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Slowbalization o newbalization: che futuro ci aspetta?

In realtà la globalizzazione esiste ancora, ma sta cambiando volto: vediamo perché.

Il mondo globalizzato che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi decenni sta cambiando volto. Ma siamo davvero di fronte alla fine della globalizzazione? In parte sì, ci dicono gli esperti. Ciò però cui andiamo incontro non è un ritorno al passato.

Per questo, più che di “de-globalizzazione”, si parla oggi di un rallentamento della tendenza alla globalizzazione – il Fondo Monetario Internazionale ha coniato il termine “slowbalization” – e di un suo rinnovamento in chiave tecnologica. Giusto per complicare un po’ la faccenda, c’è chi parla in questo caso di “newbalization”.

Dal mondo globalizzato alla deglobalizzazione

Ma procediamo con ordine. Negli ultimi 30 anni – a partire dal secondo Dopoguerra – il mondo è diventato sempre più interconnesso: i flussi internazionali di merci, servizi e capitali sono aumentati progressivamente, i viaggi aerei a buon mercato hanno consentito una mobilità delle persone mai vista prima e i rapporti tra Paesi sono migliorati.

Non solo: la manodopera a basso costo nei Paesi asiatici in via di sviluppo ha reso accessibili a milioni di famiglie automobili e televisori, vestiti e condizionatori, abbattendo le differenze tra classi sociali. E l’avvento di Internet ha “accorciato” ulteriormente le distanze geografiche.

Tuttavia, ultimamente – diciamo, a partire dalla crisi finanziaria del 2008 – il mondo globalizzato ha iniziato a mostrare il rovescio della medaglia: il progressivo aumento del potere d’acquisto nei Paesi Emergenti ha smorzato l’effetto della manodopera a basso costo, la rinascita di movimenti nazionalisti populisti ha accentuato una rifocalizzazione entro i confini e i rapporti sempre più tesi tra USA e Cina hanno portato a una divisione tra Occidente e Oriente. Una tendenza che è deflagrata con lo scoppio della pandemia di Covid e con i successivi conflitti geopolitici.

Due eventi che, in modi diversi, hanno messo in luce tutti gli svantaggi di un’eccessiva interdipendenza economica tra Paesi: ricordi l’interruzione delle catene di approvvigionamento durante il rigido lockdown cinese? O i problemi con le forniture di gas nei primi mesi del conflitto tra Russia e Ucraina?

Slowbalization e newbalization: di cosa stiamo parlando?

Così, il mondo ha messo in atto una virata in chiave protezionistica: dall’Europa agli USA fino alla Cina, tutte le maggiori potenze mondiali stanno ritarando le loro politiche commerciali in chiave restrittiva, cercando di accorciare le catene di approvvigionamento e di rendersi il più possibile “indipendenti”.

Molti analisti hanno parlato, in un primo momento, di fine della globalizzazione e di “de-globalizzazione”. Successivamente, ci si è resi conto però che quello a cui stiamo assistendo è più un rallentamento della globalizzazione – una “slowbalization”, appunto – caratterizzato da una frenata del ritmo delle riforme e degli accordi commerciali e da una maggior cautela nell’ambito del commercio internazionale.

Non solo. In realtà, se da una parte le esportazioni e le importazioni di prodotti “tradizionali” – misura emblematica della globalizzazione – sono in calo, quelle dei servizi digitali, come i flussi di dati, stanno invece registrando un incremento.

Insomma, la globalizzazione non sta scomparendo, ma si sta indubbiamente trasformando, coinvolta anch’essa nel Megatrend tecnologico in atto.

Prepararsi al futuro della nuova globalizzazione

È chiaro che la trasformazione in atto porta con sé interessanti opportunità di investimento, non sempre evidenti a chiunque: vanno ricercate e individuate con competenza e professionalità. Ecco perché, anche in questo caso, per approfondire e capire di più, puoi rivolgerti come sempre al tuo Financial Coach.

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