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Cosa sai del portafoglio 60/40?

Con le performance delle Borse in ripresa nel 2023, la strategia d'investimento più famosa al mondo pare aver riguadagnato terreno: ecco cos’è e come funziona.

Per lungo tempo il portafoglio 60/40, costituito per il 60% da azioni e per il 40% da obbligazioni, ha furoreggiato. Il suo punto di forza? La correlazione negativa tra le due asset class. In altre parole, quando le azioni andavano male, le obbligazioni compensavano. E viceversa.

Poi è arrivato il 2022, che per questa strategia di investimento è stato l’“annus horribilis”, con perdite attorno al 16-17%. Nei primi mesi di quest’anno, però, le Borse mondiali hanno registrato una performance di tutto rispetto: il Nasdaq 100 è salito del 37,8% da inizio anno, sulla scia dei big tech e dell’AI, l’S&P 500 ha registrato un +14,3%, il Dax 30 tedesco ha riportato un +15,7% e il nostro FTSE MIB un +16,3% (dati al 20 giugno 2023).

Insomma, per chi ha un portafoglio 60/40 le cose sembrano migliorate. Il che ci offre lo spunto per vedere un po’ più nel dettaglio com’è strutturato un portafoglio 60/40 e come, in linea di massima, funziona.

Cosa sapere sul portafoglio 60/40

Come detto, la strategia 60/40 prevede la costruzione di portafogli allocati per il 60% in azioni e per il 40% in obbligazioni. Il mix 60/40 è studiato per garantire idealmente un rendimento costante nel tempo grazie al contributo delle azioni, contenendo al tempo stesso i rischi e la volatilità grazie alla componente obbligazionaria. Alla base di questa strategia c’è l’idea che tra le due asset class esista una correlazione inversa.

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L’idea di base è questa: è vero che ciclicamente tanto il mercato azionario quanto quello obbligazionario scendono, ma quasi mai lo fanno nello stesso momento. Così, la formula 60/40 è diventata la regola principe per la costruzione di portafogli bilanciati.

Ma si dice che il diavolo si nasconde nei dettagli. Nel nostro caso, il dettaglio è quel “quasi mai”.

Un 2022 difficile per il paradigma 60/40

In seguito all’impennata dell’inflazione, l’anno scorso le banche centrali di tutto il mondo hanno cominciato ad alzare i tassi di interesse, dopo quasi un decennio di denaro pressoché a costo zero.

Un aumento così repentino dei tassi ha fatto temere agli investitori che l’economia, USA ed europea, potesse finire in recessione. E il pessimismo degli operatori ha causato un calo nei mercati azionari. Per contro, siccome i prezzi delle obbligazioni si muovono nella direzione opposta ai tassi di interesse, anche il mercato obbligazionario ne ha risentito.

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E così, il potenziale di diversificazione offerto dal portafoglio 60/40 è venuto meno: azioni e obbligazioni sono entrate entrambe in territorio negativo. La correlazione, insomma, da negativa è diventata positiva.

Il 2023 ha segnato la ripartenza

Dall’inizio dell’anno, le migliori prospettive di crescita – certificate, pur con tutte le cautele e le dovute precisazioni, da enti sovranazionali come il Fondo Monetario, l’OCSE e la Banca Mondiale – hanno riportato in auge la correlazione negativa tra azioni e obbligazioni. In che modo? È presto detto: le notizie moderatamente positive sull’economia, che nella prima metà del 2023 ha mostrato una tenuta e una certa resilienza, hanno influenzato positivamente i corsi azionari, sostenuti anche dalle buone trimestrali finora pubblicate; per contro, proprio la tenuta dell’economia ha alimentato le attese di nuovi rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Su quindi i rendimenti delle nuove emissioni, giù i prezzi dei bond nei portafogli.

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Strategia 60/40: sì o no? Parlane con il tuo consulente

Insomma, il segreto del successo del portafoglio 60/40 sta nella sua semplicità. Tuttavia, come ti diciamo sempre, non c’è una strategia di investimento che vada bene per tutti e per tutte le stagioni. Per questo il nostro consiglio è come sempre quello di farti aiutare dal tuo consulente finanziario a costruire un portafoglio in linea con le tue esigenze, il tuo profilo e i tuoi specifici obiettivi.

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