Pil e inflazione, a che punto è l’Europa?
Inflazione, materie prime e Covid: le incognite del momento, ma l’economia cresce a ritmo sostenuto e le previsioni sono positive.
L’economia europea continua la sua corsa: dopo la fase di recessione innescata nel 2020 dalla pandemia, nella primavera del 2021 siamo entrati in una fase di ripresa, in virtù della progressione delle campagne di vaccinazione e della graduale rimozione delle restrizioni. Una ripresa che è proseguita senza interruzioni in estate, trasformandosi poi, nel terzo trimestre di quest’anno, in una vera e propria fase espansiva.
Basta dare una rapida scorsa ai numeri pubblicati da Eurostat per rendersene conto: il tasso di crescita del Pil nel terzo trimestre del 2021 è stato pari al 2,2% nell’area euro e al 2,1% nell’Ue rispetto al trimestre precedente, mentre su base annua la crescita si è attestata rispettivamente a +3,7% e +3,9%.
Un andamento decisamente positivo, che fa seguito ai record segnati nel secondo trimestre, quando l’economia europea era balzata in avanti del 14,2% su anno (quindi rispetto al periodo aprile-giugno del 2020) nella zona euro e del 13,7% nell’Ue.
Cosa si aspetta la Commissione Europea?
Naturalmente i rischi non mancano – avrai sentito parlare di crisi energetica e corsa dell’inflazione, senza parlare della quarta ondata di contagi che sta mettendo in allarme l’Europa – ma le previsioni della Commissione UE restano comunque improntate all’ottimismo.
“Nonostante le crescenti turbolenze, secondo le nostre proiezioni l’economia dell’UE continuerà a espandersi, raggiungendo un tasso di crescita del 5% nel 2021, del 4,3% nel 2022 e del 2,5% nel 2023”, si legge nelle previsioni economiche d’autunno pubblicate da Bruxelles (per la zona euro le previsioni coincidono con quelle per l’Ue, fatta eccezione per il 2023, quando il tasso di crescita per la zona euro è indicato al 2,4%).
“Queste prospettive dipendono in larga misura da due fattori: l’evoluzione della pandemia di Covid-19 e il ritmo con cui l’offerta si adegua alla rapida inversione della domanda a seguito della riapertura dell’economia”, sottolinea la Commissione.
E per l’Italia le previsioni sono ancora più rosee: nel terzo trimestre il Pil è aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente e del 3,8% in termini tendenziali. Quanto al futuro, l’economia dovrebbe crescere del 6,2% quest’anno, per poi rallentare al 4,3% nel 2022 e tornare ai livelli pre-crisi entro la metà del prossimo anno. Quest’estate, la Commissione aveva previsto per l’Italia un aumento del Pil del 5% nel 2021 e del 4,2% nel 2022.
Ti abbiamo sommerso di numeri, ma il messaggio da estrapolare è semplice: c’è voglia di normalità, di tornare a uscire, viaggiare, andare al ristorante e a fare shopping. E tutto questo, insieme alle misure di stimolo varate da istituzioni e banca centrale, si riflette (positivamente) sull’andamento del Pil. Come spesso accade però, c’è da considerare anche il rovescio della medaglia.
L’inflazione è preoccupante?
“Dopo diversi anni di bassa inflazione, la forte ripresa dell’attività economica nell’Ue e in molte economie avanzate è stata accompagnata da una ripresa dell’inflazione superiore alle previsioni”, riconosce la Commissione UE.
Nel dettaglio, l’inflazione nella zona euro è salita dal negativo -0,3% dell’ultimo trimestre del 2020 al +2,8% nel terzo trimestre del 2021. E il dato di ottobre è pari al 4,1% su anno (4,4% nell’Ue), un tasso raggiunto una sola volta da quando è iniziata la pubblicazione dei dati sull’inflazione nella zona euro, nel 1997.
Questa dinamica ascendente, spiegano gli esperti di Bruxelles, “è dovuta principalmente all’impennata dei prezzi dell’energia, ma sembra anche collegata a un’ampia serie di aggiustamenti economici post-pandemia, il che indica che gli attuali livelli elevati sono in larga misura transitori”.
Nervi saldi, dunque, non durerà a lungo, assicura la Commissione: “si prevede che l’inflazione nella zona euro raggiungerà il picco del 2,4% nel 2021, per poi scendere al 2,2% nel 2022 e all’1,4% nel 2023, poiché i prezzi dell’energia dovrebbero gradualmente stabilizzarsi. Per l’Ue le previsioni indicano un’inflazione al 2,6% nel 2021, al 2,5% nel 2022 e all’1,6% nel 2023”.
Ora attenzione ai rischi
Le previsioni però, lo sappiamo bene, sono per loro natura incerte e basta un imprevisto per farle vacillare. Vale la pena allora di dare un’occhiata ai rischi che minacciano lo scenario appena descritto.
Finora, come ha spiegato Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici a Bruxelles, “una risposta politica senza precedenti ha attenuato l’impatto della pandemia sui lavoratori e sulle imprese e, a partire dalla scorsa primavera, una campagna di vaccinazione riuscita ha consentito la riapertura delle nostre economie, determinando un’impennata della crescita, che a sua volta sta contribuendo a stabilizzare le nostre finanze pubbliche. E con il sostegno di Next Generation EU, gli investimenti pubblici sono destinati a raggiungere il livello più elevato da oltre un decennio”.
Ma in questo quadro positivo, quindi abbiamo ancora delle minacce con cui fare i conti.
“Un marcato aumento dei casi di Covid, l’aumento dell’inflazione, dovuto in larga misura all’impennata dei prezzi dell’energia, e le interruzioni nella catena di approvvigionamento, che pesano su numerosi settori. Dobbiamo rimanere vigili e agire secondo necessità, per garantire che queste turbolenze non ostacolino la ripresa”.
Lo sappiamo, il Covid non è ancora sconfitto, purtroppo. E la ripresa dipende fortemente dalla sua evoluzione, sia all’interno che all’esterno dell’Ue. “Alla luce della recente impennata dei casi in molti Paesi, non si può escludere la reintroduzione di restrizioni che incidono sull’attività economica”, si legge nelle previsioni autunnali di Bruxelles. “Nell’Ue questo rischio è particolarmente importante negli Stati membri con tassi di vaccinazione relativamente bassi”.
Infine, i rischi economici sono legati anche all’impatto, che potrebbe protrarsi “delle strozzature e dei limiti nell’offerta che caratterizzano l’attuale scenario”, dice la Commissione. Limiti che, a loro volta, si rifletterebbero in un’inflazione più elevata del previsto.