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Investimenti sostenibili, la SFDR è passata al Livello 2

Sono in arrivo mesi intensi per il mondo della finanza sostenibile: dal primo gennaio sono in vigore gli standard tecnici del regolamento SFDR: cosa significa?

La regolamentazione dei prodotti di investimento sostenibili fa un nuovo balzo in avanti. A partire dal primo gennaio è in vigore la normativa di secondo livello della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), il regolamento sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari. Sono infatti divenuti operativi i cosiddetti RTS, ovvero gli standard tecnici che dovrebbero chiarire alcuni punti del regolamento, finora piuttosto generici.

Investimenti e sostenibilità: cosa sono gli RTS?

Il regolamento di primo livello, in vigore a marzo del 2021, ha stabilito una cornice normativa che prevede, tra le altre cose, la classificazione dei fondi in base al loro livello di sostenibilità. Nello specifico, i fondi si possono classificare sotto tre voci.

  • Articolo 6: fondi che non integrano i criteri di sostenibilità.
  • Articolo 8: fondi che promuovono, fra le altre caratteristiche, quelle ambientali o sociali.
  • Articolo 9: fondi che hanno come obiettivo gli investimenti sostenibili.

Si tratta tuttavia di definizioni che lasciano spazio all’interpretazione e che dunque sono soggette al rischio di un’applicazione non omogenea da parte delle società di gestione del risparmio. Ed è proprio qui che sono entrati in gioco gli RTS, elaborati dalle tre autorità di supervisione europee (EBA, ESMA ed EIOPA) per dare indicazioni più puntuali su contenuti, metodologie e presentazione delle informazioni. Per esempio, fornendo modelli di informative precontrattuali e periodiche ricorrenti relative ai prodotti Articolo 8 e 9 e chiarendo le definizioni dei prodotti riconducibili a questi due Articoli.

Tra chiarimenti e nodi ancora da sciogliere

In pratica, le nuove indicazioni specificano i dettagli relativi al principio del “non arrecare danni significativi”, agli indicatori di sostenibilità, agli effetti negativi per la sostenibilità e alla promozione delle caratteristiche ambientali o sociali e degli obiettivi di investimento sostenibile nei documenti precontrattuali, sui siti web e nelle relazioni periodiche.

Le informazioni precontrattuali relative ai prodotti d’investimento che promuovono caratteristiche ESG (i cosiddetti Articolo 8) devono specificare, per esempio, come tali caratteristiche vengano rispettate attraverso un indice di riferimento selezionato. Mentre per i prodotti Articolo 9 le informazioni devono specificare come l’obiettivo di sostenibilità viene raggiunto, come è allineato con l’indice di riferimento selezionato o se è conforme con gli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi. Inoltre, i report periodici devono descrivere il loro impatto sulla sostenibilità.

Requisiti più rigidi per potersi definire Articolo 9

Insomma, i requisiti per classificarsi come fondi Articolo 9, quindi con obiettivi sostenibili, sono più rigidi di quelli previsti dal Livello 1 della SFDR: questi prodotti devono infatti contenere quasi esclusivamente investimenti sostenibili (cioè investimenti in attività economiche che contribuiscono a obiettivi ambientali, sociali o di buona governance) e seguire il principio del “non arrecare danni significativi” (“do no significant harm”).

Ma la verità è che questo non basta a dissipare del tutto l’incertezza: ad oggi, infatti, la quota precisa di investimenti sostenibili e la determinazione di cosa si intende con “contribuire” a obiettivi ESG continua a essere definita individualmente da ciascun operatore del mercato finanziario. Non esiste ancora insomma una metodologia comune e standardizzata per definire i criteri in base ai quali un asset è qualificabile come “investimento sostenibile”. Tanto che, in attesa di vederci più chiaro, molte società stanno declassando i loro fondi da Articolo 9 ad Articolo 8.

Un passo alla volta verso la sostenibilità

Del resto, normative di grande impatto sugli operatori di mercato, come sarà l’SFDR a pieno regime, devono necessariamente essere introdotte per gradi, in modo da dare al settore il tempo di adeguarsi. Al netto delle possibili (e inevitabili) difficoltà iniziali, resta sicuramente lodevole l’impegno dell’Unione Europea che – a partire dal Green Deal del 2019 – ha varato una serie di regolamenti per incentivare la transizione verso un’economia più sostenibile.

Un percorso che passa necessariamente per la mobilitazione degli investimenti privati: è proprio in questo contesto che si inserisce la normativa SFDR, volta da un lato a incentivare l’impiego di capitali privati in ottica ESG e dall’altro ad armonizzare norme e informative sugli investimenti sostenibili, a vantaggio, in primis, degli investitori stessi.

Un consulente per districarsi nella normativa

Se sei interessato ad approfondire il tema degli investimenti sostenibili, il consiglio è sempre quello di rivolgerti a un consulente finanziario, che potrà darti indicazioni aggiornate rispetto all’evoluzione della normativa e fornirti tutti i chiarimenti di cui hai bisogno.

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