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Asset Illuquidi: potenzialità e rischi

Gli asset illiquidi sono tra le poche opzioni a offrire rendimenti interessanti in un mondo di tassi ai minimi e potrebbero essere una buona idea.

Te ne sarai reso conto ormai: in un momento storico di tassi estremamente bassi – a zero, se non addirittura negativi – trovare rendimenti interessanti nel panorama degli strumenti finanziari non è un’impresa semplice. A meno che non si decida di alzare l’asticella del rischio.
Questo non significa necessariamente che per portare a casa ritorni soddisfacenti devi buttarti su azioni o obbligazioni high yield: un’opzione interessante potrebbe essere rappresentata dagli asset illiquidi – che però vanno trattati con le dovute cautele, e senza eccedere.

Asset illiquidi, di cosa stiamo parlando?

Gli investimenti illiquidi devono il loro nome al fatto che sono difficili da smobilizzare: il loro mercato è lento, venderli può richiedere anche parecchio tempo e non è detto che si riesca a farlo, a meno di abbassare il prezzo. Un esempio tipico di asset illiquidi è rappresentato dal real estate – se ti sei mai trovato a dover vendere casa sai di cosa stiamo parlando. Ma esistono investimenti illiquidi mobiliari – fondamentalmente rappresentati dai fondi di investimento alternativi – in cui rientrano a pieno titolo attività come private debt, venture capital e investimento in infrastrutture.

Quali sono i rischi?

Perché gli asset illiquidi rendono di più? La teoria è sempre la stessa, all’aumentare del rischio, cresce il rendimento.

In questo caso parliamo di:

  • Rischio di liquidità: potresti avere difficoltà a smobilizzare l’investimento, essenzialmente a causa della carenza di acquirenti interessati o della mancanza di un mercato consolidato per gli scambi.
  • Rischio di orizzonte temporale: parliamo di investimenti che guardano al lungo termine e spesso non consentono di uscire in anticipo.
  • Rischio operativo: è il rischio di default – o fallimento – delle attività oggetto dell’investimento.

Porte aperte al piccolo investitore.

Tradizionalmente di appannaggio degli investitori istituzionali, da qualche anno anche i piccoli investitori possono accedere agli investimenti illiquidi attraverso gli Eltif.
Si tratta dei fondi di investimento europei a lungo termine istituiti dal Regolamento UE n. 2015/760.
Gli Eltif sono fondi chiusi che mirano a finanziarie attività illiquide, come le piccole e medie imprese europee non quotate, e attività materiali e immateriali, ovvero progetti infrastrutturali o di ingegneria industriale che promuovano l’innovazione e la competitività, con un orizzonte temporale di lungo termine.
La sottoscrizione può avvenire solo durante determinate finestre temporali e la durata prefissata è di almeno cinque anni (anche se in alcuni casi specifici c’è la possibilità di rimborso anticipato).
Insomma, sono fondi che ti richiedono un impegno di lungo termine in cambio di un rendimento potenziale interessante. Ma attenzione a non dimenticare i rischi.

Ha senso investire in asset illiquidi?

Gli investimenti illiquidi potrebbero aver senso nell’ambito di una asset allocation equilibrata, ma andrebbero visti più che altro in ottica di diversificazione del portafoglio. Anche perché, tipicamente, si tratta di asset che hanno una bassa correlazione con l’andamento dei mercati – e sappiamo che tanto meno gli attivi illiquidi sono correlati con gli attivi tradizionali, tanto più elevato sarà l’effetto diversificazione.
Dando un’occhiata alle correlazioni, emerge come la correlazione media degli attivi illiquidi rispetto all’azionario sia intorno a 0,5: sufficientemente bassa da assicurare un buon effetto di diversificazione (tanto più elevato, lo ricordiamo, quanto più l’indice di correlazione è inferiore a 1).
Tra l’altro, proprio la difficoltà a liquidare questi investimenti potrebbe essere letta come una virtù: ti costringe a superare la tentazione di vendere tutto al primo segnale di cedimento delle quotazioni, obbligandoti di fatto a guardare al lungo periodo.
Insomma, l’inserimento di una quota di asset class illiquidi può migliorare l’efficienza del portafoglio, perché incrementa le performance e riduce la volatilità. Sempre però con le dovute cautele e in linea con i tuoi obiettivi e il tuo profilo di rischio.

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