States of Fragility: le crisi del mondo in un report
Il conflitto in Ucraina, la pandemia e il cambiamento climatico sono le crisi che affliggono il mondo nel 2022. E pesano specialmente sui contesti più fragili.
In questo 2022 che si avvia a conclusione sono almeno tre le macro sfide che il mondo si trova ad affrontare. C’è sicuramente l’invasione russa in Ucraina, con tutte le conseguenze sociali, umanitarie ed economiche che si porta dietro, ma anche la pandemia di coronavirus, non ancora sopita, e gli impatti sempre più devastanti del cambiamento climatico.
Tutti eventi che minacciano le prospettive collettive di prosperità e pace. E che risultano particolarmente pesanti per i contesti più fragili. Quali sono? Si tratta in tutto di 60 Stati, territori e località censiti dall’Ocse nella quinta edizione del suo rapporto States of Fragility, che nel 2022 rappresentano il 23% della popolazione mondiale, ma ben il 73% delle persone che vivono in condizioni di estrema povertà. Ed entro il 2030, segnala Ocse, quest’ultima quota salirà intorno all’86% alla popolazione più povera su scala globale, anche senza considerare del tutto gli effetti del conflitto ancora in corso in Ucraina.
Cosa si intende per “fragilità”?
Il concetto di fragilità, per come lo intende l’Ocse, è frutto della combinazione di due fattori:
- esposizione a un determinato rischio (sia esso economico, ambientale, sociale o politico);
- incapacità – da parte dello Stato, del sistema o della comunità – di gestirlo, assorbirlo o mitigarlo.
La “fragilità” di cui si parla nel report si declina a sua volta in sei dimensioni: economica, ambientale, politica, di sicurezza, sociale e umana (quest’ultima è stata aggiunta nel 2022 per riflettere l’importanza di investire nel benessere delle persone).
“Siamo in un’era caratterizzata da molteplici crisi, shock e incertezze”, scrive l’Ocse nel suo rapporto, in cui sottolinea la situazione di maggiore disagio in cui versano i contesti più fragili. Per esempio, solo una persona su tre nei luoghi fragili ha ricevuto vaccini contro il Covid, rispetto a tre su quattro nei 38 Paesi Ocse relativamente ricchi. Non solo. I 60 Stati fragili rappresentano appena il 4% delle emissioni globali, ma “soffrono maggiormente il peso dei disastri naturali legati al clima”.
Per fare nomi e cognomi, i cinque Paesi più fragili dell’edizione 2022 sono Somalia, Sud Sudan, Afghanistan, Yemen e Repubblica Centrafricana, mentre tre Paesi (Benin, Timor Est e Turkmenistan) sono stati aggiunti quest’anno alla lista e nessuno è stato rimosso.
Tre linee di azione da seguire
Che fare per contrastare l’impatto delle crisi nei Paesi più fragili? L’Ocse delinea tre strategie – che definisce “ambizioni” – volte a migliorare l’efficacia della cooperazione nei contesti più fragili.
- Adottare un approccio multidimensionale nell’affrontare la fragilità alle sue radici.
- Promuovere un’azione collettiva nei finanziamenti, nella definizione delle politiche e nella programmazione di azioni per sostenere i contesti più fragili.
- Colmare il divario tra sviluppo e pace, anche attraverso un impegno sulle questioni legate alla fragilità economica.
Fragilità ed economia: cosa fare?
A proposito di fragilità ed economia. Dal momento che shock e conflitti possono scaturire da fattori economici, la costruzione della resilienza economica rimane un obiettivo politico prioritario nel contrasto alla fragilità, come si legge nel report dell’Ocse. Ma i contesti fragili continuano ad attrarre meno investimenti privati rispetto ad altri Paesi in via di sviluppo e hanno più difficoltà a sviluppare un settore privato nazionale. È necessario dunque esplorare nuove soluzioni di cooperazione per lo sviluppo, proprio per intervenire sulla dimensione economica della fragilità.
C’è un punto in particolare sul quale l’Ocse mette l’accento nel suo report.
“L’adozione di strategie anti-fragilità da parte delle istituzioni finanziarie internazionali è una tendenza recente e incoraggiante. Allo stesso modo, alcuni processi di pace, per esempio nello Yemen, stanno dando luogo allo sviluppo di un percorso economico”.
Non solo. È importante aumentare e adattare meglio le azioni legate al clima e alla tutela dell’ambiente in contesti fragili in termini di programmazione, strumenti e preparazione agli shock. Allo stesso modo, è importante promuovere un migliore dialogo tra gli attori dello sviluppo, della pace e della sicurezza.
Quale lezione possiamo portare a casa?
Fin qui il contenuto dell’ultimo rapporto Ocse sui contesti fragili. Ma perché dovrebbe interessare a te che intendi investire sui mercati finanziari? Perché può aiutarti a farti un’idea sull’impatto che le crisi possono avere su tutta una serie di economie. E a capire come siano diverse le dimensioni che concorrono a creare situazioni di instabilità, e che dunque vanno considerate prima di compiere scelte di investimento. Tutte valutazioni che puoi sempre fare con il supporto del tuo Financial Coach.