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Tenere i soldi fermi sul conto corrente? Oggi è troppo rischioso

L’associazione europea Efama esorta i risparmiatori a investire: con l’inflazione che corre, tenere i risparmi in banca comporta una perdita certa nel tempo.

Evitare i mercati finanziari per non correre troppi rischi, finendo per tenere i risparmi parcheggiati sul conto corrente, equivale in realtà a tirarsi la zappa sui piedi. A maggior ragione in un periodo di inflazione in aumento, che amplifica l’effetto dell’erosione, nel tempo, del potere d’acquisto dei tuoi sudati risparmi.

Te lo abbiamo detto diverse volte, ma torniamo a ribadire il concetto con il supporto di un recente documento pubblicato da Efama, l’associazione europea del risparmio gestito.

Troppi soldi sui depositi bancari

“La grande maggioranza delle famiglie europee continua a tenere una quota spropositata della propria ricchezza sotto forma di depositi bancari”, si legge nello studio. Nello specifico, tra la fine del 2016 e la fine del 2021 l’ammontare dei risparmi nei depositi bancari nel Vecchio Continente è salito da 10.321 miliardi di euro a 13.375 miliardi di euro, mentre la quota della ricchezza complessiva parcheggiata in banca è passata dal 37% al 38,1%. In Italia è ancora più alta: dal 40,4% di fine 2016 al 41,3% di fine 2021.

Il peso dell’inflazione sui tuoi risparmi

Questo succede nonostante una realtà innegabile: l’inflazione ha un significativo impatto negativo sui risparmi tenuti fermi. E per capirlo basta guardare ai numeri: il valore reale dei depositi bancari detenuti in Europa alla fine del 2001 si è contratto del 24% in 20 anni. E a fine 2022 la perdita di valore arriverà probabilmente al 28%. Fai tu i conti. E considera che questa perdita di potere d’acquisto è avvenuta in un ventennio in cui, tutto sommato, l’inflazione è rimasta sotto controllo, con un valore medio dell’1,8%: figurati cosa può succedere con l’attuale picco dei prezzi (la Commissione Europea stima un aumento annuo medio del 7,6% solo nel 2022).

In altre parole, anche in condizioni di prezzi al consumo sotto controllo tenere quasi il 40% della ricchezza in liquidità si traduce sistematicamente, nel tempo, in una significativa perdita di reddito per i cittadini.

Tra gli effetti collaterali del mancato investimento di risorse sui mercati finanziari, sottolinea Efama, c’è anche la scarsa diffusione in Europa dei fondi pensionistici, spesso sulla scia della falsa illusione di poter fare affidamento, al momento della pensione, sul cosiddetto primo pilastro – qui da noi l’Inps o le casse previdenziali di categoria.

Peccato che, in Italia e non solo, il sistema pensionistico pubblico sia, per dirla con un eufemismo, in forte difficoltà: complici l’invecchiamento della popolazione, la pandemia di Covid e il rallentamento della crescita economica, difficilmente la sola previdenza pubblica sarà in grado di sostenere i pensionati di domani assicurando loro il tenore di vita raggiunto durante la loro vita lavorativa.

Il costo-opportunità di non investire

Proviamo a capire meglio il problema con il supporto dei dati e vediamo cosa sarebbe successo se l’aggregato delle famiglie europee avesse ridotto la quota detenuta in depositi bancari al 25% a fine 2016 investendo la metà delle risorse liberate in fondi Ucits obbligazionari e la metà in fondi azionari.

I depositi bancari complessivi sarebbero scesi da 10.321 a 6.972 miliardi di euro, e i restanti 3.349 miliardi sarebbero stati investiti sui mercati.

Efama ha analizzato le performance nette annuali in termini reali dei fondi azionari e obbligazionari Oicvm nel periodo 2017-2022 (assumendo per l’intero 2022 una performance media positiva pari alla perdita registrata nel primo semestre). Ebbene, in questo scenario la ricchezza finanziaria delle famiglie europee avrebbe potuto essere superiore di 711 miliardi di euro alla fine del 2022 (rispetto allo scenario attuale, con la ricchezza parcheggiata nei conti deposito).

Replicando lo stesso esperimento, ma anticipando il momento della riduzione della quota di depositi bancari al 25% a fine 2001 e a fine 2011 – in modo da tenere conto di eventi come i crash di mercato del 2002 e del 2008 – il risultato di fondo non cambia.

  • Nello scenario a 10 anni, le famiglie avrebbero visto aumentare il potere d’acquisto della loro ricchezza di 2.707 miliardi di euro entro la fine del 2021.
  • Nello scenario a 20 anni, nonostante le battute d’arresto, la ricchezza finanziaria totale si sarebbe attestata a fine 2021 a 5.850 miliardi di euro in termini reali, a fronte dei 3.910 miliardi di euro lasciati sul deposito a fine 2001 e dell’investimento dei restanti 1.403 miliardi in fondi azionari e obbligazionari. Nella realtà, il potere d’acquisto della ricchezza detenuta nel 2001 in depositi bancari è sceso a 4.064 miliardi di euro.

Un vademecum per investire sui mercati

Insomma, tenere i soldi fermi sul conto corrente non equivale a non correre rischi. Anzi. La tentazione di rimanere “in attesa” è essa stessa rischiosa, evidenzia Efama. Che stila un vero e proprio elenco di alcuni principi base del buon investitore.

  • Inizia a investire il prima possibile e fallo regolarmente per vedere il tuo capitale crescere nel lungo periodo.
  • Tieni presente che la rischiosità dell’azionario diminuisce all’aumentare del tuo orizzonte temporale.
  • Bilancia la tua asset allocation con investimenti rischiosi (con rendimento potenziale più alto) e più cauti (ma a più basso rendimento).
  • Cerca di mantenere la calma quando i mercati ballano: i dati mostrano che mantenere i nervi saldi storicamente paga.
  • Non cercare di prevedere i movimenti dei mercati azionari.
  • Focalizzati su strategie di lungo periodo.

L’appello di Efama agli Stati UE

L’associazione rivolge anche un appello agli Stati membri dell’UE, invitandoli ad agire per proteggere gli investitori al dettaglio dall’inflazione. E suggerisce la messa a punto di un’agevolazione fiscale specifica per incoraggiare le persone a trasferire parte dei loro risparmi dai depositi bancari ai prodotti pensionistici personali, in particolare i Prodotti pensionistici individuali paneuropei (Pepp).

Questo approccio trasformerebbe quello che attualmente è un problema – la perdita di reddito legata all’ingente quantità di risparmi detenuti nei depositi bancari in un contesto di inflazione crescente e tassi d’interesse molto bassi – in un’opportunità per aumentare il rendimento potenziale dei risparmi e rafforzare il reddito durante la pensione.

Tu come la vedi? Per approfondire l’argomento – e mettere a punto la strategia a te più consona per combattere l’inflazione – puoi sempre confrontarti con il tuo Financial Coach.

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