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Meteo Mercati: effetto Trump su Wall Street, crescita globale a due velocità

Wall Street festeggia la vittoria di Trump alla Casa Bianca, mentre in Europa Francia e Germania mostrano qualche difficoltà.

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La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA, un secondo taglio dei tassi, da 25 punti base, da parte della Fed, ma anche qualche dettaglio in più sulle misure di stimolo varate da Pechino e due potenze europee come Germania e Francia alle prese con una crisi politica e un’economia che non gode di ottima salute. Il tutto condito da un intensificarsi della tensione tra Russia e Ucraina, mentre in Medio Oriente si è raggiunto l’accordo per un momentaneo “cessate il fuoco” in Libano.

Economia globale tra inflazione e crescita

Il mese di novembre è stato decisamente movimentato e denso di avvenimenti. In questo scenario, si inseriscono i dati sullo stato di salute dell’economia globale, che certificano una certa divergenza tra la continua crescita degli Stati Uniti – dove il PIL del terzo trimestre è cresciuto del 2,8% su anno – e un maggiore affanno dell’Europa (nel terzo trimestre, il PIL è salito dello 0,9% su anno nella zona euro e dell'1% nell’UE).

Quanto alla dinamica dei prezzi, l’inflazione prosegue nella sua traiettoria discendente, seppur con qualche battuta d’arresto: negli Stati Uniti, l’indice CPI ha segnato una crescita dello 0,2% su base mensile a ottobre (come nel mese precedente) e del 2,6% anno su anno, dal 2,4% di settembre, mentre nella zona euro l’aumento annuo è stato del 2,3% a novembre, come indica la stima flash di Eurostat.

Il “Trump Trade” detta il ritmo ai mercati

I mercati stanno ancora cercando di elaborare il tutto, ma possiamo dire che, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti, a dominare nel mese è stato senza dubbio il cosiddetto “Trump Trade”, cioè l’euforia che ha spinto in alto azionario e dollaro USA, innescando anche una risalita dei rendimenti del Treasury, specialmente sulle scadenze più lunghe.

La vittoria del repubblicano Trump alle presidenziali USA è stata una vittoria netta e decisa, con un’onda Repubblicana che ha investito anche Senato e Camera. E piace ai mercati statunitensi per diversi motivi. Tanto per cominciare, spazza via l’incertezza, che i mercati mal tollerano. Inoltre, le politiche promesse dal presidente eletto – allentamento fiscale e regolatorio, nuovi dazi commerciali – dovrebbero tradursi in un sostegno agli utili aziendali e alla crescita nominale del Paese.

Tassi: le revisioni al ribasso proseguono

Appena dopo l’esito delle urne statunitensi, la Fed ha annunciato una seconda riduzione del costo del denaro, questa volta di 25 punti base (dopo il primo “jumbo” da 50 punti): ora i tassi si trovano in una forchetta tra il 4,50% e il 4,75%. Il presidente Jerome Powell ha spiegato che ad oggi la banca centrale non ha bisogno di affrettarsi a ridurre i tassi: può prendersi il tempo per riflettere sulla solidità dell’economia e del mercato del lavoro e sull’inflazione che – ha ricordato – deve ancora scendere al suo obiettivo del 2%.

Sulla nostra sponda dell’Atlantico, la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che la decisione di tagliare i tassi di un altro 0,25% a ottobre è stata presa con l’obiettivo di evitare ulteriori ripercussioni sull’economia mentre è in corso il processo di disinflazione. La prossima riunione di politica monetaria è in agenda il 12 dicembre.

L’oro ha un po’ ripiegato nel mese

Dopo una corsa che pareva inarrestabile, l’oro ha ritracciato nel mese di novembre, chiudendo il periodo sui 2.600 dollari l’oncia (dai 2.800 del mese scorso). Uno dei fattori alla base di questa frenata potrebbe essere l’annuncio di una tregua di 60 giorni tra Israele e Hezbollah in Libano, sintomo di un calo della tensione in Medioriente.

Il metallo prezioso resta comunque in rialzo di circa il 36% dai livelli di inizio anno. E diversi analisti, come Goldman Sachs e UBS, prevedono nuovi record nel 2025.

Le previsioni della Commissione UE

La Commissione Europea ha diffuso le sue previsioni economiche d’autunno, in cui ha confermato le aspettative sulla crescita della zona euro per quest’anno, con un PIL atteso in rialzo dello 0,8%. Le proiezioni indicano inoltre un +1,3% nel 2025 e un +1,6% nel 2026. Per quanto riguarda l’Italia, il PIL è atteso ora in crescita dello 0,7% nel 2024 (rispetto allo 0,9% delle previsioni di metà maggio), dell’1% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026.

Troppa carne al fuoco? Controlla l’emotività

Ci si avvia ormai verso la conclusione dell’anno, ma i temi da monitorare restano numerosi e consistenti. Per evitare di lasciarsi trascinare troppo dall’emotività, il consiglio resta quello di confrontarti sempre con il tuo Financial Coach.

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