La liquidità delle famiglie italiane, un potenziale da sfruttare
Con la crisi innescata dalla pandemia sono aumentate le riserve di liquidità degli italiani. Un potenziale inespresso che potrebbe essere impiegato in modo più efficiente
Tenere i risparmi fermi sul conto corrente è la scelta più sicura per difendere il capitale? La risposta potrebbe non essere quella che ti aspetti. In realtà anche la liquidità è rischiosa, poiché soggetta al potere erosivo dell’aumento dei prezzi. Dati alla mano, mantenendo 10.000 euro fermi sul conto corrente dal 2010, oggi avresti registrato una perdita di circa il 16% del loro valore. Noi italiani tuttavia preferiamo non investire, a maggior ragione in una situazione delicata come questa. I mercati però, a differenza della liquidità fine a sé stessa, storicamente remunerano il rischio preso sul medio-lungo periodo, aiutando a rivalutare quei risparmi.
Una marea di liquidità nelle nostre mani. La conferma arriva dall’ultimo bollettino mensile dell’ABI, secondo il quale, nel mese di ottobre 2020, noi italiani abbiamo aggiunto ai nostri conti correnti ben 32 miliardi di euro in più, che equivalgono a circa un +9,5% su base annua. Un balzo in avanti che ha portato la liquidità totale a superare la cifra di 1.700 miliardi, con un aumento in valori assoluti di 149 miliardi in un solo anno.
Un’impennata delle riserve che ha un impatto diretto sui consumi dei cittadini e che ha frenato gli investimenti degli imprenditori. El’economia soffre.
Va detto che, di certo, non siamo di fronte a una tendenza nuova per i risparmiatori italiani. Secondo un’indagine Prometeia e Ipsos, già a fine 2019 lo stock di attività liquide copriva circa il 33% delle attività finanziarie nei portafogli delle famiglie, con una su due che deteneva in liquidità tutta la propria ricchezza.
È un bene? In realtà parliamo di un’abitudine piuttosto deleteria per i nostri risparmi: dalle analisi Prometeia emerge infatti che chi non ha investito in un arco temporale di 15 anni ha perso circa il 30% di ricchezza potenziale in termini reali. Si tratta di un fenomeno rilevante: potrebbe coinvolgere fino a 4 milioni di persone che al momento detengono l’intero patrimonio in liquidità, per un ammontare complessivo di circa 250 miliardi di euro, che potrebbero essere indirizzati in favore degli investimenti.
Insomma, il messaggio è semplice: non investire non equivale affatto a non rischiare. Il potere erosivo dell’inflazione lavora negli anni come un topolino che rosicchia i risparmi sotto il materasso. Per dirla con le parole del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, “i depositi vanno smobilizzati grazie agli investimenti”. Non vuol dire che devi investire tutti i tuoi risparmi sul mercato azionario. Significa però che puoi adottare una gestione più efficiente delle tue risorse.
Come si comportano gli altri cittadini europei? Tendenzialmente, negli altri Paesi europei si investe in modo più efficace, almeno stando ai dati riportati da Euler-Hermes. Basti pensare che, tra il 2003 e il 2017, la variazione di ricchezza registrata in Italia è stata per l’87% imputabile al risparmio e solo per il 13% agli investimenti, mentre in Spagna e in Francia le attività finanziarie hanno pesato rispettivamente per il 53% e il 38%. Tradotto: in quegli anni uno spagnolo – se contiamo i dati storici di un investimento in un portafoglio bilanciato – ha rivalutato i risparmi investiti, invece di lasciarli in balia del potere erosivo dell’inflazione.
Gli investimenti ti sembrano rischiosi? Sì certo, investimento e rischio sono due concetti che vanno a braccetto. Abbiamo visto però che il conto corrente non è una cassaforte sicura. Inoltre, devi considerare che i rischi che corri investendo sui mercati possono essere in parte “gestiti” e, se accetti di correrli, vengono comunque remunerati.
Inoltre, come ci insegna la storia, sui mercati la pazienza “paga”. Nel medio-lungo periodo, infatti, tendono a recuperare le oscillazioni momentanee e a remunerare chi si è assunto del rischio, sia puntando sul mercato azionario, che sulle obbligazioni.