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Inflazione e ketchup. Cosa hanno in comune?

Con la ripartenza dopo la pandemia i mercati si aspettano un balzo dell’inflazione e, quindi, un deciso cambio di passo da parte delle banche centrali

07Hai presente quando tenti di far uscire il ketchup dalla bottiglia, ma proprio non c’è verso? La scuoti, la agiti, dài un colpo sul fondo. Niente. Fino a quando, improvvisamente e senza alcun preavviso, ti trovi il piatto inondato di tanto, troppo ketchup. Cosa è andato storto? Niente. È che in realtà gli sforzi che ti erano sembrati vani sono serviti a far accumulare un’enorme quantità di salsa che, alla fine, è uscita troppo velocemente e tutta insieme.

Il ketchup e l’inflazione

Ma perché mai ti stiamo parlando di ketchup in un articolo sull’inflazione? Domanda lecita. Il punto è che lo stesso identico principio appena descritto per la salsa delle patatine si può verificare anche con la liquidità e, quindi, con l’inflazione. Non a caso diversi esperti parlano di “ketchup effect”.

Negli ultimi anni, infatti, diversi analisti hanno paragonato la sorprendente assenza di inflazione – nonostante gli ingenti stimoli delle banche centrali – proprio all’effetto ketchup: nonostante la bottiglia sia stata agitata più e più volte, l’inflazione è rimasta decisamente debole. Ma, secondo questa teoria, si sta lentamente accumulando nel collo della bottiglia. Soprattutto negli Stati Uniti.

Ti starai chiedendo: a che punto siamo ora? Diciamo nella fase degli ultimi colpetti secchi sul fondo. Ad oggi, infatti, vediamo già i primi segni di un aumento dell’inflazione guidata dall’offerta, e per molti analisti un “effetto ketchup” potenzialmente massiccio si materializzerà non appena l’economia potrà riaprire.

Questo ragionamento parte dal presupposto – sostenuto dalle teorie economiche e dalla storia – che, nel lungo periodo, la creazione di moneta da parte delle banche centrali dà luogo necessariamente a un aumento dei prezzi. In poche parole, non è possibile continuare ad aumentare la base monetaria senza che questo incremento abbia conseguenze sui prezzi degli asset e/o sull’inflazione.

Perché fino ad oggi l’inflazione non è aumentata?

Per rispondere dobbiamo fare una precisazione: è vero che nell’ultimo decennio le banche centrali sono intervenute in modo massiccio nell’economia. Lo hanno fatto – come ricorderai – a partire dal Quantitative Easing lanciato nel 2008 dall’allora presidente della Fed Ben Bernanke.

Ma le misure messe in atto in quel frangente avevano lo scopo principale di ricapitalizzare il settore bancario in crisi – e così hanno fatto: le risorse non sono arrivate nelle mani dei cittadini e, per questo, non hanno stimolato l’inflazione.

Insomma, per avere inflazione le politiche monetarie devono essere trasferite tramite meccanismi fiscali, altrimenti restano nelle riserve delle banche e succede quello che è successo nell’ultimo decennio: un aumento degli asset finanziari e una separazione tra il mercato e l’economia reale.

Cos’è cambiato? 

Con la crisi iniziata nel 2020, però, le cose sono cambiate: in questo caso le restrizioni e le ripercussioni dei lockdown sul mondo del lavoro hanno avuto un impatto diretto sui redditi dei cittadini. E gli aiuti forniti – monetari, ma anche fiscali – si sono orientati di conseguenza: basti pensare al Cares Act negli Stati Uniti, che ha previsto dei versamenti direttamente sui conti correnti delle persone.

Questo tipo di politica, a lungo termine, dovrebbe portare a un aumento dell’inflazione. Un aumento che potrà dispiegarsi appieno una volta che le attività economiche riapriranno, “liberando” i consumi rimasti a lungo repressi. Chissà quante volte, in questo lungo anno di Covid, avrai pensato: non appena sarà passata, farò un viaggio, comprerò un’auto nuova, mi farò una moto e girerò i meglio borghi d’Italia, butterò via le tute e rinnoverò il mio armadio, e altro ancora. Ecco, stiamo parlando più o meno di questo.

In effetti, nell’ultimo mese alcuni segnali inflazionistici si stanno lentamente facendo sentire, soprattutto negli Stati Uniti. C’è abbondante liquidità correlata a un’elevata facilità nell’ottenere finanziamenti. Basta guardare al livello dei tassi di interesse, alla crescita del credito concesso o alle valutazioni del mercato azionario per rendersi conto che è davvero facile ottenere finanziamenti per la maggior parte dei soggetti economici (famiglie, imprese, eccetera). Tutto questo fa ben sperare riguardo alla ripresa della domanda aggregata una volta che i vincoli imposti dalla pandemia verranno rimossi. E quando questo potenziale si tradurrà in realtà, attraverso il consumo e l’investimento, i prezzi potrebbero effettivamente salire.

Come siamo messi oggi?

Per ora l’inflazione nelle economie avanzate rimane ampiamente sotto l’obiettivo del 2%, ma come ti abbiamo detto ci sono alcuni segnali di cambiamento. Nella zona euro, è passata da -0,3% a dicembre 2020 a 0,9% a gennaio 2021, il più forte aumento in oltre un decennio. Negli Stati Uniti l’inflazione è all’1,4%, esattamente come un anno fa, ma anche qui la maggior parte degli economisti è convinta che supererà il 2% entro la fine dell’anno, o comunque non appena la pandemia da coronavirus sarà contenuta e le attività economiche potranno riprendere a pieno regime.

Anche sui mercati si comincia a percepire un certo timore su un possibile ritorno dell’inflazione, come mostrano alcuni fenomeni recenti – per esempio, la fiammata dei rendimenti dei Treasury decennali USA.

Insomma, il fatto che con la fine della pandemia ci sarà un certo aumento dell’inflazione è ormai ampiamente previsto: la pandemia ha praticamente bloccato l’attività economica e ha avuto effetti deflattivi, ma la ripresa dovrebbe far aumentare di nuovo i prezzi, e diversi fattori potrebbero spingerli un po’ più su di prima.

Come? Facciamo un esempio pratico. Una volta rimosse le restrizioni vorrai tornare a mangiare fuori, giusto? E come te vorranno farlo anche molte altre persone. Molti locali però nell’ultimo anno hanno chiuso a causa delle chiusure prolungate imposte dalle misure di contenimento del virus. Ecco. Meno offerta, più domanda uguale aumento dei prezzi.

Quel che resta da capire è se tutto questo provocherà una fiammata inflazionistica solo temporanea o se i prezzi si avvieranno su un percorso di crescita continuativo.

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