“Sell in May and go away”: regola valida anche ai tempi del COVID-19?
“Vendi tutto a maggio e scappa” è uno di motti leggendari per gli investitori. E come ogni anno, a maggio, torna puntualmente di moda. Ma sarà valido anche in tempi di crisi?
Questa ardita strategia di investimento si basa sulla tendenza dei mercati a sovraperformare da novembre ad aprile rispetto al periodo estivo (da maggio a ottobre). Funziona in modo molto semplice: vendi le azioni a inizio maggio, tieni i soldi disinvestiti nei mesi estivi e torni ad acquistare a fine ottobre.
“Vendi in primavera e reinvesti in autunno”: ha senso? Secondo gli studiosi Bouman e Jacobsen, che hanno scritto un importante articolo sul tema, la cosiddetta Halloween strategy funziona su scala globale. Il professor Jacobsen ha documentato l’effetto Sell in May in UK, utilizzando dati che partono addirittura dal 1694. Ma le teorie non sono regole e – dati alla mano – la strategia del “Sell in May and go away” è stata smentita più volte nel corso degli anni. Per esempio, dopo il crollo del mercato nel 2008, questo modello si è invertito. Il Dow è sceso del 12,4% da novembre 2008 ad aprile 2009 e ha invece guadagnato nei mesi estivi.
Quello che in questi giorni molti investitori si stanno chiedendo è se il coronavirus abbia scardinato anche questo schema, come successo con il fallimento della Lehman Brothers nel 2008, oppure no. Cerchiamo di capire allora cosa sta succedendo nelle principali piazze finanziarie.
Mercati in ripresa. I mercati azionari hanno reagito alla pandemia in modo sorprendente. Prima un collasso di oltre il 30% tra fine febbraio ed inizio marzo, poi una performance record in aprile, e ora si muovono in modo disordinato. A guardare la performance delle Borse negli ultimi giorni di maggio si direbbe che il COVID-19 abbia scalzato la nostra teoria, almeno nella parte del Sell in May, visto che molti listini sono risaliti addirittura sui livelli precedenti il lockdown di marzo. A sostenere gli acquisti la convinzione che la fase critica della pandemia sia giunta al termine mentre inizia la fase dei forti sostegni all’economia, con il piano europeo sul Recovery Fund, a cui si aggiungono le misure di Francia, Germania e Giappone.
Ma c’è chi invita alla cautela. Ad ascoltare i moniti che arrivano dalle banche centrali però, verrebbe da essere molto più cauti. La caduta dell’economia globale è violenta: Fitch a maggio ha abbassato le stime sul PIL mondiale nel 2020 da -3,9% a -4,6%. L’Europa – a detta dell’agenzia di rating – registrerà una caduta dell’8,2% (rispetto al -7% stimato in precedenza). Ancora peggio l’Italia (-9,5% rispetto al -8%), che nel 2021 è attesa in rimbalzo del 4,2%.
La Bce nel Financial Stability Review ha inoltre sottolineato che la pesante recessione espone il sistema finanziario a una situazione molto difficile, su cui gravano gli elevati debiti, le banche poco profittevoli, le fragilità dei mercati, la probabilità di default aziendali e la caduta dei prezzi delle case. Quindi no, non è detto che il rally degli ultimi mesi vada avanti, perché le Borse ancora non stanno scontando molti fattori, tra cui, banalmente, l’evoluzione della pandemia. Sembra che il mercato stia sottovalutando il carattere graduale e severo della riapertura, nonché i rischi di una seconda ondata di contagio in seguito all’allentamento delle misure di contenimento.
Qualche indicazione dagli utili semestrali. Bisognerà inoltre continuare a monitorare l’andamento degli indici economici nei prossimi mesi e capire se i dati sui vari settori saranno confermati. Altro aspetto da considerare è l’impatto che avranno i risultati delle aziende sugli indici di borsa in cui sono quotate. I dati delle aziende resi noti finora, infatti, hanno riguardato principalmente il primo trimestre in cui ancora gli effetti economici del coronavirus non si erano completamente dispiegati. Sarà interessante vedere i risultati semestrali che certamente registreranno l’impatto di quanto avvenuto nei mesi di lockdown e in quelli successivi. E soprattutto, bisognerà vedere come si comporteranno le banche centrali che in questo periodo hanno assunto ancor di più il ruolo di colonna portante dell’economia in momenti di forte incertezza.
Abbiamo davanti tanti fattori da considerare, molti dei quali sfuggono al nostro controllo. Fare previsioni è difficile e per il momento l’intero globo sembra continuare a muoversi un passetto alla volta, giorno dopo giorno. In casi eccezionali come questi saltano regole, strategie, previsioni e forse per tornare a seguire degli schemi ci vorrà ancora tempo, il tempo di ricostruire uno scenario e capire davvero cosa ci aspetta.