Ecco quanto ti costa investire "di pancia"
Secondo gli esperti di Oxford Risk, l’eccessiva emotività può costarti in media il 3% di rendimenti persi ogni anno.
I mercati finanziari sono poco prevedibili e possono salire vertiginosamente o crollare in modo rovinoso quando meno te lo aspetti. In qualche modo, fa anche questo parte del gioco. Un esempio emblematico è rappresentato dallo scoppio dell’emergenza Covid: tra il 21 febbraio e il 20 marzo 2020, quando si è scatenata la prima ondata di contagi e i governi hanno introdotto per la prima volta il cosiddetto lockdown, l’indice S&P 500 ha perso il 31,8% del suo valore, arrivando intorno ai 2.300 punti. Il 23 dicembre 2021, quasi esattamente un anno e nove mesi dopo, lo stesso indice aveva raddoppiato e superato la soglia dei 4.700 punti.
Gli investitori che hanno agito “di pancia”, vendendo tutto nel bel mezzo delle turbolenze, hanno pagato un bel prezzo alla loro emotività. Mentre chi è riuscito a mantenere i nervi saldi e gli occhi fissi sui propri obiettivi di lungo termine, magari col supporto di una consulenza professionale, ha portato a casa un bel guadagno.
Cosa ti dice tutto questo?
Che investire (o disinvestire) sull’onda dell’emotività o guardando alle variazioni giornaliere dei listini non è quasi mai una buona idea – è uno degli assiomi della finanza comportamentale e ne abbiamo già parlato svariate volte.
La domanda è: quanto male ti puoi fare – finanziariamente parlando – quando investi “di pancia”? Qualche mese fa, hanno provato a calcolarlo gli esperti di finanza comportamentale della società Oxford Risk, secondo cui il particolare contesto economico, fiscale e azionario, associato all’aumento delle quotazioni delle criptovalute e del trading individuale, ha creato una situazione in cui il rischio di investimenti emotivi ha raggiunto un nuovo picco.
Ebbene, già in un contesto “normale” l’investimento emotivo può costare agli investitori – in media sul lungo periodo – circa il 3% in rendimenti persi ogni anno. Ma la percentuale può allargarsi ulteriormente fino al 4-5% in casi di elevata volatilità sui mercati e di forte avversione al rischio, stimano gli esperti. Esattamente quel che è successo con lo scoppio della pandemia.
Nei momenti di “panico”, come è avvenuto all’inizio dell’emergenza economica e sanitaria, “gli investitori tendono a essere molto emotivi e a ragionare su un orizzonte temporale molto più breve del solito: in queste situazioni è ancora più facile lasciarsi tentare da scommesse rischiose, nella speranza di mettere a segno grossi guadagni in tempi brevi”, riflette Greg B. Davies, capo della finanza comportamentale di Oxford Risk. Che cita come esempio lampante la volata delle criptovalute, un asset estremamente volatile che molti investitori probabilmente non hanno compreso davvero fino in fondo.
Quanto ti costa l’emotività?
Del resto, il mantra del market timing – lo avrai sentito più di una volta: “compra sui minimi e vendi sui massimi” – rende veramente difficile per un investitore resistere alle oscillazioni dei mercati. Ma ricorda: anche se sembra un consiglio di buon senso, in realtà può rivelarsi pericoloso, prima di tutto perché riuscire davvero a fare market timing è praticamente impossibile anche per i gestori più esperti. Inoltre, il suggerimento “compra alto, vendi basso” presume un atteggiamento da trader, mentre l’approccio più corretto se vuoi investire sui mercati azionari è ragionare sul lungo termine.
La morale resta quindi sempre la stessa: quando investi, è importante tenere bene a mente i tuoi obiettivi di lungo periodo, cercando per quanto possibile di non lasciarti confondere dal “rumore” e dalle oscillazioni momentanee.
Anche perché comprare azioni e obbligazioni quando “tutti gli altri” lo fanno e precipitarsi a vendere quando la tendenza del mercato è ribassista ti porta a mettere in atto l’esatto opposto della frase che abbiamo citato prima. Ovvero, comprare sui massimi e vendere sui minimi. Che sicuramente non è una strategia vincente, come potrebbe confermarti il tuo consulente finanziario. Al quale, anzi, sarebbe sempre bene che tu ti rivolgessi, per evitare di cadere nelle trappole che l’emotività spesso e volentieri ci tende e di fare quindi scelte che possono rivelarsi quantomeno avventate.
Il confronto con un consulente finanziario è in ogni caso essenziale per mettere a fuoco il proprio profilo di rischio e i propri bisogni e obiettivi, nell’ottica di una gestione dei risparmi personalizzata e, naturalmente, sempre ben diversificata.