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Il segretario al Tesoro USA a Pechino: ecco com’è andata

L’obiettivo del viaggio di Janet Yellen era ricucire i rapporti tra Stati Uniti e Cina. Al centro delle discussioni anche semiconduttori e tecnologia.

Dai semiconduttori alla tecnologia, passando per Taiwan, le tensioni tra Cina e Stati Uniti erano (e sono) forti. Ma la visita a Pechino del segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen, oltre a fare il punto sulle relazioni tra le due superpotenze, è servita anche dare un segnale di distensione con l’obiettivo di ricucire i rapporti.

Il viaggio di Yellen, durato quattro giorni, dal 6 al 9 luglio, è stato l’ultimo in ordine di tempo di un esponente del governo USA in Cina, a poche settimane di distanza da quello del segretario di Stato Antony Blinken.

Materie prime decisive: le limitazioni all’export

La missione di Yellen in Cina è iniziata decisamente in salita. Alla vigilia della sua partenza, infatti, Pechino ha annunciato che dal primo agosto limiterà le esportazioni di prodotti e materiali contenenti gallio e germanio, metalli utilizzati per la realizzazione di semiconduttori e fondamentali per l’industria della difesa, per esempio per radar e visori notturni, e per le energie pulite, con applicazioni nei pannelli solari, nelle auto elettriche, nelle luci a Led.

Per le forniture di queste materie prime, il mondo intero dipende soprattutto dalla Cina: il gigante asiatico controlla circa il 60% della produzione globale di germanio e per il gallio la quota si avvicina addirittura all’80%, secondo la Critical Raw Materials Alliance (CRMA), l’associazione degli industriali europei.

Il motivo della misura, come ha spiegato il ministero del Commercio cinese, è “salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali”. Ma la decisione sembra essere stata dettata dalle restrizioni varate dagli USA sulla vendita di chip di fascia alta e attrezzature per produrli.

Prove di distensione tra USA e Cina

Durante la sua visita, Yellen ha incontrato alti dirigenti cinesi, le aziende americane che operano nel Paese e il vicepremier He Lifeng, ma non il presidente cinese, Xi Jinping. Alla missione del segretario al Tesoro statunitense, decisa dal presidente USA Joe Biden e Xi Jinping nel loro ultimo faccia a faccia al G20 di Bali dello scorso novembre, dovrebbe seguire quella del segretario al Commercio, Gina Raimondo.

È in calendario poi un bilaterale tra Biden e Xi, a margine del G20 di settembre in India o del vertice APEC (Cooperazione Economica Asia-Pacifico) che si terrà a novembre a San Francisco.

Yellen, che conosce bene la Cina da quando guidava la Fed, è vista come una controparte più amichevole di altri esponenti dell’amministrazione statunitense. È stata lei, infatti, ad aver caldeggiato in passato un allentamento dei dazi USA, anche se poi a Washington ha prevalso la linea dura. Ma i suoi toni restano concilianti. Non a caso, in una recente intervista, Yellen ha detto che la “sana concorrenza” potrebbe avvantaggiare i lavoratori e le imprese in entrambi i Paesi.

“La mia speranza viaggiando in Cina è ristabilire i contatti. C’è un nuovo gruppo di leader, dobbiamo conoscerci. C’è bisogno di discutere i nostri disaccordi in modo da non avere malintesi, non fraintendere le reciproche intenzioni”.

Yellen è arrivata in Cina pochi giorni dopo la nomina del tecnocrate di lunga data Pan Gongsheng come responsabile del Partito Comunista cinese presso la People’s Bank of China, nomina che lo rende il potenziale sostituto dell’attuale governatore, Yi Gang.

USA e Cina a confronto: i temi sul tavolo

Diverse le questioni di cui Yellen si è occupata, e non tutte di facile soluzione. Dopo la presidenza Trump, anche Biden ha portato avanti una politica commerciale di intransigenza nei confronti di Pechino, dando una stretta all’export americano di chip e altro materiale high tech in Cina, mentre a Washington si sta lavorando a un ordine esecutivo per tagliare gli investimenti delle imprese statunitensi nei settori tecnologici cinesi, ritenuti un rischio per la sicurezza nazionale. Inoltre, è allo studio un ulteriore giro di vite sui semiconduttori.

Del resto, è stata la stessa Yellen a chiedere alle aziende USA di diversificare le catene di fornitura verso altri Stati. In risposta, Pechino nelle ultime settimane ha aumentato la pressione sulle imprese estere presenti nel Paese, allargando la legge sullo spionaggio, interrogando i dipendenti di società occidentali e, soprattutto, vietando alle compagnie cinesi che trattano informazioni sensibili di acquistare i prodotti della Micron Technology, il più grande produttore americano di memory-chips.

Un’altra questione, oltre alle persecuzioni della minoranza musulmana nello Xinjang, riguarda la rinegoziazione dei debiti di alcuni Paesi in via di sviluppo a rischio default, come lo Zambia, su cui Pechino frena. Ovviamente, sui rapporti tra Pechino e Washington pesa la vicinanza del governo cinese alla Russia. Insomma, il dialogo è appena agli inizi.

Materie prime, chip, tech: le opportunità di una distensione

Dal commercio alla tecnologia, passando per la geopolitica, le questioni su cui le due superpotenze si trovano su posizioni al momento differenti sono infatti numerose. Materie prime, chip, tech: per capire se e come tutto questo – oltre all’eventuale auspicata distensione – può aprire prospettive e opportunità d’investimento, non ti resta che confrontarti con il tuo Financial Coach.

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