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Cos’è la mappatura dei prodotti finanziari e perché tutela i risparmiatori?

Secondo la Consob è necessaria maggior chiarezza sulla mappatura dei prodotti finanziari. Ecco perché.

Prova a chiedere ai tuoi amici: ancora oggi, non tutti hanno presente cos’è il questionario MiFID, il “test” che i consulenti finanziari devono sottoporci periodicamente per valutazione la nostra situazione e la nostra propensione al rischio, in modo da consigliarci la soluzione più adatta al nostro profilo.

Ancor meno persone conoscono un altro elemento che risulta altrettanto importante nell’ambito delle scelte di investimento: la mappatura dei prodotti finanziari. Al tema la Consob ha dedicato recentemente un Quaderno giuridico dal titolo “La mappatura dei prodotti finanziari nella prospettiva della tutela del risparmiatore”.

Lo studio parte dal presupposto che per minimizzare i rischi di cosiddetto “misselling” (“vendita errata”) è necessario che la profilazione del cliente, realizzata tramite il questionario MiFID, sia accompagnata da un’adeguata mappatura dei prodotti finanziari. Di cosa si tratta precisamente? Vediamolo insieme.

Perché la mappatura dei prodotti è così importante?

Innanzitutto, bisogna ricordare che la mappatura dei prodotti finanziari è particolarmente importante perché costituisce la base per assicurare effettività ad alcune fra le più significative norme europee volte a rafforzare la tutela dell’investitore.

Già, perché una precisa identificazione del prodotto e delle sue caratteristiche economico-finanziarie e giuridiche (fra cui il grado di rischiosità) risulta necessaria, insieme alla profilatura dei clienti, per il corretto funzionamento sia delle regole di adeguatezza e di appropriatezza, le due architravi del sistema di protezione degli investitori, sia delle più recenti norme di “product governance” introdotte dalla direttiva MiFID II.

Cosa dice il documento della Consob?

La direttiva 2014/65/UE (MiFID II) sulla prestazione dei servizi di investimento ha introdotto una serie di presidi a tutela dei risparmiatori che acquistano strumenti finanziari attraverso intermediari abilitati. Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, ci sono ancora margini di miglioramento. Tra questi, rientrano alcuni temi legati alla mappatura dei prodotti finanziari.

Per esempio, secondo la Consob emergono forti criticità quando le imprese di investimento affidano i controlli sull’attività di profilatura dei prodotti a soggetti terzi senza adeguati presidi organizzativi.

Inoltre, ci sono incertezze sull’applicazione delle regole che disciplinano la mappatura dei prodotti finanziari, con il possibile effetto di una tutela poco omogenea dei risparmiatori all’interno dell’Unione Europea.

Il misselling e le “mappature opportunistiche”

La questione della profilatura dei prodotti è molto rilevante perché in alcuni casi il fenomeno del misselling, la vendita sbagliata, scaturisce da “mappature opportunistiche”, come le chiama la Consob. Cosa che accade quando gli intermediari attribuiscono ai prodotti finanziari un livello di rischio inferiore a quello effettivo. L’obiettivo di queste pratiche è quello di aumentare il numero di clienti che ottengono un esito positivo al test di adeguatezza, a cui devono essere sottoposti quando acquistano un prodotto. È chiaro che non è il top, in ottica di tutela dell’investitore.

Un altro problema legato al misselling è quello del “design” e dell’effettiva conoscenza dei prodotti immessi sul mercato da parte dei soggetti che compongono la filiera nelle sue varie articolazioni, dal produttore fino all’investitore.

MiFID II: i passi in avanti fatti e quelli da fare

Mentre la profilatura della clientela trova ormai ampio spazio nella normativa europea, non altrettanto può dirsi per la mappatura dei prodotti. Quest’ultima attività, infatti, è rimessa alla diligenza degli intermediari. Certo, la mappatura deve avvenire nel rispetto delle regole di condotta e dei principi fissati in termini generali dalla stessa MiFID. Tuttavia, nella direttiva non ci sono riferimenti disciplinari di maggior dettaglio e, dunque, non c’è una reale uniformità di classificazione e valutazione dei prodotti.

Ed è proprio questa lacuna ad avere suscitato l’attenzione della Consob, secondo cui l’impianto complessivo della MiFID II non sarebbe in grado di scongiurare in maniera adeguata il rischio del verificarsi di fenomeni di misselling a cui può andare incontro il risparmiatore retail. Fenomeni che minano la fiducia e, di conseguenza, riducono il livello di partecipazione degli investitori retail al mercato dei capitali.

Il consulente finanziario può fare la differenza

Anche in questo caso, il consulente finanziario bravo e competente può fare la differenza mettendosi al fianco dell’investitore e accompagnandolo passo dopo passo lungo tutto il percorso.

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