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La BCE alza di mezzo punto i tassi e presenta il TPI

La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale e presentato il nuovo strumento per stabilizzare gli spread.

Primo aumento dei tassi dopo 11 anni. E fine, dopo otto anni, dell’era dei tassi negativi nell’eurozona. Tutti e tre i principali tassi di interesse sono infatti stati ritoccati al rialzo di 50 punti base, mentre la consueta forward guidance ha subito una modifica strutturale, a tutto vantaggio di un approccio “riunione per riunione”. Sempre fermo restando, però, che “nelle prossime riunioni sarà opportuna un’ulteriore normalizzazione dei tassi d’interesse”. Insomma: poco ma sicuro, seguiranno ulteriori revisioni al rialzo. Ma quante? E quanto importanti?

E ci sono altre novità? Sì: è stato presentato il Transmission Protection Instrument, o TPI, uno strumento di protezione contro gli effetti a catena del rialzo degli spread delle aree più periferiche – e più fragili – dell’area euro. Quindi sì, l’Italia si conferma l’osservato speciale. Specialmente a valle della recente crisi di governo. Ma ripercorriamo con ordine tutto quello che la Banca Centrale Europea ha annunciato dopo l’attesissima riunione di politica monetaria di giovedì 21 luglio.

Da 25 a 50 punti base: perché la BCE ha cambiato idea?

La decisione di un rialzo di 50 punti base può essere stata, per molti, una sorpresa. Dalla riunione di giugno, infatti, la Banca Centrale Europea aveva ripetutamente confermato l’intenzione di aumentare i tassi di 25 punti base nell’incontro di luglio, per poi accelerare il ritmo dei rialzi a partire da settembre.

Perché ha cambiato idea? Per anticipare i tempi rispetto alla recessione che incombe: i “falchi” dell’autorità monetaria dell’area euro devono aver temuto che l’incombente fase economica negativa avrebbe finito col compromettere la possibilità di rialzi più consistenti da settembre in avanti. E d’altro canto alcuni – come per esempio Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING – vedono in questo un compromesso: voi “colombe” della BCE avrete il vostro TPI, noi “falchi” un aumento dei tassi più corposo già nell’appuntamento di oggi. Così commenta l’esperto di ING.

“A essere onesti, questa decisione ha molto senso. Anche se la BCE mantiene viva l’idea di una serie di rialzi dei tassi, la finestra per tale serie si sta chiudendo rapidamente, poiché i prezzi elevati dell’energia e delle materie prime, i punti di attrito delle catene di approvvigionamento e la guerra in Ucraina sono tutti fattori che molto probabilmente spingeranno l’economia dell’eurozona in recessione verso la fine dell’anno”.

Fine della forward guidance: si deciderà volta per volta

C’era una volta la forward guidance: era il set di indicazioni che la Banca Centrale Europea forniva a proposito dei passi che con tutta probabilità avrebbe compiuto da quel punto in poi. La riunione del 21 luglio ha segnato l’addio – o quantomeno l’arrivederci – a questa prassi consolidata: il momento storico è tale che la BCE d’ora in avanti procederà “meeting by meeting”, volta per volta. Che è come dire: si naviga a vista, sulla base dei dati e dei fatti economici che emergeranno. Il commento in proposito di Brzeski è chiaro.

“Alla fine dello scorso anno, la presidente della BCE Christine Lagarde aveva già fornito la sua personale forward guidance affermando di non aspettarsi rialzi dei tassi nel 2022. La forward guidance varata nella riunione di giugno era tanto inutile quanto sbagliata. In tempi di forte incertezza, la forward guidance è uno strumento che nessuna banca centrale dovrebbe utilizzare”.

Difficile, a questo punto, dire cosa farà la BCE dopo settembre. Mentre può essere di assoluto interesse capire cosa è stato detto sul Transmission Protection Instrument.

Cos’è e come funziona il Transmission Protection Instrument?

Il TPI va ad aggiungersi agli strumenti già esistenti (OMT e reinvestimenti flessibili del PEPP) ma con l’idea di contrastare un preciso fenomeno: un movimento ingiustificato e disordinato degli spread. Gli acquisti in ambito TPI – che riguarderanno bond con scadenza compresa tra 1 e 10 anni – saranno decisi su base discrezionale dal board della BCE, ma tenendo conto di quattro condizioni ben precise, che pongono l’accento sulla disciplina e sul rigore economico e fiscale. E in questo si intravede il tocco dei “falchi”.

Quali sono le quattro condizioni? Eccole:

  • rispetto delle regole di bilancio in tema di deficit;
  • mancanza di disequilibri macroeconomici;
  • valutazione della sostenibilità nel lungo termine del debito pubblico;
  • politiche macroeconomiche e fiscali sane e in linea con i dettami del PNRR e con le raccomandazioni della Commissione Europea.

Una crisi di governo o la volatilità legata a una campagna elettorale – tanto per citare due temi di grandissima attualità nel nostro Paese – non bastano dunque per garantire un intervento della BCE sugli spread. Il sottotesto è abbastanza chiaro: non è l’allargamento dello spread dovuto a una debolezza specifica di questo o di quell’altro Paese ad attivarci, ma un movimento speculativo sui mercati che prende di mira Paesi fondamentalmente sani.

Come hanno reagito i mercati e cosa fare in questa fase?

I mercati hanno reagito con la consapevolezza che il rialzo dei tassi annunciato il 21 luglio non farà scendere l’inflazione nel breve periodo. La mossa punta soprattutto a ridurre le aspettative di inflazione e a lanciare un messaggio: la BCE è di nuovo in campo contro l’inflazione, com’è nel suo mandato originale.

Dopo gli annunci della BCE, le Borse europee hanno perso qualche colpo salvo poi recuperare, reagendo così sia al rialzo di 50 punti base sia alla presentazione del TPI. Il quale, seppure agli arbori e vincolato alle condizioni che abbiamo visto, rassicura sul fatto che l’autorità monetaria non lascerà al loro destino i Paesi più fragili (com’è, appunto, l’Italia).

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