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Adamo, Eva, gli investimenti e il self attribution bias

Quando si tratta di attribuire i meriti e le colpe di scelte giuste o sbagliate, non siamo obiettivi come ci piace credere: alla scoperta del bias dell’auto-attribuzione

Magari sei credente, magari no, ma tieni conto che vogliamo solo farti una domanda di cultura generale: sai cosa indusse il Signore a cacciare Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre? Libro della Genesi (che è il primo libro della Torah ebraica e il primo dell’Antico Testamento dei cristiani): nel giardino c’era un solo albero chenon avrebbero dovuto sfiorare. Invece colsero la mela e, convinti dal serpente, la mangiarono disobbedendo al Creatore.

Colpa di Eva, sedotta dal serpente? Colpa di Adamo, che si è lasciato convincere? O colpa dell’infido serpente? Senza addentrarci in una dissertazione di natura teologica,possiamo dirti che un “complesso di colpa di Adamo ed Eva” esiste anche in finanza. Si manifesta, in pratica, quando dobbiamo decidere a chi attribuire il merito dei nostri successi e/o il demerito degli insuccessi che possono aver luogo a valle delle nostre scelte di investimento. Ne hai mai sentito parlare? Forse sì, se sei già incappato nel cosiddetto “self attribution bias”.

Il successo a me: come funziona il self attribution bias

Il bias dell’auto-attribuzione si colloca di diritto fra le varie distorsioni cognitive di cui gli investitori cadono spesso vittime. In pratica, consiste nella tendenza ad attribuire a se stessi il merito di quelle scelte finanziarie che si rivelano azzeccate. Dimenticandosi del tutto della strategia di cui in realtà esse sono frutto.

Complimentandosi vivamente con se stesso, in questo modo l’investitore compie due passi falsi:

  • tiene conto soltanto del risultato di un investimento, rimuovendo completamente dalla sua testa il fatto che dietro c’è una precisa strategia;
  • così facendo, inciampa in un’altra trappola mentale, che è quella dell’illusione del controllo.

Per correggere queste sviste, che possono avere conseguenze anche importanti, non devi mai perdere di vista il fatto che ogni risultato è un traguardo, che si raggiunge attraverso un percorso. E questo percorso è, appunto, la strategia.

Raggiungere il traguardo è una bella cosa, certo: ma per valutare quanto si sia stati bravi ed efficienti nell’arrivarci, dobbiamo tener conto del percorso che abbiamo scelto di seguire. Un percorso che tipicamente, negli investimenti, può essere utile pianificare con la consulenza di un esperto di fiducia. In quel caso il merito sarà di entrambi (oltre che alla società che ha messo a punto il fondo, attivo o passivo, di cui hai eventualmente sottoscritto le quote con la guida e l’affiancamento del tuo consulente).

Rendersi consapevoli che si tratta di un gioco di squadra ci risparmia dalla seconda trappola, che è appunto quella dell’illusione del controllo.

In cosa consiste il bias dell’illusione del controllo?

Guadagnare – anche tanto, magari – ci illude di essere abilissimi trader. Il che ci fa credere di poter tenere testa al mercato, se non addirittura di poterlo piegare alla nostra volontà. E ciò è vero solamente per pochi, grandi patrimoni: o sei Warren Buffett oppure ti conviene abbandonare questa illusione, che pure può fare molto male al tuo portafoglio.

Il rovescio della medaglia: e se invece sbagliamo?

In questo caso, tendiamo ad attribuire ad altri la colpa del risultato deludente. C’è sempre una “speculazione” in corso contro cui puntare il dito, o “poteri forti” che remano contro. È sempre colpa delle materie prime in rialzo “perché conviene a qualcuno”, dell’emergenza Covid-19 “esagerata ad arte”, dell’imprevedibile precipitare della situazione internazionale a causa “dei soliti noti”.

Insomma, di dritto o di rovescio, non è mai colpa dell’investitore, che ha deciso di procedere con un certo tipo di investimento o con un altro, lasciandosi magari prendere la mano dall’entusiasmo per un asset (cripto, forse?) e diversificando poco.

Adamo incolpa Eva, che incolpa il serpente

Così come Adamo incolpò Eva, che a sua volta incolpò il serpente, allo stesso modo chi perde denaro in Borsa troverà sempre qualcuno da incolpare per il proprio insuccesso. E la ragione è semplice: ammettere di avere delle responsabilità e di aver commesso un errore ci fa stare male. E a noi non piace stare male (ovviamente).

Come evitare di cadere nella trappola cognitiva?

Puoi ridurre i rischi che questo succeda:

  • costruendo un portafoglio d’investimento adeguatamente diversificato, in modo che, anche se il titolo A perde, le performance dei titoli B e C ti consentano di contenere la perdita complessiva;
  • confrontandoti con un consulente finanziario serio e preparato.

Il supporto di un consulente finanziario può consentirti di definire con chiarezza il tuo profilo, la tua propensione al rischio, i tuoi bisogni e obiettivi. Alla luce di questo, tu e il tuo consulente potete definire un percorso – una strategia – con tanto di regole e punti fermi per evitare di essere presi alla sprovvista dagli eventi e dalle trappole mentali, finendo così con l’agire in modo confuso e irrazionale. Una sorta di “libretto delle istruzioni”, insomma, al quale attenersi rigorosamente. Accada quel che accada.

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