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Fai attenzione all’illusione monetaria

Un’insidiosa trappola mentale che rischia di influenzare le tue scelte d’investimento: vediamo come funziona e, soprattutto, come disinnescarla.

Si potrebbe credere – e in genere lo si crede – che “uffa, la finanza, che noia: tutta roba di numeri”. Lontanissimo dal vero. La finanza e soprattutto gli investimenti sono anche questione di emozioni. Se non altro perché li facciamo noi, esseri umani, che siamo fatti anche di ansie, preconcetti e giudizi sommari. Esposti, per questo, a una lunga serie di trappole mentali. Fra queste c’è l’illusione monetaria. Di cosa stiamo parlando? Lo vediamo subito.

Nominale vs. reale

In economia e in finanza, i valori possono essere nominali oppure reali. Ecco la differenza:

  • il valore nominale di uno strumento finanziario è un valore “teorico”;
  • il valore reale tiene invece conto di variabili economiche come l’inflazione, il potere d’acquisto, e via dicendo.

In linea di massima, a un comune risparmiatore che sia anche un piccolo investitore risulta più intuitivo e facile fare valutazioni sulla base dei valori nominali, che sono un po’ la “prima linea” dei dati e dunque i più immediatamente a portata di mano: subito disponibili, più semplici da misurare e per giunta apparentemente oggettivi. Ma limitarsi ai valori nominali e ignorare quelli reali, che invece richiedono una rielaborazione, può rivelarsi una scelta sbagliata.

Un esempio, per capirci

Stai viaggiando su una strada statale e con la coda dell’occhio individui un cartello in corrispondenza di un’area di servizio che annuncia: “Diesel 1,50 euro al litro (maggiorazione del 2% con carta di credito per spese di transazione)”. Più avanti, in un’altra area di servizio, c’è scritto invece: “Diesel 1,53 euro al litro (sconto del 2% per chi paga in contanti)”.

Quale offerta ti sembra più conveniente? La prima, sicuramente. Ed è proprio qui che scatta l’illusione monetaria. Ma attenzione. Il prezzo vero – il valore reale – è esattamente lo stesso: 1,50 euro per chi paga in contanti e 1,53 per chi striscia la carta di credito, in entrambi i casi.

Una trappola per chi investe

La maggior parte delle persone, tolti gli addetti ai lavori, intercetta il valore nominale dei soldi ed è sulla base di quello che sceglie come spendere o investire. E questa, come dicevamo, è l’illusione monetaria. Ma circoscriviamo l’analisi al tema degli investimenti. Valutando il denaro soltanto in termini assoluti, ossia in valore nominale, finisce che non consideri variabili che hanno un impatto sul risultato finale, come per esempio l’inflazione e la tassazione.

Attento all’inflazione

C’è inflazione quando si registra un aumento generalizzato dei prezzi per effetto del quale con la stessa unità di moneta si riesce ad accedere a una minore quantità di beni e servizi. Mettiamo che decidi di conservare nell’armadio i ventimila euro ereditati dal vecchio zio perché questa scelta ti fa sentire più sicuro. Sappi che dopo dieci anni quei ventimila euro varranno meno (e anche di molto) rispetto a quando hai riscosso l’eredità.

Una simulazione del team di analisi di AdviseOnly ci mostra di quanto, ipotizzando appunto un capitale iniziale di 20mila euro e immaginando un’alternativa all’armadio: un portafoglio bilanciato 66% azionario e 34% obbligazionario. Tieni conto che per l’inflazione il riferimento assunto è la stima di lungo termine della BCE, che corrisponde al target intorno al 2%: molto lontano dai valori visti nel 2022 e anche da quelli attuali, seppure in discesa.

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In pratica, i 20mila euro di dieci anni prima sono diventati, in termini di valore reale, 16.407 euro proprio per effetto del tasso di inflazione, ipotizzato al 2% annuo, in linea con l’obiettivo della BCE. Quindi nella simulazione molto più clemente di quanto non sia oggi, con tassi annui al 7-8%.

Sui 20mila euro investiti nel portafoglio bilanciato, invece, hanno agito i rendimenti di mercato, che hanno consentito di raggiungere alla fine un montante di quasi 27mila euro, al netto dell’inflazione.

E questo è quello che succede nella vita vera: se siamo ben consigliati, possiamo contare su investimenti che nel medio-lungo periodo ci consentono di compensare e contrastare l’effetto erosivo dell’inflazione.

E poi c’è il tema fiscale

L’illusione monetaria si nota ancora meglio quando si parla di imposizione fiscale. Mettiamo di dover scegliere – così, senza avere altri elementi – tra un rendimento nominale del 5% e uno, sempre nominale, del 4,5%: il primo appare indubbiamente il più attraente dei due.

Salvo poi scoprire che al netto delle imposte il primo rendimento in termini reali corrisponde al 4%, mentre il secondo investimento è esentasse e quindi conferma il suo rendimento del 4,5%. Si vede bene come l’informazione sulla tassazione, in termini di guadagno reale, sia tutt’altro che secondaria.

Qualche raccomandazione

In conclusione, quando si investe conviene soppesare il rendimento reale offerto piuttosto che quello nominale. Ma come fare? Acquisire ogni informazione sulle variabili in gioco non è facile. Mentre il fisco è qualcosa di concreto, presente e calcolabile – se su un certo investimento è prevista, per esempio, un’imposta del 26%, non si scappa, quel 26% va detratto dalle plusvalenze per sapere quanto veramente ci resterà in tasca – l’andamento dell’inflazione si può ipotizzare ma naturalmente non si può conoscere con certezza.

Sulla tassazione, quindi, si potrà scegliere la strategia che consente di ottenere di più al netto delle imposte. Quanto all’inflazione – o al tasso di cambio o a un’altra qualsiasi delle variabili macroeconomiche che possono avere un impatto sulla resa del nostro investimento – certezze non ne esistono. Ma per fortuna c’è la consulenza finanziaria.

L’importante, qui e oggi, è capire che i valori nominali non ci dicono tutto: per orientarci meglio dobbiamo guardare ai valori reali. Cosa che possiamo fare appunto con l’affiancamento di un consulente finanziario.

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