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I mercati iniziano bene l’anno. Speranze anche sull’inflazione

Dopo un 2022 difficile sui mercati, il nuovo anno ci dà ottimi motivi per essere positivi: tra questi, la riapertura cinese e la tenuta dell’Europa.

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Se il 2022 non è stato certamente un anno semplice sui mercati, il 2023 sembra dare nuove ragioni per essere ottimisti e guardare ai mercati con positività. Certo, ci sono ancora all’orizzonte prospettive che possono destare qualche preoccupazione. Ma ci sono anche ottime ragioni per essere rialzisti: la riapertura della Cina, per esempio, e la tenuta dell’economia europea.

E proprio l’Europa potrebbe essere l’“underdog” del 2023: da caso “disperato” tra i mercati sviluppati a economia in tenuta grazie alla scampata crisi energetica e alla riapertura del Dragone asiatico.

Basti pensare che a gennaio, dopo sei mesi in calo, l’indice PMI dell’Eurozona è tornato a crescere, superando la soglia critica dei 50 punti. Nel terzo trimestre del 2022 è inoltre calato il debito pubblico in rapporto al PIL dei Paesi che adottano la moneta unica (giù anche in Italia).

Note di ottimismo sono arrivate persino dalla Banca Centrale Europea: la presidente Christine Lagarde ha descritto uno scenario non brillante per il 2023, ma migliore di quanto anticipato e con lo spettro di una grave recessione in allontanamento. Il che ci riporta al tema inflazione e banche centrali.

Elementi che ci confermano come, quando investiamo, l’orizzonte temporale sia importantissimo: insomma non bisogna scoraggiarsi alle prime difficoltà, perchè in un periodo di tempo medio lungo gli investimenti, se ben calibrati, danno i loro frutti. Su questo ricordati sempre di consultare il tuo Financial Coach e studiare insieme a lui il piano d’investimento più adatto alle tue esigenze.

Inflazione, si placano i rialzi

A dicembre negli Stati Uniti l’indice dei prezzi al consumo ha segnato, su base annua, un +6,5%, il dato più contenuto dall’ottobre del 2021. Il dato “core” è aumentato del +5,7%, dopo il +6% di novembre. Nel corso del primo mese dell’anno, le speranze di un rallentamento dell’inflazione sono state ulteriormente alimentate da un rapporto favorevole sull’indice dei prezzi alla produzione USA.

Ma la nota interessante è che un principio di frenata ha iniziato a riscontrarsi anche sul Vecchio Continente. Eurostat ha confermato il tasso di inflazione annuo nell’Eurozona al 9,2% a dicembre: in rallentamento rispetto al mese precedente, ma comunque sempre quasi cinque volte più alto dell’obiettivo BCE.

L’Italia dal canto suo ha registrato un +11,6% su base annua, per effetto dell’energia e dei prezzi dei beni alimentari. Ai massimi dal dopoguerra l’inflazione tedesca, che sempre a dicembre ha riportato un +8,6% su base annua.

Le banche centrali non rinunciano ai rialzi

Numeri che ancora non lasciano molta scelta alle banche centrali. Nel suo ultimo bollettino economico, la Banca Centrale Europea ha ribadito che i tassi devono “ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante” per assicurare il ritorno dei prezzi all’obiettivo del 2%. Riviste al rialzo le proiezioni sull’inflazione, al 6,3% nel 2023, e al ribasso le stime sul PIL della zona euro, al +0,5% nel 2023.

In un discorso a Eschborn, in Germania, a fine gennaio Lagarde ha dichiarato che la BCE farà tutto il necessario per riportare l’inflazione al suo obiettivo. E non è stata la sua unica dichiarazione in tal senso.

