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La trappola della disinformazione: come evitare fake news e information bias?

La disinformazione è un rischio concreto, come ha sottolineato di recente il World Economic Forum. Per chi investe, può arrivare dall’esterno, sotto forma di fake news, o dall’interno, nelle vesti di insidiosi bias cognitivi.

Nell’epoca delle informazioni che circolano in tempo reale, diventa sempre più cruciale affrontare il problema della disinformazione o misinformazione (le informazioni marcatamente false, poco accurate o inattendibili). Non a caso, il World Economic Forum indica questo fenomeno come uno dei più grossi rischi globali a breve termine.

Quest’anno, segnala il WEF parlando di disinformazione, ci saranno due appuntamenti elettorali importantissimi come le elezioni europee a giugno e la corsa alla Casa Bianca a novembre. E, già in occasioni di altre elezioni americane recenti, si è parlato di come la circolazione di fake news, magari con lo zampino di potenze straniere, possa arrivare a condizionare l’esito del voto. Non solo.

Anche i conflitti moderni - come si è visto negli ultimi anni - non avvengono solo a livello militare, ma anche nel campo delle narrazioni che poi vengono date in pasto al giudizio della comunità internazionale.

Le difficoltà a verificare l’attendibilità di una notizia

In un contesto di questo tipo, quindi, diventa fondamentale fare attenzione alla validità delle informazioni a cui accediamo. Anche nel mondo degli investimenti. Ma non è semplice farlo. Tanto è vero che persino le ricerche online potrebbero non bastare nell’intento. Al contrario.

Cercare risposte sul web potrebbe perfino risultare controproducente – basti pensare a tutti i sedicenti “guru” che puoi trovare online: soggetti che si professano esperti dei temi più disparati senza avere reali competenze, promettendo facili guadagni e soluzioni miracolose e sfruttando il potere dei social media per attrarre risparmiatori inesperti in cerca di consigli finanziari o di opportunità di investimento.

Uno studio sul tema delle ricerche di informazioni online - pubblicato su Nature e condotto da Kevin Aslett, dell’Università della Florida - ha coinvolto circa 3.000 volontari, divisi in due gruppi, che dovevano valutare la correttezza di alcune notizie uscite nelle ultime 48 ore. Ma solo uno dei due gruppi aveva accesso ai motori di ricerca. Ebbene, è risultato che a credere di più alle notizie false erano proprio quelli che avevano fatto ricerche, poiché vagando in rete c’è il rischio di imbattersi in siti che corroborano le notizie in arrivo da fonti di bassa qualità.

A questa trappola non sfuggono nemmeno i programmi di intelligenza artificiale come ChatGPT che, basando il loro sapere proprio sulle informazioni reperite in rete, finiscono potenzialmente per amplificare la diffusione di notizie false.

Bias cognitivi: quando il nemico dei nostri investimenti siamo noi stessi

Talvolta, però, la disinformazione non arriva dall’esterno. Perché siamo noi stessi a distorcere – più o meno consapevolmente - le informazioni che riceviamo. Stiamo parlando del cosiddetto “information bias”, che si verifica quando registriamo i dati ottenuti in modo non corretto, tanto che essi non rispecchiano più la verità sottostante in modo accurato. Questo bias può essere il risultato di un errore nella raccolta dei dati o nel processo di elaborazione dell’informazione, ma può anche derivare da una tendenza inconscia a filtrare le informazioni in modo che rispondano alle nostre esigenze o si conformino a convinzioni pre-esistenti.

Ognuno di noi infatti, magari senza saperlo, ha il suo bagaglio di pregiudizi che possono influenzare le decisioni (anche negli investimenti). Due esempi tipici di information bias che possono influenzare le decisioni di investimento?

  • Uno è il cosiddetto bias di conferma, che ci fa ritenere più affidabili informazioni (notizie, tweet o dati provenienti da contenuti social) che “ci danno ragione”, nel senso che non contrastano con le nostre nozioni preconcette.
  • L’altro è il recency bias, ossia il procedimento mentale per cui si arriva a dare maggiore peso agli eventi più recenti rispetto a quelli storici. Per calare l’esempio in ambito finanziario: il recency bias ci porterà a credere come un titolo che ha corso molto in tempi recenti possa continuare a correre in futuro, ignorando eventuali altri segnali del mercato che potrebbero indurci a credere il contrario.

Chiari esempi di pregiudizi cognitivi sono anche l’avversione alle perdite o l’eccessiva fiducia in un contesto di mercato, un’azione o un’obbligazione. Inutile aggiungere che tanto il bias di conferma quanto il recency bias, o gli altri citati, sono chiari esempi di nemici giurati del nostro capitale nel campo degli investimenti.

I trucchi per evitare brutte sorprese

Ma allora come puoi fare per evitare di rimanere “vittima” di informazioni false (che circolano online) o distorte (a causa dei bias cognitivi)? In entrambi i casi, è importante seguire tre regole, che vediamo qui di seguito.

  • Diversifica sempre le fonti d’informazione per avere punti di vista diversi, selezionando i più autorevoli, e poi fatti una tua opinione (che, in materia di investimenti, sarà il tuo punto di partenza per confrontarti costruttivamente con un esperto).
  • Non farti travolgere dall’emotività, per quanto un’oscillazione di mercato possa essere negativa o positiva. Il trucco è affidarsi ad analisi serie, che analizzino a fondo i trend di mercato in un’ottica di lungo termine e senza andare appresso a tendenze di breve periodo.
  • Chiarisci i tuoi obiettivi (arrivare a comprare una casa, per esempio, o mettere da parte abbastanza denaro per far studiare i figli) e il livello di rischio che sei disposto a sopportare e, solo in seguito, orientare le tue scelte di investimento.

Un processo che puoi impostare con la guida di un Financial Coach, un professionista esperto di tematiche finanziarie in grado di valutare con distacco e misura le notizie sul mercato. Insomma, una fonte di alta qualità di cui hai bisogno. Inoltre, l’approccio d’investimento basato sugli obiettivi e lo sviluppo di un rapporto personale e di reciproca conoscenza, possono fruttare risultati inattesi.

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