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Quanto conta l’educazione finanziaria nelle scuole?

Non sono solo gli adulti a dover migliorare le proprie competenze: anche per i giovani, alle prese con la digitalizzazione della finanza, il tema è ormai cruciale.

L’educazione finanziaria sta diventando sempre più importante. Ma non sono solo gli adulti a dover migliorare le proprie competenze economiche: anche per i giovani, alle prese con la crescente digitalizzazione della finanza, il tema è ormai cruciale. Del resto, è meglio iniziare presto a prendere dimestichezza con nozioni fondamentali per gestire i propri risparmi nel modo più attento e consapevole possibile.

Proprio in quest’ottica, a febbraio in Italia è stata approvata una legge (disegno di legge Capitali) che, tra le altre cose, prevede di inserire l’educazione finanziaria tra le materie trattate a scuola, nello specifico nell’ambito dell’educazione civica. Ed è proprio allo sviluppo delle competenze economiche dei più giovani che Banca d’Italia ha dedicato diversi studi e relazioni.

I giovani italiani sono poco preparati

Partiamo da un dato di fatto: i giovani italiani hanno poca dimestichezza con le principali nozioni economico-finanziarie. A evidenziarlo è l’ultimo rapporto “Financial Literacy – OCSE Pisa 2022” che ha coinvolto 98mila quindicenni di venti Paesi diversi (in Italia, 6.200 ragazzi di 343 scuole superiori), interrogandoli su temi come:

  • risparmio
  • spesa
  • bilancio
  • assicurazioni
  • banche
  • tassi di interesse

Secondo lo studio, il punteggio degli italiani è risultato sotto la media OCSE, con il 18% degli intervistati che non raggiunge la soglia minima e solo il 5% (contro l’11% dei Paesi OCSE) che si colloca nella fascia più alta. Davanti a questi numeri è evidente che c’è tanto lavoro da fare.

Cosa ci dicono i dati

Va detto che la media nazionale risultata dall’indagine nasconde forti differenze a livello geografico (con i risultati peggiori registrati nel Mezzogiorno) e scolastico (con performance migliori nei licei). Ma quali sono i motivi dietro il basso livello di alfabetizzazione finanziaria dei giovani? Stando alla Banca d’Italia, è anche una questione culturale: in Italia, infatti, si tende a parlare raramente di denaro in famiglia rispetto ad altri Paesi.

Perché portare l’educazione finanziaria nelle scuole?

Tanto per cominciare, possedere competenze economiche è fondamentale non solo per il presente dei giovani, ma soprattutto per il loro benessere futuro. L’aumento dell’aspettativa di vita, insieme all’invecchiamento della popolazione, mette in difficoltà i sistemi pensionistici pubblici. Davanti a pensioni meno generose e a una vita lavorativa discontinua, i giovani si trovano a dover pianificare con largo anticipo l’uso dei propri soldi per costruirsi un cuscinetto di risparmi per la vecchiaia.

In secondo luogo, negli ultimi anni è diventato molto semplice accedere a strumenti finanziari online. Secondo Banca d’Italia, il 30% dei giovani under 24 utilizza piattaforme di investimento, anche senza avere consapevolezza dei pericoli. Infatti, la digitalizzazione della finanza crea sì grandi opportunità, ma pure rischi di una certa importanza: si pensi alle truffe sempre più sofisticate, agli investimenti molto aleatori come le criptovalute o all’accesso a mezzi di pagamento a debito come il Buy Now Pay Later. Senza un’adeguata consapevolezza, l’uso di questi strumenti può portare a grossi problemi.

Quali sono i vantaggi?

Come segnala Banca d’Italia, la diffusione dell’educazione finanziaria può avere ricadute positive non solo a livello individuale - in termini di maggiore consapevolezza nella gestione dei risparmi e minore esposizione ai rischi - ma anche a livello collettivo, traducendosi in minori diseguaglianze, cittadinanza attiva e consapevole e maggiore stabilità finanziaria.

Non solo: conoscere qualche nozione di finanza può anche aiutarti a comunicare in modo più efficace con il tuo Financial Coach - a cui comunque ti consigliamo di affidarti - mettendolo nelle condizioni di supportarti al meglio.

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