’inflazione, l’obiettivo del 2% perseguito dalla Banca Centrale Europea è ancora lontano, mentre continua a crescere il dato core (+5,7%), ovvero quello che non considera alimentari, tabacco ed energia. Per questo, nel board della BCE sono in molti a spingere per proseguire nella stretta iniziata a luglio che ha portato il tasso di riferimento al 3,5% e quello sui depositi al 3%.

Inflazione in Europa: cosa ci dicono i dati?

Eurostat, l’istituto di statistica europeo, ha sostanzialmente confermato le sue stime preliminari, che davano la corsa dei prezzi in forte rallentamento. A marzo il tasso di inflazione su base annua nell’area dell’euro si è attestato al 6,9%, in calo rispetto all’8,5% di febbraio. Si tratta di un valore che è anche più basso di quello del marzo di un anno fa, quando i prezzi registrarono un aumento del 7,4%.

A raffreddare l’inflazione è stata soprattutto la riduzione dei prezzi dell’energia (-0,05%), mentre continuano a crescere quelli di alimentari, alcolici e tabacco (+3,12%) e dei servizi (+2,1%). Su base mensile, l’incremento è stato dello 0,9%.

Se si esclude l’energia, a marzo i prezzi sono aumentati del 7,9% dal 7,8% del mese precedente. E attenzione: il dato di fondo, che non considera energia, alimentari non lavorati, alcol e tabacco, risulta in crescita del 5,7%, dopo il 5,6% di febbraio e il 5,3% di gennaio. Un segnale, secondo la BCE, di un’inflazione che va ancor più attentamente monitorata.

Per quanto riguarda l’Unione Europea, l’inflazione si è attestata all’8,3% contro il 9,9% di febbraio, in crescita congiunturale dello 0,9%.

Breve panoramica Paese per Paese

Nel complesso, l’inflazione annuale è diminuita in 25 Paesi membri e aumentata in due (Slovenia e Malta). Tra i grandi, il dato migliore è stato riportato dalla Spagna (+3,1%), mentre la Francia ha registrato un incremento inferiore alla media (+6,7%) e la Germania superiore (+7,8%). E l’Italia? Da noi l’inflazione si è attestata all’8,1%, in calo rispetto al 9,8% di febbraio e al 10,7% di gennaio. Su base mensile, l’incremento è stato dello 0,8%, contro il +1,1% della Germania e il +1% tondo della Francia.

La BCE proseguirà con i rialzi?

Certo, l’inflazione rallenta, ma il dato core continua a correre. “Ci aspettiamo”, commenta per esempio Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, “una BCE ancora aggressiva in politica monetaria che possa nuovamente alzare il costo del denaro anche nelle riunioni di maggio, giugno e luglio”. Ma di quanto?

A dare la misura del prossimo rialzo (25 o 50 punti base) saranno le stime flash sull’inflazione di aprile, che verranno pubblicate il 2 maggio. Un fatto è certo: la lotta al carovita non è ancora finita. Lo conferma il capoeconomista di Francoforte, Philip Lane.

“Se lo scenario di base su cui si fondano le proiezioni macroeconomiche dello staff della Banca Centrale Europea di marzo persiste, sarà opportuno aumentare ulteriormente i tassi”.

Insomma, è possibile che il meeting del 4 maggio convalidi i toni da falco che l’Eurotower ha contribuito a creare a partire da luglio. Il timore della BCE è che le aspettative sui prezzi a lungo termine possano “disancorarsi”, contribuendo a determinare un tasso di inflazione strutturalmente più elevato.

Oltre alla dinamica inflazionistica e al quadro macroeconomico, la BCE terrà conto, come ha detto Lane, anche “dell’evoluzione delle condizioni di finanziamento delle imprese”. In particolare, ha aggiunto il capoeconomista, “l’indagine sui prestiti bancari di aprile costituirà un importante contributo per la nostra riunione di maggio”. Indagine che consentirà anche di valutare le ricadute sul sistema del credito europeo dei problemi che hanno coinvolto a marzo alcune banche USA e il colosso Credit Suisse.

Inflazione nel Regno Unito

Anche l’ufficio di statistica britannico ha diffuso le sue stime sull’inflazione. Cosa è emerso? A marzo, nel Regno Unito, i prezzi al consumo sono cresciuti del 10,1% su base annua. Sebbene migliori rispetto a febbraio, quando l’inflazione si era attestata al 10,4%, i nuovi dati battono le previsioni degli analisti, che si aspettavano un +9,8%. Su base mensile, i prezzi sono aumentati dello 0,8%, contro un +0,5% atteso e un +1,1% messo a segno a febbraio. Come in Europa, anche nel Regno Unito l’inflazione core a marzo risulta persistente (+6,2%), seppure perfettamente in linea con il dato del mese prima (+6,2%).

Cosa farà la Bank of England?

Ovviamente, l’annuncio di un’inflazione ancora elevata ha fatto crescere le probabilità che la Banca d’Inghilterra (BoE) aumenti i tassi. Al momento, i mercati danno al 97% la possibilità di un rialzo a maggio che porti i tassi al 4,5%. Ciò significa che il costo del denaro potrebbe toccare il 5% entro l’autunno. La stretta della BoE è iniziata prima di quella della BCE, nel dicembre del 2021, ma l’obiettivo di un’inflazione al 2% appare ancora lontano.

Cosa significa per i tuoi investimenti?

In Europa, sul fronte inflazione, come hai visto, i segnali sono positivi. Certo, i toni da falco delle banche centrali sono sempre una sfida per i mercati, ma lo scenario appare meno fosco di qualche mese fa. Non è facile destreggiarsi in questo periodo storico, ma con l’aiuto di un consulente professionista puoi comunque mettere a punto una strategia che, fra le altre cose, ti consenta di proteggere i tuoi risparmi dai morsi dell’inflazione.

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