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Economia e inflazione, proiezioni OCSE in chiaroscuro

La ripresa potrebbe fare capolino già nel 2024. Ma molte incognite incombono all’orizzonte. Come cogliere le opportunità oltre le difficoltà?

A che punto è la notte? Forse è già passata l’ora più fredda, ma non siamo ancora in vista dell’alba. È quanto in pratica ci dice l’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che martedì 22 novembre ha pubblicato il suo più recente Economic Outlook.

Curioso di sapere cosa ci dice? Ebbene, eccoci qua: l’anno prossimo l’economia globale dovrebbe rallentare ulteriormente, per tutta una serie di motivi. Ovviamente, tutti intrecciati gli uni con gli altri. Il massiccio e storico shock energetico – non se ne ricordava uno di questa portata dagli anni Settanta – innescato dalla guerra della Russia contro l’Ucraina continua a stimolare le pressioni inflazionistiche, le quali a loro volta intaccano la fiducia e il potere d’acquisto delle famiglie, aumentando i rischi a livello mondiale.

Economia mondiale: le previsioni in cifre

Secondo le proiezioni, a livello globale l’economia crescerà ben al di sotto dei risultati attesi prima della guerra, con un modesto 3,1% quest’anno, un 2,2% nel 2023 e un 2,7% scarso nel 2024.

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La crescita nel 2023 dipenderà fortemente dalle maggiori economie emergenti asiatiche, che l’anno prossimo rappresenteranno quasi i tre quarti della crescita del PIL mondiale, tenuto anche conto del fatto che Stati Uniti ed Europa subiranno una forte decelerazione. Ben rappresentata, come si vede dal grafico, dal nostro Paese.

Fari ancora puntati sull’inflazione

A frenare la crescita contribuiranno la persistente inflazione, gli elevati prezzi dell’energia, la debole crescita del reddito reale delle famiglie, il calo della fiducia e l’inasprimento delle condizioni finanziarie. C’entra, naturalmente, l’incremento dei tassi di interesse: per quanto indubbiamente necessario per moderare l’inflazione, aumenterà le difficoltà finanziarie sia per le famiglie che per le imprese.

Stando alle proiezioni, l’inflazione nell’area OCSE resterà elevata, superando quest’anno il 9%. In scia a una politica monetaria più restrittiva, con la diminuzione delle pressioni sulla domanda e sui prezzi dell’energia e la normalizzazione dei costi del trasporto e dei tempi di consegna, l’inflazione dovrebbe poi gradualmente ridursi al 6,6% nel 2023 e al 5,1% nel 2024.

Nel corso della presentazione dell’Outlook, il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann si è espresso così.

“L’economia globale sta affrontando gravi venti contrari. Abbiamo a che fare con una grave crisi energetica e i rischi continuano a essere rivolti al ribasso, con una crescita globale più modesta, un’inflazione elevata, una fiducia debole e alti livelli di incertezza che rendono molto impegnativa la navigazione dell’economia fuori da questa crisi e verso una ripresa sostenibile”.

Molto, ha detto poi Cormann, dipenderà dall’evoluzione degli scenari che si sono aperti lo scorso febbraio nel cuore dell’Europa.

“La fine della guerra e una pace giusta per l’Ucraina sarebbero il modo più efficace per migliorare le prospettive economiche globali in questo momento. In attesa che ciò accada, è importante che i governi mettano in campo misure politiche a breve e medio termine per affrontare la crisi, per attutirne l’impatto nel breve periodo e per costruire al contempo le basi per una ripresa più forte e sostenibile”.

Molte incognite all’orizzonte

Dicevamo dell’evoluzione degli scenari internazionali. Per citare un grandissimo classico cinematografico: “potrebbe esser peggio”. E infatti, scrive l’OCSE, la crescita potrebbe essere più debole del previsto qualora i prezzi dell’energia dovessero aumentare ulteriormente o le interruzioni delle forniture energetiche dovessero interessare i mercati del gas e dell’elettricità in Europa e in Asia.

L’incremento dei tassi di interesse a livello globale potrebbe mettere sotto pressione molte famiglie, imprese e governi, con tanto di aumento degli oneri del servizio del debito. In altre parole: l’inasprimento delle condizioni finanziarie globali potrebbe aumentare il rischio, per tutti, di incorrere in ulteriori difficoltà di finanziamento e indebitamento.

In questo contesto, l’Economic Outlook dell’OCSE delinea una serie di azioni politiche che i governi dovrebbero intraprendere per affrontare le sfide del momento.

I suggerimenti dell’OCSE ai governi

Partendo dal presupposto che nella maggior parte delle principali economie avanzate e in molte economie emergenti occorre un ulteriore inasprimento della politica monetaria per ancorare saldamente le aspettative di inflazione e ridurre quest’ultima in modo duraturo, per l’OCSE il sostegno fiscale fornito per attenuare l’impatto degli alti costi dell’energia dovrebbe essere temporaneo. Va incentivata soprattutto la riduzione dei consumi. E le misure di sostegno andrebbero concepite in modo da minimizzare i costi fiscali e concentrarsi sull’aiuto alle famiglie e alle imprese più vulnerabili.

La gestione della crisi energetica, poi, richiederà un sostegno politico più deciso nell’ottica di stimolare gli investimenti nelle tecnologie pulite, promuovere l’efficienza energetica, garantire forniture alternative e riallineare la politica agli obiettivi di mitigazione climatica.

Investire tra rallentamento e inflazione

In una cornice come questa, che spazio resta per gli investimenti? Molto. Quel che bisogna fare è, né più né meno, quel che sempre si fa quando si parla di gestione patrimoniale: darsi un orizzonte temporale, possibilmente di medio-lungo periodo, e, ciò fatto, mantenere ferma la barra del timone, senza allarmarsi o entusiasmarsi troppo per le oscillazioni quotidiane dei mercati.

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