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Trading e cripto tentano gli italiani, ma la liquidità vince

Il Rapporto di Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane fa il punto su occasioni mancate e lezioni ancora da imparare per il futuro

Gli italiani investono di più rispetto al passato, ma continuano a tenere troppi risparmi sotto forma di liquidità. In compenso, ultimamente si lasciano tentare da trading online e criptovalute, settori poco regolamentati e piuttosto opachi, per cui sarebbero necessarie competenze finanziarie che, invece, continuano a scarseggiare.

È la fotografia scattata da Consob nel suo Rapporto annuale sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, una corposa indagine che si basa sulle risposte di 2.695 individui, rappresentativi della popolazione dei decisori finanziari italiani nel corso del 2021.

Risparmio e investimenti: com’è andato il 2021?

Lo scorso anno, si legge nel Rapporto, il tasso di risparmio è rimasto su livelli superiori a quelli pre-crisi sia nell’area euro sia in Italia, con una forte preferenza per la liquidità. Restando nel Belpaese, la buona notizia è che la partecipazione ai mercati finanziari sembra crescere progressivamente, anche se siamo ancora su livelli piuttosto bassi: nel 2021 la quota di investitori era pari al 34% dei decisori finanziari interpellati, a fronte del 30% nel 2019.

Le attività più diffuse rimangono i certificati di deposito e i buoni fruttiferi postali (posseduti dal 43% delle famiglie), seguiti dai titoli di Stato italiani e dai fondi comuni di investimento.

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Nel corso degli ultimi cinque anni si è ridotto il peso delle obbligazioni, tradizionalmente la scelta preferita degli italiani (del resto, con i tassi ai minimi, c’era anche da aspettarselo). Mentre è aumentato, specialmente dopo lo scoppio della pandemia, l’interesse verso i mercati azionari, il trading online e le cripto-attività.

La pandemia di Covid-19 ha pesato sui risparmi

La crisi sanitaria ha avuto un effetto tangibile sulla capacità delle famiglie di accantonare risorse. Circa il 27% dei partecipanti all’indagine segnala una riduzione del reddito familiare (temporanea o permanente), mentre il 39% fatica a far fronte alle spese fisse e ricorrenti e il 28% non sarebbe in grado di gestire una spesa imprevista di 1.000 euro. Il tutto, prevedibilmente, si accompagna a un senso di smarrimento generale, anche quando i risparmi da investire ci sono: oltre il 36% degli intervistati dice infatti di non sapere come impiegare le proprie disponibilità alla luce dell’attuale contesto economico; tra i restanti, il 19% preferisce tenere i risparmi in liquidità, mentre il 17% indica una preferenza verso l’investimento immobiliare e l’11% verso l’investimento finanziario.

Gli investimenti sono ancora “affari da uomini”

Nella percezione comune, la finanza resta una cosa “da maschi”: in linea con le precedenti indagini, si legge nel report, gli uomini rimangono i principali responsabili delle decisioni finanziarie nel 72% dei casi, anche se tendono a condividere le scelte con il partner. Un altro aspetto interessante dell’indagine è che meno del 30% degli intervistati dichiara di avere un’elevata fiducia negli intermediari finanziari, dato in calo rispetto allo scorso anno.

Cultura finanziaria? A piccolissimi passi

È incoraggiante se non altro il fatto che più del 50% dei partecipanti – soprattutto giovani e individui con un alto livello di conoscenze finanziarie di base – sostiene che, in occasione di scelte finanziarie importanti, approfondirebbe questi temi. Di questi, un terzo si rivolgerebbe proprio al suo intermediario e/o consulente finanziario, mentre poco più del 20% preferirebbe documentarsi su siti istituzionali oppure attraverso media specializzati.

Il tema dell’alfabetizzazione finanziaria comunque resta spinoso, anche se le conoscenze appaiono in lento miglioramento. Relazione tra rischio e rendimento, tasso di interesse composto, inflazione, mutuo e diversificazione del rischio: sono tutti argomenti che puoi approfondire restando sintonizzato su questa sezione del nostro sito.

Investimenti sostenibili ancora poco noti

Rimane estremamente bassa la quota di italiani che dichiarano di avere una conoscenza almeno di base degli investimenti sostenibili: nel 2021 era pari al 20% (18% nel 2019). Il dato però sale al 37% nel sottocampione degli investitori (23% nel 2019). Solo il 9% poi è passato all’azione: a tanto ammonta la quota di partecipanti che dice di possedere un prodotto finanziario sostenibile, rispetto al 6% del 2019. L’incremento è più significativo tra gli investitori assistiti da un consulente, dove si è passati dall’8% del 2019 al 19%.

Affidarsi a un consulente può fare la differenza

In conclusione, siamo tutti più prudenti, ancora molto attenti al risparmio, e chi investe si conferma attaccatissimo agli strumenti più liquidi. Che però rendono pochino e non proteggono abbastanza dalla capacità erosiva dell’inflazione (in aumento ovunque in questa fase economica).

D’altra parte, lo scenario ci confonde e ci mette ansia. Abbiamo quindi ragione a volare basso? Non proprio: se da una parte la prudenza è comprensibile, dall’altra possiamo superare brillantemente gli eccessi proprio rivolgendoci alla consulenza finanziaria, che è lì per guidarci nella comprensione del contesto dentro il quale ci muoviamo e per aiutarci a costruire un portafoglio diversificato che sia in linea con i nostri progetti e obiettivi, tenendo conto delle nostre ansie e speranze.

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