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Meteo Mercati: Biden cede il testimone a Harris, Fed e BCE non toccano i tassi

Corsa elettorale al cardiopalma negli USA, ma i mercati restano indifferenti. Dati incoraggianti sul fronte dell’inflazione.

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Luglio è stato un mese particolarmente denso di avvenimenti, specialmente sul fronte geopolitico, con il ritiro di Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca e la discesa in campo della sua vice, Kamala Harris, come probabile candidata presidente per i Democratici. Intanto la Banca Centrale Europea ha confermato i tassi nella riunione di luglio, così come la Fed, che si è riunita alla fine del mese. E a Parigi hanno preso il via i Giochi Olimpici, tra polemiche, attenzione alla sicurezza e prime medaglie per l’Italia.

In tutto questo, i mercati si sono mantenuti tutto sommato stabili, sostanzialmente indifferenti alle vicende politiche e più focalizzati sui dati relativi all’inflazione e alla crescita, oltre che sulle mosse delle banche centrali. Del resto, storicamente, almeno a Wall Street, le elezioni presidenziali tendono a non impattare più di tanto sull’andamento dei mercati.

Il passo indietro di Joe Biden

Come accennato, il mese di luglio ha visto il passo indietro dell’attuale presidente USA, Joe Biden, che non si ricandiderà per un secondo mandato alle elezioni di novembre e ha espresso il suo sostegno alla vicepresidente Kamala Harris come candidata.

La decisione di Biden, che rimarrà in carica fino al termine del suo mandato a gennaio 2025, è arrivata a seguito di crescenti pressioni all'interno del partito Democratico, intensificatesi a partire dal deludente dibattito televisivo del 27 giugno contro l’avversario Repubblicano Donald Trump.

Nel frattempo, proprio Trump è stato lievemente ferito in una sparatoria nel corso di un comizio elettorale in Pennsylvania.

L’esito del voto in Europa

Nel Vecchio Continente, intanto, le elezioni francesi non hanno consegnato la vittoria all’estrema destra: al secondo turno, la sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP) si è affermata come prima coalizione, seguita dal blocco centrista Ensemble del presidente Emmanuel Macron e dall’estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen.

Nel Regno Unito, le urne hanno premiato il laburista Keir Starmer, eletto nuovo premier dopo l’uscita del conservatore Rishi Sunak. Dopo 14 anni di governo dei Tory, il Paese svolta dunque a sinistra.

Banche centrali alla finestra

La Fed ha confermato l’approccio attendista nella riunione di fine luglio, mantenendo i tassi fermi nell’attuale forchetta 5,25-5,50%. Ma l’inflazione, seppure con qualche “pitstop”, si conferma nella traiettoria discendente e una svolta pare ora più vicina.

Dai verbali della riunione di politica monetaria della Fed di giugno era già emerso che l'inflazione si sta muovendo nella giusta direzione, anche se non ancora abbastanza per poter tagliare i tassi di interesse. E al termine della riunione di luglio, il presidente Powell è apparso ottimista per il futuro: “la lettura dell’inflazione nel secondo trimestre ha aumentato la nostra fiducia”. Ora gli occhi sono dunque puntati sulla riunione di settembre, l’ultima prima delle presidenziali americane, quando è attesa una prima possibile riduzione del costo del denaro dello 0,25%, anche alla luce degli ultimi dati macro, che sono risultati incoraggianti.

A giugno l’inflazione statunitense è rallentata al +3% su base annua, dopo il +3,3% di maggio. Su base mensile, I prezzi sono invece calati dello 0,1%. Bene anche il PCE, l’indicatore più attenzionato dalla Fed. Nell’ultimo anno i prezzi complessivi sono aumentati del 2,5% e quelli core del 2,6%. Non solo: negli ultimi tre mesi, il dato core ha raggiunto il 2,3% annualizzato, non lontano dall’obiettivo del 2%, a fronte del 4,5% nel periodo gennaio-marzo e del 2,9% di marzo-maggio.

Parallelamente, nel secondo trimestre 2024 il PIL statunitense è cresciuto del +2,8% rispetto a un anno fa e del +1,4% dal primo trimestre, superando le attese degli economisti.

Inflazione in leggera discesa in Europa

Anche la BCE ha deciso all’unanimità di lasciare invariati i tassi d’interesse a luglio, dopo il primo taglio a giugno. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta al 4,25%, quello sui depositi al 3,75% e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Possibile un nuovo intervento al ribasso a settembre.

Nel frattempo l’inflazione nell’Eurozona è scesa al 2,5% su base annuale a giugno, rispetto al 2,6% di maggio, mentre il dato core è rimasto invariato al 2,9%. In Italia, invece, l'inflazione è salita allo 0,9% dallo 0,8 % del mese scorso.

Tagli a sorpresa in Cina

La banca centrale cinese ha effettuato due tagli ravvicinati, a sorpresa, ai tassi di interesse, abbassando quello dei prestiti a un anno al 2,3%, in una mossa volta a imprimere un’ulteriore spinta all’economia nazionale.

Il Fondo Monetario ritocca le stime di crescita

Il Fondo Monetario Internazionale ha alzato le stime di crescita globale al 3,3% per il 2025, lasciando invariata al 3,2% quella di quest’anno. Per l’Italia, il Fondo ha confermato la previsione di crescita dello 0,7% per quest’anno e alzato di 0,2 punti, allo 0,9%, quella per il 2025. Secondo l’FMI, nelle maggiori economie l’inflazione sta scendendo a un ritmo più lento del previsto, con i tassi di interesse che potrebbero rimanere alti “ancora a lungo”.

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