Si riparte da Omicron: tutte le sfide e le opportunità del 2022
Al momento, tutto ruota intorno alla variante Omicron del coronavirus. Ma i motivi per essere almeno un po’ ottimisti non mancano: ecco perché.
Omicron, inflazione, crescita economica. Sono queste le parole che dominano il vocabolario all’insegna del quale inizia il nuovo anno. Mentre il 2021 volgeva al termine, gli esperti di economia di ogni grande casa di gestione e consulenza finanziaria hanno fatto il punto lanciando lo sguardo in avanti. Per Ing, a prendere la parola è stato Carsten Brzeski, global head of macro, che con il suo team ha presentato l’Ing Global Outlook 2022.
Effetto Omicron sull’economia
Proprio quando pensavamo di aver superato il peggio, è arrivata la variante Omicron. E questo ha alterato quantomeno le prospettive a breve termine dell’economia globale. “Nel nostro scenario di base”, scrive Brzeski con il suo team, “assumiamo che Omicron non sarà un game-changer e sarà piuttosto di breve durata, nel migliore dei casi motivando alcuni governi europei a inasprire le restrizioni, qualcosa che stavano comunque già considerando nell’attuale quarta ondata della pandemia. E anche se parti del mondo dovessero andare in lockdown, l’esperienza di 18 mesi di crisi mostra che le economie possono adattarsi. Con ogni singolo lockdown, l’impatto economico negativo si fa più debole”.
Scenario di base, abbiamo detto: e gli altri due? Ne abbiamo uno molto ottimistico, secondo il quale Omicron non “buca” le difese dei vaccini e, di fatto, non pesa sulla ripresa economica, così come uno abbastanza pessimistico, stando al quale Omicron non solo si diffonde più rapidamente di Delta ma provoca anche una malattia più significativa, bucando le difese garantite dalle vaccinazioni. Ecco, in questo caso un impatto sulla ripresa economica ci sarebbe eccome.
Ebbene, Ing si colloca nel mezzo: Omicron visto come una bella sfida, ma non come un disastro, con una crescita del +4,4% negli Stati Uniti e del +3,8% nell’area euro nel 2022.
“Nel migliore dei casi”, riflette Brzeski con i suoi esperti, “Omicron potrebbe persino accelerare l’immunità di gregge, almeno se rimane una variante contagiosa ma molto lieve. Inutile dire che possiamo tutti immaginare come si presenterebbe lo scenario peggiore”.
E le banche centrali cosa faranno?
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, lo sappiamo, ha di recente mandato in soffitta l’aggettivo “transitorio” a proposito dell’inflazione, accelerando la riduzione degli acquisti di asset a sostegno dell’economia e anticipando l’avvio dell’incremento dei tassi.
“È sempre suonato un po’ strano definire l’inflazione ‘transitoria’: in transito verso dove o per quale ragione?”, scrive Brzeski. “Temporanea”, secondo il responsabile globale dell’area macro, sarebbe stata una scelta migliore. In ogni caso, tra una Fed che ora teme una più lunga pressione inflazionistica e una Banca centrale europea che invece fa ancora parte del team “transitorio”, l’inflazione rimarrà un grande tema anche nel 2022. “A nostro avviso l’inflazione scenderà, ma non così rapidamente come quella squadra si aspetta. Ci vorrà fino alla fine del 2022 prima che si avvicini di nuovo al 3% negli Stati Uniti e al 2% nella zona euro”.
L’attesa è che l’economia globale prenda slancio al più tardi entro la primavera. “Ciò significa che le banche centrali avranno poche opzioni se non quella di ridurre il ritmo degli acquisti e avviare – o iniziare a pensare a – un aumento dei tassi.
Il banco di prova dei governi
Ma il 2022 sarà un banco di prova anche per i governi, che dovranno passare dalle misure di risposta all’emergenza alla pianificazione di adeguati investimenti pubblici. Nel 2021 abbiamo assistito a sviluppi promettenti, non da ultimo il programma di infrastrutture del presidente Biden, il piano di ripresa dell’Europa, l’agenda del nuovo governo tedesco e la consapevolezza che la transizione “verde” va intensificata.
Per quanto riguarda l’Italia, sotto la guida del presidente del Consiglio Mario Draghi il governo finora ha ampiamente raggiunto gli obiettivi e le pietre miliari del piano di ripresa e resilienza. Tuttavia, si tratta di un piano “ancora agli inizi” e che “ha bisogno di continuità”. Da questo punto di vista, le prossime elezioni presidenziali, previste per la fine di gennaio 2022, rappresentano un evento assolutamente da monitorare. Draghi alla fine lascerà Palazzo Chigi per trasferirsi al Quirinale? Al momento appare difficile: ma se accadesse, quali conseguenze avrebbe il suo trasloco sul processo delle riforme, sull’attuale governo di unità nazionale e sul calendario delle elezioni parlamentari?
Le emozioni non finiscono qui
No, le grandi emozioni non tramontano certo con il 2021. E se la diffusione di Omicron ci dà una sgradevole sensazione di “déjà-vu”, è anche vero che oggi sappiamo molto di più su questo insidioso coronavirus e su quanto governi, banche centrali ed economie siano in grado di adattarsi.
E il tuo portafoglio d’investimento, quanto è in grado di adattarsi? La verità è che, a parte le doverose revisioni periodiche e l’altrettanto doveroso monitoraggio, ogni portafoglio dovrebbe essere costruito in un’ottica di lungo periodo, tenendo presente profilo di rischio, obiettivi e bisogni di chi lo possiede. Ma un bravo consulente questo lo sa già. E resta a disposizione dell’investitore per chiarire ogni dubbio. Anche sull’anno che si apre, per correggere le eventuali eccessive ansie.