3 min

Pellet: il riscaldamento che conviene e riduce le emissioni

Oggi in Italia un quarto delle famiglie riscalda la propria abitazione usando biomassa vegetale, con 500mila caldaie e 11 milioni di apparecchi domestici, e non si tratta soltanto dell’Italia rurale e montana e delle aree interne. Per fare un esempio, un intero condominio in pieno centro a Milano ha sostituito la vecchia caldaia a gasolio con due generatori con efficienza tecnologica a cinque stelle KWB Pelletfire da 135 kW.
Il riscaldamento da fonti vegetali come il legno ha vissuto un turbinoso processo di innovazione tecnologica, che ha fatto abbassare sensibilmente sia i costi che le emissioni. Lo stesso condominio milanese usato come esempio vedrà il proprio investimento assorbito in una decina di anni, con i costi per il riscaldamento ridotti da 34.757 a 18.700 euro all’anno, per un risparmio del 47%. Sempre più persone stanno apprezzando il pellet, un biocombustibile fatto da piccoli cilindri di legno pressati, di diametro inferiore ai dieci centimetri, leggeri e facili da trasportare, prodotti principalmente dagli scarti della lavorazione nelle segherie. In Italia oggi si consumano 16,1 milioni di tonnellate di legna da ardere e 3,3 milioni di tonnellate di pellet.

Basse emissioni, alto rendimento. L’innovazione tecnologica delle stufe e delle caldaie a pellet è stata decisiva nel ridurre il principale problema del riscaldamento a legna tradizionale: le emissioni di sostanze nocive a causa della cattiva combustione dei camini e delle vecchie stufe, che producevano quella sostanza che chiamiamo fuliggine, il particolato fatto di carbonio, sostanze catramose e inorganiche. Una vecchia stufa a legna produce dai 400 ai 500 milligrammi di queste polveri al metro cubo. Con un apparecchio moderno si scende a 20/30 milligrammi al metro cubo, non più di un kg di cenere all’anno. Per incoraggiare la transizione energetica, esiste anche uno schema di incentivi pubblici, destinato a chi vuole rottamare una vecchia stufa per passare a un apparecchio più moderno. L’ammontare dell’incentivo, dal 40% al 60% del costo sostenuto, non è in base al valore del nuovo impianto ma segue le fasce climatiche in cui è suddivisa l’Italia, si calcola quindi in base all’utilizzo previsto. Il principale punto di forza è però la riduzione dei costi per chi preferisce il pellet al gasolio o al metano. Due chili di pellet generano lo stesso calore di un litro di gasolio o di un metro cubo di metano: i costi sono di circa 0,5 euro per il pellet, 1 euro per il metano e 1,5 euro per il gasolio.

La scelta: stufa o caldaia. Il pellet può entrare nella vostra abitazione con due tipi di impianti. La prima tipologia sono gli apparecchi domestici: le termostufe. Non richiedono nessun tipo di intervento particolare, si possono installare semplicemente in una stanza della casa (di solito l’ambiente ideale è il soggiorno) ed emettono calore sufficiente a riscaldare uno o due ambienti, a seconda delle loro dimensioni. Devo essere ricaricati frequentemente e a mano, il pellet arriva a casa in un sacchetto da caricare nella stufa, senza margini di errore per l’utente finale, standardizzato e facile da usare. Di solito queste stufe possono essere integrate con impianti a gasolio o metano autonomi, da accendere a quel punto soltanto nelle giornate più fredde dell’anno. La seconda tipologia di impianti, invece, sono le caldaie, che sostituiscono del tutto gli impianti a gasolio e a metano. Rispetto alle stufe da soggiorno, questi impianti hanno un costo iniziale più elevato ma sono anche più comodi, una caldaia di questo tipo può essere ricaricata anche solo una o due volte l’anno. L’unica condizione è la necessità di un ambiente separato della casa o del palazzo per installare la caldaia, che funga da locale termico. Sia le stufe che le caldaie a pellet di nuova generazione possono inoltre essere integrate nei sistemi digitali di domotica, per essere controllate e avviate attraverso un’app sullo smartphone.

Tu come riscaldi casa tua? Hai mai preso in considerazione il pellet? Raccontacelo nei commenti.


Disclaimer
VoceArancio è un periodico registrato al Tribunale di Milano, n.315 del 20/05/2008. Proprietario ed editore: ING Bank N.V. Milan Branch - V.le F. Testi, 250. Direttore responsabile: Elisa Pavan.