Hai mai sentito parlare di survivorship bias?
È la tendenza a considerare solo i casi di successo, ignorando i fallimenti che li hanno preceduti: il rischio è di lasciarti “abbagliare” da attese poco realistiche.
Dietro ogni successo si nascondono potenzialmente tanti tentativi fallimentari. Ma noi tendiamo a non considerarli, concentrando lo sguardo solo su ciò che brilla. Tutta colpa del “survivorship bias”, una delle tante distorsioni cognitive che influenzano il nostro processo decisionale, anche negli investimenti.
Il matematico Wald e i buchi di proiettile mancanti
A questa particolare trappola cognitiva viene spesso associato il nome di Abraham Wald, un matematico ungherese che, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, riuscì a migliorare il tasso di sopravvivenza dei caccia statunitensi che andavano in missione in Europa grazie alla sua teoria dei “buchi di proiettile mancanti”.
In estrema sintesi, gli ufficiali dell’esercito volevano proteggere meglio gli aerei degli Alleati realizzando delle armature aggiuntive. Ma dato che il peso di queste armature influiva negativamente sulle performance dei velivoli, bisognava trovare i punti strategici da proteggere, per evitare di appesantirli troppo.
Inizialmente si analizzarono gli aerei che tornavano dalle missioni e si pensò di montare le armature aggiuntive nelle parti che, statisticamente, presentavano il maggior numero di fori di proiettile – che nel caso specifico erano le fusoliere. Ma Wald ebbe un’intuizione che si rivelò vincente: la parte da proteggere era il motore, cioè la parte che, statisticamente, era la meno danneggiata sugli aerei che facevano ritorno alla base. Il motivo è presto detto: negli aerei analizzati il motore era intatto perché gli aerei che venivano colpiti al motore non tornavano affatto, venivano abbattuti.
Ecco spiegato il “bias della sopravvivenza”: analizzare solo gli aerei “sopravvissuti”, senza considerare quelli che non facevano ritorno alla base, portava a una soluzione errata.
Nel mondo degli investimenti la situazione è diversa, tanto per cominciare perché in gioco ci sono i tuoi risparmi e non la vita di piloti. Ma il survivorship bias colpisce ugualmente: analizzando solo le storie di successo, infatti, potresti avere aspettative non realistiche sui rendimenti attesi di un investimento e prendere decisioni basate su informazioni distorte.
L’esempio del settore tech, tra successi e fallimenti
Facciamo un esempio concreto: a quali aziende pensi se parliamo di settore tecnologico? Probabilmente i primi nomi che affiorano alla tua mente sono quelli di colossi come Apple, Microsoft, Google e Amazon: tutte storie di successo, che oggi rappresentano l’emblema di un settore in ascesa, in grado di trainare l’intero indice azionario statunitense.
Ma ti sei mai fermato a pensare che, dietro a queste storie di successo, ci sono innumerevoli startup tecnologiche che faticano a sopravvivere o che, semplicemente, non ce l’hanno fatta? Ebbene, considerare anche le storie di fallimento potrebbe aiutarti a inquadrare meglio i rischi di un settore dove non è tutto oro quello che luccica, consentendoti decisioni di investimento più consapevoli e informate.
Come proteggerti? Diversificazione e consapevolezza
Quello del tech era solo un esempio, ma il discorso si applica a tutto il mondo degli investimenti. Come proteggerti, allora, dal survivorship bias? Come per tutte le distorsioni cognitive che abbiamo analizzato insieme, anche in questo caso “conoscere il nemico” è già un primo passo verso un processo decisionale più consapevole.
Inoltre, un aiuto importante può arrivare da una attenta diversificazione dei tuoi investimenti su più settori, asset class, aree geografiche e scadenze.
Come ti diciamo spesso, infatti, distribuire le possibili fonti di rischio è molto utile per ridurne l’eventuale impatto. Di questo e di molto altro puoi sempre parlare con il tuo Financial Coach.