Davos is back

Dopo due anni di pandemia, il World Economic Forum è tornato in presenza nella sua consueta cornice alpina invernale. Intervenendo in questa occasione, Lagarde ha detto che l’inflazione nell’area euro è ancora troppo elevata: occorre portarla all’obiettivo del 2% in maniera ordinata, continuando ad aumentare i tassi. E la contrazione dell’economia? Sarà probabilmente “contenuta”.

Nell’ultima giornata del WEF, la presidente del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva ha dichiarato che le prospettive economiche globali sono migliorate rispetto a qualche mese fa, anche grazie a una riduzione dei rialzi dei prezzi. Tuttavia, è importante restare prudenti e “non eccedere con l’ottimismo”.

Del resto, anche secondo l’ultimo Global Risks Report del World Economic Forum l’incremento del costo della vita è il rischio più immediato per l’economia globale. La maggior minaccia a lungo termine? Il cambiamento climatico.

Primo bollettino 2023 di Bankitalia

Il primo bollettino economico 2023 della Banca d’Italia segnala una crescita del Prodotto Interno Lordo del 3,9% nel 2022 e prevede allo 0,6% quella del 2023. Quest’anno, poi, l’inflazione dovrebbe frenare dal 9% del 2022 al 6,5%, per arrivare infine al 2,3% nel 2024.

Da Occidente a Oriente

La Bank of Japan, da parte sua, ha deciso di non apportare ulteriori modifiche al suo programma di controllo della curva dei rendimenti: la banda di oscillazione dei rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine rimane tra il -0,50% e lo 0,50%. La banca ha dichiarato che continuerà ad acquistare obbligazioni su larga scala e le aumenterà su base flessibile se necessario.

A dicembre l’indice dei prezzi al consumo in Giappone si è assestato al 4%, dal 3,7% di novembre: è l’accelerazione più ampia dal 1981.

Il timido risveglio del Dragone

Nel quarto trimestre del 2022, il Prodotto Interno Lordo cinese è cresciuto del 2,9% su base annua, invariato rispetto ai tre mesi precedenti. Nell’anno la crescita è stata del 3%: è il secondo dato più basso dal 1976. Tuttavia, i dati del quarto trimestre e di dicembre, migliori del previsto, fanno sperare in una ripresa: sarebbe una buona notizia per l’economia mondiale.

Collasso energetico scongiurato

Lo abbiamo accennato, ma lo ribadiamo: temperature più miti, una più ampia gamma di fornitori di energia e sforzi da più parti (sebbene non da tutte le parti) per limitare la domanda stanno aiutando il Vecchio Continente a scongiurare l’ipotesi di un collasso energetico ed economico.

Ponte Italia-Algeria

Durante la visita del presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ad Algeri, Eni (protagonista nel mese anche per un’emissione obbligazionaria green che ha registrato richieste di oltre cinque volte superiori all’offerta massima) e la sua omologa algerina hanno siglato una serie di accordi per ridurre le emissioni, aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia e l’Europa e realizzare un nuovo gasdotto per il trasporto anche dell’idrogeno.

“L’Algeria è il nostro principale fornitore di gas” e uno snodo chiave del “Piano Mattei per l’Africa”, ha detto Meloni, che vorrebbe fare dell’Italia un hub di distribuzione dell’energia. Per il numero uno di Eni Claudio Descalzi, l’Italia porterà a zero le forniture di gas russo nell’inverno 2024-2025. Firmato anche un partenariato fra Confindustria e le aziende algerine e un’intesa sulla cooperazione spaziale.

Industria “net zero”

Al World Economic Forum di Davos, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato come imminente la proposta di un Net-Zero Industry Act in risposta all’Inflation Reduction Act con cui gli States hanno predisposto importanti sussidi “green” alle aziende.

Un Coach per decifrare l’attualità

Come adeguare il portafoglio d’investimento alla luce di questi fatti, posto che abbia senso adeguarlo? Per capirlo – e per decifrare correttamente l’attualità, con i mercati in salita o in discesa – puoi, come sempre, confrontarti con il tuo Financial Coach.

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