Giornata mondiale del suolo: una risorsa preziosa da non trascurare
Il 5 dicembre è stata la Giornata Mondiale del Suolo, un’iniziativa volta ad accendere i riflettori su una risorsa da cui deriva il 95% del cibo che consumiamo.
Ogni giorno ci fornisce cibo e acqua pulita. E ogni giorno lo calpestiamo – letteralmente - senza renderci conto di quanto sia fondamentale per la vita, nostra e di tutti gli esseri viventi che abitano il Pianeta. Stiamo parlando del suolo, una risorsa finita e non rinnovabile, ma spesso sottovalutata e addirittura “maltrattata”.
Te ne stiamo parlando proprio adesso perché il 5 dicembre è stata la Giornata Mondiale del Suolo, un’iniziativa arrivata ormai alla sua decima edizione e promossa dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) per accendere i riflettori sull’importanza di proteggere e preservare questa risorsa preziosa.
Il tema di quest’anno, “Prendersi cura del suolo: misurare, monitorare, gestire”, evidenzia l’importanza di un’accurata raccolta di dati e informazioni sul suolo per comprenderne a fondo le caratteristiche e supportare un processo decisionale consapevole sulla sua gestione sostenibile.
Il suolo, una risorsa troppe volte sottovalutata
Secondo i dati forniti dalla FAO, il 95% del cibo che consumiamo deriva, direttamente o indirettamente, dal suolo. Ma il suo consumo procede a una velocità impressionante. Stando all’ultimo rapporto condotto sul tema da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel 2023 il consumo di suolo ha continuato ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, una crescita inferiore rispetto all’anno precedente, ma comunque al di sopra della media decennale di 68,7 chilometri (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali.
Un consumo che porta con sé conseguenze concrete: il calo dell’effetto spugna, cioè la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua - che si riflette a sua volta in un aumento di allagamenti e inondazioni - la diminuzione della qualità dell’habitat, il calo della produzione agricola, un’inadeguata capacità di stoccaggio di carbonio e di regolazione climatica.
La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo tra l’altro, denuncia ancora Ispra, non è solo un problema ambientale, ma anche economico: secondo le stime dell’istituto, solo la riduzione dell’effetto spugna costa all’Italia oltre 400 milioni di euro l’anno. E se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma nel periodo tra il 2006 e il 2023, l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui.
Insomma, il suolo non è semplicemente “terra”, ma un vero e proprio ecosistema che offre servizi di inestimabile valore. E come tale va tutelato. Anche tramite gli investimenti.
Come investire nella tutela del suolo?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un deciso aumento della sensibilità degli investitori verso le tematiche ESG, in cui rientrano a pieno titolo temi come la protezione della biodiversità e la conservazione della natura e dei suoi ecosistemi.
Con particolare riferimento al suolo, dal punto di vista di chi investe si apre tutto il mondo dell’agricoltura 4.0, legata all’utilizzo di tecnologie innovative per l’agricoltura, che prevengono malattie e parassiti dannosi per il raccolto, mappano lo stato di salute delle colture, definiscono la quantità di acqua e fertilizzanti necessari in tempo reale e così via.
Ma investire nella tutela del suolo significa anche investire per fermare la deforestazione o per combattere il cambiamento climatico, visto l’importante ruolo ricoperto da questa risorsa nella regolazione del clima terrestre.
Se sei interessato a inserire il tema della protezione del suolo nel tuo portafoglio di investimento, puoi approfondire il discorso rivolgendoti al tuo Financial Coach.