Che cos’è un ciclo economico?
I cicli economici si alternano in alti e bassi, con fasi in un ordine preciso: vediamo quali sono.
“Non può piovere per sempre”, diceva Eric Draven, protagonista del leggendario film “Il Corvo”, uscito nel 1994. E se è vero che un po’ di pioggia porterebbe solo sollievo al nostro clima afflitto dalla siccità, questa frase si applica molto bene all’attuale scenario economico. Come dire: prima o poi usciremo da questa fase difficile.
Ovunque si parla infatti di recessione imminente, tra inflazione in aumento, banche centrali che alzano i tassi e non pochi guai a livello geopolitico e sanitario, che continuano a provocare carenze e strozzature dell’offerta (vedi alla voce “energia”). Ma il punto è che, anche se la recessione effettivamente si verificasse, si tratterebbe soltanto di una naturale evoluzione dell’economia.
Sì, perché l’economia – un po’ come tutte le cose – ha i suoi alti e i suoi bassi, che tendenzialmente si susseguono in un ordine preciso. Nel dettaglio, l’economia “va su” quando il Prodotto Interno Lordo di un Paese o di un’area cresce, mentre “va giù” quando il PIL diminuisce. Stiamo parlando di quello che la teoria economica classica definisce “ciclo economico”. E delle sue fasi.
Le fasi del ciclo economico
Non tutti i cicli economici hanno la stessa durata e la stessa intensità ma, in generale, possiamo identificare quattro momenti ricorrenti.
- Espansione: sale la produzione, salgono gli investimenti delle aziende, sale anche l’occupazione. Aumentano quindi i consumi, e di conseguenza il PIL. Ma arriva un punto nel quale il tasso di crescita comincia a calare, rallentando fino ad attestarsi su un picco.
- Rallentamento: questo è il momento nel quale, in linea di massima, la domanda scende gradualmente per motivi endogeni o esogeni – una crisi finanziaria, l’esplosione di un conflitto, una pandemia, tanto per citare esempi che ti suoneranno familiari – portandosi pian piano dietro l’offerta e i prezzi, esplosi nel corso della fase precedente (e che fino a un certo punto, come abbiamo occasione di vedere tutti i giorni, riescono a resistere al rallentamento).
- Recessione: il raffreddamento della domanda produce nel tempo un eccesso di offerta, che finisce col raffreddare a sua volta produzione, investimenti aziendali e occupazione. Quando il Prodotto Interno Lordo registra una variazione congiunturale negativa (riporta cioè il segno meno rispetto al trimestre precedente) per due trimestri consecutivi, allora si parla di “recessione tecnica”. In presenza di recessione vera e propria, il segno meno del PIL riguarda il confronto del dato assoluto di un certo periodo rispetto allo stesso periodo dell’anno prima: è la cosiddetta “variazione tendenziale”.
- Ripresa: ma anche nella recessione si finisce, presto o tardi, col raggiungere un punto di svolta, magari perché il credito si fa più conveniente o perché lo sviluppo tecnologico porta a innovazioni in grado di provocare una sostanziale riorganizzazione dei settori industriali e la nascita di un nuovo modello di sviluppo. Rifanno così timidamente capolino investimenti aziendali, occupazione e, quindi, consumi. E si torna a una fase di espansione.
Come ti abbiamo accennato, la durata e l’intensità di queste fasi può variare anche in modo significativo. Nella storia si sono susseguiti momenti di recessione particolarmente gravi e prolungati – basti pensare alla famigerata Grande Depressione del 1929. Così come ci sono fasi nelle quali il PIL non sale e non scende, apparendo stagnante: la cosiddetta “stagnazione”.
Quanto dura un ciclo economico?
Diverse analisi statistiche condotte sui dati storici, tuttavia, hanno permesso di stabilire una durata media dei cicli, suddividendoli in brevi, medi e lunghi.
- I cicli brevi, o di Kitchin, hanno una durata media di poco più di tre anni (40 mesi per l’esattezza) e non necessariamente raggiungono la fase di depressione. Tipicamente sono associati a specifici settori in cui, per esempio, si verifica un cambio di preferenze dei consumatori ma le aziende non sono allineate (il che porta a inefficienze nei processi produttivi).
- I cicli medi, o di Juglar, hanno una durata media di 8-10 anni. Si distinguono per la presenza di espansioni e crisi cicliche. Si potrebbero definire come una successione di cicli economici brevi al termine dei quali il mercato non riesce a “risollevarsi” completamente. Non è raro che si concludano con una crisi strutturale con impatti significativi su tutte le aree economiche.
- I cicli lunghi, o di Kondratieff, hanno una durata di circa 50-60 anni. Durante l’espansione, le ascese sono più prolungate e più forti, le crisi sono più leggere e le recessioni più corte; ma durante la depressione i movimenti di ripresa sono deboli e brevi, risultando in crisi sempre più forti e recessioni prolungate. Fino a raggiungere quel grado di depressioni economiche generali che nelle economie contemporanee si traduce tipicamente in cali economici di scala globale.
A che punto è l’economia europea?
Lo abbiamo detto, la situazione non è delle migliori per l’economia del Vecchio Continente – e del resto la stessa BCE ha messo in conto una possibile recessione come “effetto indesiderato” della necessaria lotta all’inflazione. Ma per essere più precisi riguardo la fase del ciclo economico in cui ci troviamo, Eurostat ha messo a punto uno strumento ad hoc, il Business Cycle Clock.
Si tratta di un grafico a forma di orologio che mostra le diverse fasi del ciclo economico dell’area euro e – come si legge sul sito di Eurostat – “rappresenta la sequenza empiricamente osservata dei punti di svolta dei cicli economici, di crescita e di accelerazione”.
Ebbene, a settembre 2022 il Business Clock segna l’ora del rallentamento che precede la recessione per la zona euro. Siamo dunque all’inizio della fase discendente. Alla quale, storicamente, ha sempre fatto seguito una risalita. Per saperne di più – e per capire come puoi di conseguenza posizionare il tuo portafoglio d’investimento – sai già cosa devi fare: confrontarti con il tuo Financial Coach.