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Le previsioni pessimistiche su Wall Street non si sono avverate: cosa è successo?

La recessione tanto temuta non si è verificata e per le Borse c'è stato un significativo rally di fine anno. Cosa ci insegna tutto questo?

A leggere le previsioni dei gestori sul finire del 2022, c’era da mettersi le mani nei capelli: pesante recessione in Europa e negli Stati Uniti, rallentamento dei consumi e inflazione persistente. Ma per fortuna, le previsioni sono fatte per essere smentite: a sorpresa, il 2023 è stato un anno positivo sotto diversi punti di vista. Per cominciare, la tanto temuta recessione non c’è stata.

Mentre l'anno volgeva al termine, poi, per le Borse si profilavano guadagni a doppia cifra percentuale e l’inflazione, specialmente quella europea, appariva finalmente in discesa, avvicinandosi sempre di più all’obiettivo della banca centrale. Persino l’Italia, che sembrava ancora una volta l’anello debole del Vecchio Continente, ha reagito in modo sorprendentemente positivo.

Cosa ci si aspettava?

A ottobre del 2022, il Wall Street Journal ha pubblicato un sondaggio condotto su oltre sessanta previsori economici provenienti da università, aziende e Wall Street. Ne è emersa la convinzione che gli Stati Uniti sarebbero probabilmente entrati in recessione nei successivi 12 mesi, mentre la Federal Reserve avrebbe proseguito nella sua battaglia per ridurre un’inflazione persistentemente alta.

In particolare, gli intervistati avevano previsto un PIL USA corretto per l'inflazione in contrazione a un tasso annuo dello 0,2% nel primo trimestre del 2023 e dello 0,1% nel secondo trimestre e un tasso di disoccupazione, sempre negli Stati Uniti, al 4,3% entro giugno (dal 3,5% di ottobre 2022).

Come sono andate le cose?

In realtà, la disoccupazione negli Stati Uniti è salita nel corso dell’autunno, ma solo fino al 3,9% di ottobre, per poi ridiscendere al 3,7% nel mese di novembre (ultimo dato disponibile), mentre l’indice dei prezzi al consumo, sempre a novembre, si è attestato al 3,1% su anno negli USA e al 2,4% nella zona euro. Quanto al PIL, il dato relativo al terzo trimestre segna per gli Stati Uniti una crescita di ben il 5,2% (dal 2,1% del trimestre precedente). In leggera contrazione invece l’economia della zona euro, che nel periodo luglio-settembre ha registrato un calo dello 0,1% su trimestre.

Sui mercati finanziari, poi, il 2023 ha decisamente sorpreso in positivo. Da inizio anno alla chiusura del 14 dicembre:

  • l’indice S&P 500 era in rialzo del +22,5%, grazie soprattutto al contributo delle “magnifiche 7” (Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla);
  • il Nasdaq 100 guadagnava il +51,7%;
  • il Cac 40 di Parigi segnava un progresso del +13%;
  • il Nikkei riportava un +26%;
  • il nostro Ftse Mib un +28,9%.

Insomma, a dispetto di quanto inizialmente quasi tutti si aspettavano, i rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve non hanno messo il freno all’economia americana, che durante tutto l’anno ha continuato a crescere, e nemmeno le mosse della BCE hanno provocato grossi scossoni alle economie dei Paesi membri, anche se nella zona euro la crescita sta rallentando.

Così, nel giro di neanche un anno, la narrazione di Wall Street è passata da toni allarmistici su una probabile recessione negli Stati Uniti a un più ottimista scenario di “soft landing”, che prevede una successiva ripresa a partire dal 2025.

Perché le previsioni hanno “toppato”?

Va detto, per amor di cronaca, che nessun analista si è mai spinto a dare la recessione per certa nel corso del 2023. Ma i previsori intervistati dal Wall Street Journal avevano assegnato allo scenario recessivo una probabilità del 63%.

È anche vero che fare previsioni economiche è un lavoro ingrato e difficile. Le economie moderne sono organismi estremamente complessi e riflettono svariati fattori, alcuni dei quali sono impossibili da prevedere – per esempio la pandemia da coronavirus o le guerre in Ucraina e in Medio Oriente.

Nel corso del 2023, inaspettatamente, i consumi hanno retto nonostante l’inflazione elevata, la disoccupazione non ha registrato la tanto attesa fiammata e la stretta delle banche centrali ha avuto un effetto più blando del previsto.

Take home: meglio restare investiti

Perché mai ti abbiamo detto tutto questo? Per farti riflettere su quanto sia rischioso investire e disinvestire sull’onda dell’emotività. Chi è uscito dal mercato azionario all’inizio dell’anno temendo l’arrivo imminente di una recessione e il conseguente crollo delle Borse si è perso un rally niente male.

È proprio per questo che ti diciamo sempre di cercare di mantenere lo sguardo fisso sui tuoi obiettivi di lungo periodo, ignorando per quanto possibile il “rumore” di fondo. Per farlo, l’aiuto di un Financial Coach può essere prezioso: un professionista del settore degli investimenti può aiutarti infatti a non farti prendere dall’irrazionalità e a mantenere un portafoglio ben diversificato, adatto alle condizioni del mercato e, soprattutto, in linea con i tuoi obiettivi di vita.

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